Il colore del basso Adda il 30/11
Cosa c’è di meglio di svegliarsi alle sei in una uggiosa domenica mattina, l’ultima di Novembre, per andare a cercare grandi aspi?
Non potevo dire di no alla chiamata alle armi di Jacopo e Mario!
Il miracolo si ripete ogni volta, ma la sorpresa non è mai minore: suona la sveglia e scatto in piedi, si va a pescare!
Il giorno prima ho preparato meticolosamente due assetti di pesca: il principale per l’aspio ed il secondario per il siluro, viste le temperature alte e le piogge, non si sa mai….
canna g-loomis IMX 5/8oz, aerospin 4000, power pro 30lb, esca Adration NorthCraft
Per l’aspio mi presento con la fida monopezzo GLoomis IMX 7’6” per 5/8oz., che in passato mi ha sempre regalato grandi gioie, il suo mulino AeroSpin 4000 bobinato con treccia 30lb e finale 0,33 fluorocoated, tra le esche molti ondulanti, lipless, crankettini, e qualche long-jerk; per il siluro ho una combo di pura cattiveria con treccia 65lbs e finale in fluorocarbon da 1mm, esche e minuteria di conseguenza…
Ma l’obiettivo è il tarpoon di casa nostra, quel pesce alloctono invasivo e bastardo che è l’aspio che, per quanto odiato invasore, ci piace un casino per l’aspetto, per l’abboccata furiosa e per le misteriose abitudini. Jacopo vanta un record discreto, io ne ho presi solo di taglie modeste mentre Mario, va beh, il president non fa testo… lui vince a priori!
La grande voglia di incannare il nonno di tutti gli aspi si infrange dopo un’ora di macchina sugli argini del Po; ancora molto alto e molto sporco… Mario, che conosce la bassa come le sue tasche, ci guida verso altri spot di ripiego, ma i livelli alti frenano i nostri entusiasmi un po’ ovunque. Risaliamo un po’ l’Adda e, ormai a metà mattina, attacchiamo uno spot promettente dove un pennello di massi sulla riva crea una linea di demarcazione lunga e netta tra correntone principale e rigiro d’acqua lenta; anche la trasparenza qui è accettabile… torbida ma non troppo!
Iniziamo a lanciare! Al terzo lancio una violenta abboccata mi strattona… avevo il polso molle ed è un nulla di fatto! <Aspio bello, ne sono sicuro!> – dico ai compari – cresce la febbre da abboccata! Poco dopo mi sposto più a valle su un secondo pennello più piccolo, sostituisco il minnow con un piccolo ondulante argento da me arricchito con grub in gomma sull’ancoretta… quando ormai è davanti ai miei piedi vedo chiaramente un aspio di buone dimensioni arrivare fulmineamente sull’esca dal sotto-riva, ma è a bocca chiusa, da un colpo di muso e sparisce… <Porca…> Perplesso insisto ma è il nulla.
Torno dai soci, anche loro hanno avuto un paio di tocche… sentiamo buone vibrazioni, il pesce c’è, ma non mangia.
Intanto la canna da siluro resta appoggiata ad un tronco, è tempo di cacciar aspi.
Adesso è Mario a darci la carica, annuncia: <Finora ho scherzato, metto quest’esca (un piccolo deep diver sgargiante N.d.R.) e lo prendo!>; detto fatto, due lanci e attacca un aspietto sui 45cm… <Nooo!> Libero! <Dai dai dai che è il momento buono!>; adesso è Jacopo ad avere una tuonata in canna… perso! Ora Mario ne vede uno bello!
“Mangiano male”, penso, “provo a farli abboccare di reazione e a fregarli con la velocità”; così monto l’esca che ha fatto faville in mare alla Skeleton Cup: l’Adration della North Craft argentato con mille riflessi. Lo recupero veloce e con frequenti decise jerkate.
A metà recupero una jerkata non muove più l’esca, flette violentemente la canna e la canna non torna su, anzi, si piega ancor più. <C’è! E’ grosso!> urlo ai soci che in un balzo sono al mio fianco. E’ chiaro a tutti che non è un aspio, primo sarebbe da record, secondo non lotterebbe in questo modo. Nella mia scarsissima esperienza di pesca al glano non avrei mai e poi mai immaginato che i siluri mangiassero a fine Novembre su un’esca recuperata jerkando veloce a galla! Mario, che ne ha viste davvero tante tra siluri e pesci di pianura, conferma che l’attacco di riflesso ci può stare se il pesce è attivo…
Pietro, l’esca e il Siluro
Intanto la canna 5/8 è piegata ad “U”, il pesce non l’ho visto e temo seriamente non lo vedrò mai… <Fa quello che vuole! > – mi lamento – il misterioso combattente si dirige veloce e furioso alla mia sinistra verso una pianta sommersa e lì sembra inchiodarsi… <Mierda da lì non lo tiro fuori…> e provo a pompare deciso in direzione opposta… attimi di stallo pericoloso. Poi la canna ricomincia a pulsare, la frizione ulula ed il pesce si allontana dalle piante, radente il fondo è ora davanti a me, pochi metri al largo. Ogni volta che si dimena vedo la curva estrema della canna accentuarsi e sento il piede del mulinello che sembra voler esplodere dalla sua sede. <Calma, calma!> – dice il veterano Mario – <Ce l’hai, vedrai che adesso lo tiriamo fuori>.
In un bizzarro balletto ci muoviamo tutti e tre lungo la sponda ora a destra e ora a sinistra, assecondando le sfuriate del pesce.
Fortunatamente non punta mai il centro del fiume con la corrente più forte! Ora sembra essere più debole, recupero deciso e guadagno centimetri su centimetri, Mario prova il primo affondo: tocca il trecciato con le mani e prova ad avvicinarlo alla sponda… L’avversario non gradisce questa nuova pressione e furiosamente sfila via diversi metri di filo dalla bobina… <Va, va, va, va…> strepito io mentre impotente stringo forte la canna e aspetto che finisca la sfuriata. E la sfuriata finisce, inizio nuovamente il recupero ed eccolo aggallare, due codate stanche sul pelo dell’acqua finalmente ce lo mostrano… E’ un siluro, ok, ma non è grandissimo! Non importa, sento che comunque l’attrezzatura è fortemente sotto stress, temo soprattutto per eventuali abrasioni del finale contro il fondo… Mario insiste nel dirmi di forzarlo di più, io non credo di poterlo fare… Ormai però ho guadagnato terreno, anzi, abbiamo guadagnato terreno, perché questo è un gioco di squadra al cento per cento! E’ davanti a noi, Mario tocca di nuovo il trecciato e prova a tenerlo un istante… ancora un accenno di fuga, ancora uno spavento per me, ma questa volta non va lontano ed un attimo dopo è ancora a portata, Mario trattiene delicato, Jacopo afferra coraggioso il pescione! Deciso infila la mano nella grande bocca aperta e ne afferra la mandibola. Mollo la canna e lo aiuto: mani in bocca e su sui sassi della riva bagnati dalla pioggia. <Aléééé!> Siamo felici, ce l’abbiamo fatta! Foto e abbracci, sono scene da Amaro Montenegro!
E’ ora di andare in trattoria a magnare pisarei e fasò , bollito misto e vino rosso della casa… il resto è solo chiacchiere.
Mario Narducci e Jacopo Savoia, una squadra eccellente!
Come siluro non è certo grande anzi, misura solo 130 centimetri, ma la lotta è stata molto molto divertente!
Noi come Anonima Cucchiaino, così come lo Spinning Club Italia, non cambiamo idea su questo pesce… era e resta una minaccia per molti ambienti. Non dovrebbe esserci e invece è sempre più presente anche nei tratti alti dei fiumi di pianura e in molti laghi, canali, rogge e ovunque ci sia acqua. Non è l’unica causa della sparizione di specie come lucci e marmorate da questi habitat, di certo gli stravolgimenti dell’alveo ed altri problemi sono impattanti, ma siluri ed aspi sono anch’essi parte del problema… Ormai così radicato che, in un tratto vicino al Po come quello in cui lo abbiamo preso, non ha nemmeno molto senso porsi la domanda se annoccarlo o meno. Lo rilasciamo. Altrove, laddove si potrebbe arrestare, come nell’alto Adda o in certi bacini chiusi come Endine o l’Idroscalo stesso, andrebbe contrastato e fermato. Noi ci auguriamo di non doverlo mai pescare in quei tratti, perché il siluro è un pesce e al pari di qualsiasi pesce dispiacerebbe ucciderlo, inoltre è un predatore micidiale e merita il nostro rispetto di pescatori… ma è innegabile che in alcuni ambienti sia un “nemico” ed una minaccia. (Leggi anche: “si può fermare l’invasione del Siluro in Adda?” di Franco Vanni N.d.R.)
Intendiamoci, non la pensiamo così perché è “brutto e non ci piace”, ma perché è una constatazione scientifica e comprovata. La pensiamo allo stesso modo per il “bell’aspio “.
Questa discussione ha portato a confronti durissimi tra i pescatori, a veri e propri assurdi scontri… I difensori del siluro, spesso fomentati da chi con il business del siluro guadagna soldi, vedono chi gli si oppone come chi decenni fa se la prendeva con il luccio come un distruttore della fauna acquatica… ma non è la stessa cosa, per nulla! E anche la compatibilità tra specie non è la stessa, se ce la siamo cavata con bass e forse ce la caviamo con i perca, il Mincio, l’Oglio, il Po sono lì ad insegnarci che il siluro può far piazza pulita degli altri. Secondo noi non ci si dovrebbe scontrare su questo tema, anche ammesso che il siluro riesca a trovare un suo equilibrio nell’ambiente, laddove altre minacce esterne vengano meno, non si dovrebbe mai anteporre il piacere ed il desiderio della cattura al piacere ed al desiderio di vedere gli ambienti naturali, il più naturali possibili! Il pescatore, che ami la carpa, il siluro, la trota marmorata, la ricciola o la spigola, dovrebbe sempre voler essere una “sentinella ambientale”, guardiano e protettore dell’ecosistema e non un suo bieco sfruttatore.
Questa differenza vive tra chi vuole più immissioni di iridee e trote adulte nei torrenti di montagna al posto di regolamenti più rigidi ed incubatoi di valle per avannotti autoctoni; questa differenza vive tra chi chiede che sia immesso il temolo danubiano per il proprio godimento alieutico laddove esiste ancora la speranza di una popolazione di temolo padano, questa differenza esiste tra chi fa pesche crudeli e dannose perché sono più redditizie e chi le vorrebbe proibite; questa differenza esiste tra chi in cuor suo spera di combattere sempre più spesso questi grandi, i più grandi, predatori d’acqua dolce, in giro per l’Italia, fregandosene delle conseguenze irreversibili sulle altre specie e chi invece, come noi, non ha nulla contro il siluro, ma maledice chi lo ha immesso in bacini chiusi dove non era presente, e prega che non si diffonda ulteriormente laddove non è ancora arrivato.
Ecco, un allegro racconto di pesca è diventato un cupo sermone sul siluro, ma quando si parla di questo pesce è inevitabile interrogarsi sulle sue sorti ed il suo futuro, perché troppo esplosivo è stato il suo impatto negli ultimi cinquant’anni.
Ad ogni modo e sempre, tutti dovremmo essere uniti contro lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, l’inquinamento delle acque e delle sponde, il bracconaggio, la pesca professionale in acque interne e l’immissione sconsiderata di specie alloctone.
Ad ogni modo e sempre, tutti dovremmo ricordarci che il bello della pesca è andare a pescare, essere in pesca e non la foto su internet, stare nella natura, avere amici e non associazioni a delinquere, e avere storie di pesca ed amicizia da vivere e raccontare… come questa.
Amen. Perdonate questa noiosa predica. Andate in pace, la Messa è finita… fino alla prossima ferrata!
ROCK’N’ROD