Sarà perché oggi mi gira storta e c’ho pure da stagnare in ufficio fino all’imbrunire e già mi viene la mappazza atomica. Sarà perché sta piovendo di nuovo e le oche della villa non smettono un attimo di starnazzare, ‘sti bipedi palmati buoni solo per farci il patè. Sarà perché stanotte ho dormito da schifo e ho fatto sogni assurdi…insomma, oggi mi sento più incarognita del solito. Poi mi collego su fb (ogni tanto controllo cosa scrivono i miei amici, giusto per capire se l’unica sclerata sono io…e no, sono in buona compagnia…) e mi trovo spiaccicata sull’home ‘sta menata indefinita a metà tra il patetico e l’orripilante.
Ovvero: “Il silenzio non significa sempre non aver nulla da dire, a volte è…non sapere da dove cominciare”.
Ma ditemi, dove le trovate, nell’involucro interno dei Baci Perugina? Roba da trascinare le palle cadute per tutto il tracciato della maratona di New York…Mi scuso in partenza con l’amica che ha postato ‘sta cosa, ma la domanda nasce spontanea: “E che vor ddì?” Il silenzio è silenzio…è assenza totale di parole, di fiato che esce dalla gola e si tramuta in labiali, dentali o gutturali. Se poi vogliamo interpretare pure i silenzi…’nnamo bene. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando al liceo si stava botte di ore con la compagna di banco a menare il can per l’aia con: “Ma secondo te lui mi ha guardata, e se non mi ha guardata perché ho avuto la sensazione di sentirmi i suoi occhi addosso? Ma gli piaccio e quanto gli piaccio? Ma se mi ha salutata perché adesso non mi invita a uscire?” Ci si sgranava il cervello a forza di arzigogolare su questi tormentoni da psicopatologia quotidiana. Ma adesso, perché? Perché mi devo arrovellare i neuroni su argomentazioni che nemmeno lo sceneggiatore del “Tempo delle Mele” ha avuto il coraggio spudorato di inserire nelle frasi, già cerebrolese, di Sophie Marceau? Ok, va bene, basta…ma, perfavore, cambiate cioccolatini…





