Silvio: “33 ragazze per me posson bastare. Sono un nonno, ohibò”
Creato il 16 marzo 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Viste tutte insieme, allineate tre a tre, con fotine formato Facebook, ci hanno fatto una certa impressione. Il Fatto le pubblica oggi, dopo che la procura di Milano ha chiuso l’indagine su Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede che significa rinvio a giudizio. “Induzione e sfruttamento della prostituzione”, il reato; da due a sei anni di reclusione la pena se il processo dovesse chiudersi con la condanna degli imputati. Ma al di là degli aspetti giuridici dell’inchiesta (dei quali non ce ne frega una mazza e li lasciamo tutti ai giudici), quello che ancora sconvolge è il mondo che si nasconde dietro l’universo “elegante” del visconte di Arcore. Ne abbiamo parlato fino alla noia e, se non fosse che ogni santo giorno si arricchisce di notizie e di particolari inquietanti, lasceremmo quel mondo a chi ci sguazza dentro trovandolo coerente con la sua vocazione di suddito ad oltranza. Le indagini (chiuse) della procura di Milano, delineano i ruoli della consigliera regionale, del manager dei vip e del direttore del Tg4 fin nei minimi particolari, assegnando a ciascuno di essi incarichi portati a termine con lo scopo di favorire il regale sollazzo. Allora. Nicole Minetti era incaricata di monetizzare le prestazioni delle ragazze, faceva cioè il perito finanziario assegnando un valore “x” a, rispettivamente: “solo maschera”, “maschera discinta”, “maschera con culo”, “maschera con tette”, “maschera senza maschera con perizoma”, “nudeloook parziale”, “nudelook integrale”, “palpatina semplice”, “palpatina con gemito”, “palpatina bagnata”, “succhiotto”, “esplosione”, con bonifici che andavano dai 2mila ai 10mila euro a botta (letteralmente). Lele Mora era il talent-scout delle mignotte in fieri e di quelle de facto. Le sceglieva, le contattava, le informava, le convinceva ad entrare nel giro, le blandiva con facili promesse di un roseo avvenire televisivo e, all’occorrenza, metteva loro a disposizione le proprie automobili per uno strappo ad Arcore. Non sappiamo quanto Lele Mora prendesse per questo stressante lavoro di ricerca condotto fra studi fotografici, discoteche e ingressi di scuole, sappiamo però che veniva pagato profumatamente. Buon ultimo, il terzo del trio: Emilio Fede. Al direttore del Tg4 spettava il compito più delicato: l’”assaggio”. Lui che è vissuto in simbiosi per anni con il Nano², sa esattamente quali sono i gusti di “culo flaccido”, quali i lineamenti che preferisce, la differenza che intercorre fra le poppe a pera e quelle a ciambella e fra i culi a mandolino e quelli a chitarra e sa, soprattutto, che per farlo contento le donne devono avere il viso d’angelo e dimostrare un’età che varia dai 16 ai 17 anni e mezzo, che poi sia anche quella anagrafica vera non è che un inciso. Emilio ha “scoperto” Ruby in Sicilia durante un concorso di bellezza. Era il 7 settembre 2009 e travolto da cotanto fascino ancestrale, urlò addirittura al microfono: “Sta ragazza non ha più i suoi genitori, tenta una via...Mi sono impegnato e lo farò...per aiutarla”. Ed in effetti l’Emilio “cuore d’oro” l’ha aiutata davvero facendole trovare perfino la via, quella che conduceva direttamente ad Arcore. Nella villa open-space del presidente del consiglio accadeva, come si sa, di tutto partendo dalle cene eleganti a cui fa cenno Berlusconi quando qualcuno gli chiede cosa succedesse davvero in quelle stanze. Ma i magistrati che hanno ricostruito la “scaletta” delle feste arcoriane, hanno anche provveduto a mettere nero su bianco tutte le fasi del “corteggiamento”, dell' “innamoramento” e del successivo "completamento". Scrivono infatti: “Le serate ad Arcore avevano tre fasi. Nella prima si cenava a suon di musica e di chiacchiericcio. Nella seconda, che era quella chiamata del bunga bunga, i commensali scendevano in una sala sotterranea dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi” tanto che una testimone sintetizza questi momenti con un solo termine: “puttanaio”. Ma negli atti della chiusura delle indagini si parla anche della terza fase: “Berlusconi sceglieva una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme in denaro e altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti”. Come si capisce benissimo, Sodoma e Gomorra a Silvio hanno fatto un baffo. Ovviamente, Berlusconi ha la sua versione dei fatti e, per una volta, la racconta a Claudio Tito di Repubblica: “Io sono come una Caritas quotidiana. - dice Silvio - . Pago interventi chirurgici, il dentista, le tasse universitarie a tutti coloro che ne hanno bisogno. Sono in grado di farlo e sono felice di poterlo fare. Alcuni di quei bonifici servivano a pagare il mutuo ai genitori di una ragazza. Dei signori in difficoltà. È chiaro che queste persone sono anche attirate dal fatto che io sono una persona con certe possibilità. Ma io ho sempre aiutato e l'ho fatto anche con tante altre persone”. Ma il top lo raggiunge quando afferma: “Nessuna di queste ragazze dice di essere stata pagata. Perché non è mai accaduto. Poi con bonifici bancari... ma quando mai? Per di più 130 mila euro per una prestazione sessuale... Sono indignato. Anche perché negli altri paesi le intercettazioni telefoniche non sono pubblicabili, solo da noi avviene una barbarie come questa”. Come si sa da tempo, il problema per Berlusconi non è quello di aver pagato le ragazze, e anche due minorenni, ma che qualcuno abbia intercettato le telefonate. Il reato non è “induzione e favoreggiamento della prostituzione” ma “abuso delle intercettazioni telefoniche”. “Eppoi, 33 ragazze in due mesi a 75 anni! Neanche se avessi potuto. E chi sono Mandrake?” Mandrake no, ma un po’ Girolimoni, presidente, sì.
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