Marghera (Ve), Spazio Aereo.
A distanza di tre giorni dal live di Prurient a Codalunga (Vittorio Veneto), ci ritroviamo con Dominick Fernow qualche chilometro più a sud, a Marghera (VE), per ascoltare un’altra delle incarnazioni del rumorista di New York. Interessante il modo in cui i musicisti che si esibiscono a questo evento siano connessi fra di loro: Silent Servant (nome in codice del californiano Juan Mendez) ha fatto uscire il suo unico, atmosferico album Negative Fascination per la Hospital Productions, etichetta – appunto – di Dominick “Prurient” Fernow aka Vatican Shadow (lo troviamo anche nella black metal band Ash Pool ed è stato nei “coldwavers” Cold Cave). L’Ombra Vaticana a sua volta è uno degli amici più stretti dell’ideatore di Codalunga, Nico Vascellari, con il quale ha appena passato cinque mesi in Italia per collaborazioni artistiche e musicali.
A incuriosirci non è solo la line-up. L’evento si svolge in un posto – inaugurato pochi giorni prima – all’interno del parco scientifico tecnologico di Venezia: lo Spazio Aereo. Un concerto post-industriale, in un complesso industriale in Via delle industrie 25. Arrivarci è semplice, il clima costringe a stare al chiuso ma riconosciamo qualche temerario amante del fumo fuori dal posto, il che ci permette una veloce identificazione della venue. Tessera Arci. 12 euro. Siamo dentro. La location è pazzesca, entrando ti si apre il cuore quando capisci che qualcuno ha effettivamente avuto voglia di creare un luogo ad hoc dove vedere concerti. Si tratta di un enorme salone, molto slanciato, insonorizzato con allestimento minimal, di notevole eleganza. Subito l’occhio va verso il palco: altezza giusta, sui 60 cm. Impianto degno di ciò che andremo a sentire in serata, forse messo un po’ troppo avanti, il che penalizza gli amanti delle prime file. Luce soffusa, birra, il luogo si riempie, tempo pochi minuti e la serata potrà cominciare.
Il primo è Vatican Shadow. Purtroppo la compagnia aerea che l’ha portato qui ha smarrito la sua valigetta, quella con varie pedaline e generatori che componevano la strumentazione, quindi questo sarà un set per Mac. Dominick, inoltre, non è in ottima salute, ma nonostante le problematiche non rinuncia al suo obiettivo. Avevamo già visto Vatican Shadow a Codalunga un anno fa e si era dimostrato molto diverso. Mentre nell’atelier di Vittorio Veneto l’impostazione era decisa, violenta e intensa, qui si è rivelata rarefatta, silenziosa e un po’ timida. C’è da dire che Fernow si è saputo salvare benissimo anche senza i suoi strumenti, facendo un set lungo, presentando soprattutto pezzi nuovi, non ancora usciti, e basati più su toni ambient che noise (come eravamo abituati ad ascoltare sui precedenti dischi), mantenendo comunque quel beat di base che distingue questo dagli altri suoi progetti. Il battito costante ci mette in movimento, l’acustica è ottima, l’impianto dimostra la sua efficienza, il live dura ma non ce ne accorgiamo, ci muoviamo a tempo e ci lasciamo trascinare.
Pausa di un quarto d’ora e si riaprono le danze con Silent Servant, nome che in particolare nel corso dell’ultimo anno si è fatto notare. La composizione del palco è cambiata, Mendez è inserito in uno spiraglio fra due schermi bianchi, che si aggiungono al grande pannello posteriore per le proiezioni, il live, infatti, diventa un tutt’uno fra musica e video. Dal momento in cui l’artista sale sul palco, delle immagini in bianco e nero sfrecciano a tempo di musica, accompagnando gli animi – quasi da subito caldi – degli spettatori. Lo spettacolo audiovisivo è impressionante, l’acustica eccezionale, la presenza del musicista attiva: un elemento che colpisce, infatti, è il modo in cui viene proposto il set, cioè suonato e cantato, fatto non banale in questo tipo di concerti. Tutti sembrano divertirsi, anche lui. Una pecca c’è: come per Vatican Shadow, quanto proposto è stato molto diverso dal concerto che ci si aspettava. Se nel caso del proprietario della Hospital Productions si è trattato di motivi logistici, in quello del musicista di Los Angeles sembra sia stata la voglia di cavalcare l’onda a spingere al cambiamento. L’originalissimo full length è stato qui stravolto e appiattito da un sound – anche troppo riuscito – derivante dalla nuova techno anni Dieci. Di recente molti esponenti delle scene più rumoriste si stanno spostando verso ambienti più ritmati, e questo va bene, ma ciò che rendeva interessante Negative Fascination qui viene rimpiazzato da un beat minimal, come accade per “Moral Divide (Endless)“, fin troppo tamarra: 90 bpm che tutto hanno da invidiare a quei tempi alternati e atmosferici che formavano le canzoni dell’album. I gruppi che surfano su questo trend sono svariati, ma pochi rimangono sulla tavola con stile: di certo Silent Servant è uno di quei pochi. Il set proposto è intrigante e impeccabile, ma è anche frutto di una scelta troppo comodea.
Altro quarto d’ora. Niente danze. Infatti è il turno del nostro connazionale Nico Vascellari, artista di fama internazionale (da pochi mesi ha finito una collaborazione che lo vedeva impegnato al fianco di Marina Abramović) e musicista degli esaltanti Niños Du Brasil (ma anche With Love, Lago Morto, Bus De La Lum, Der Weze, WW, Jesus…). Stasera ci presenta una vera e propria performance, concettualmente molto curiosa. Nico infatti realizza una “scultura sonora” utilizzando lo spazio, i rumori e il tempo circostante, imprimendo tutti i suoni che vengono prodotti durante la serata su 2 nastri che, ogni 4 minuti circa, si sovraincidono senza cancellare la parte precedentemente registrata, ma accumulando via via informazioni: il risultato è un harsh noise wall molto delicato, con una struttura compatta, resa dinamica dalle modifiche tramite distorsori e mixer. Nico si mette di schiena, in un set molto semplice e molto corto, venti minuti circa, ma abbastanza concreto da rendere comprensibile il disegno generale dell’operazione: quello di Vascellari è un eco della serata, una riscoperta di ciò che è stato, ma riproposto disturbato, imprigionato, morto. Forse si parla dell’unica performance andata del tutto come speravo sarebbe dovuta andare stasera.
Conclusi i concerti non finisce la serata. Anzi si anima. Infatti Juan Mendez ci stupisce ancora con la sua voglia di far ballare quando inizia un dj set di quasi due ore, chiudendo le bocche e facendo muovere gli arti dei presenti. Quasi tutti si lanciano in pista da ballo, probabilmente il motivo principale per il quale la maggior parte della gente era lì, acclamando con entusiasmo la musica, che varia dall’ebm a un continuo alienante remix di Bogdan Raczynski, che penso abbia preso un buon terzo del set.
Quando decidiamo di lasciare lo Spazio Aereo, questo è ancora vivo, e speriamo lo rimanga per molto tempo. Posto perfetto. A mio parere la serata non è riuscita alla perfezione per quanto riguarda i concerti in senso stretto, ma molti saranno in disaccordo con me: tutti i commenti che ho sentito erano positivi da ogni punto di vista.
Grazie a Marco Pasqualotto per le foto.
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