Il dottor Zangrillo, medico di Silvio Berlusconi, si lascia scappare che “il presidente non dorme di notte perché lo fa di giorno”. Pensate, perfino la storia penosa (fidatevi perché di notti senza dormire ne sappiamo qualcosa e dopo 55 giorni uno non sta così), dell'insonnia cronica da stress carcerario era una palla solenne. Silvio è fatto in questo modo, se non mente non è contento. Le cazzate stanno a lui come il miele d'acacia sul marcito, è questione di nozze oltre che di dna, e abbiamo detto nozze non cozze, perché per quelle ci vorrebbe il pepe nero. Insomma Silvio è stanco, amareggiato, deluso, confuso, stretto in una morsa nella quale Verdini, Bondi e la Santanchè lo hanno stretto strizzandogli letteralmente le palle fino a farlo piangere. E in questo momento piangono un po' tutti: il Denis, colto dai fotografi con le lacrime di rabbia agli occhi; Bondi, che si è chiuso nella toilette e non vuole uscire se non dopo aver terminato il de profundis in endecasillabe; la Santanchè, che ha avvertito un pericoloso segnale di cedimento ai tiranti. Ma non pensiate che Angelino 'O Schiattamuort si senta meglio. È deluso e amareggiato anche lui. Non sa cosa fare, se dare lo strappo decisivo da Silvio o prendersi il partito lasciando ai falchi spennati e un po' rimbambiti, di portare avanti il progetto della nuova Forza Italia. Silvio, a questo punto, correrebbe il rischio di ritrovarsi leader di due partiti, ma anche quello di una devastante schizofrenia da voci insistenti. All'una di notte di ieri, Verdini ha cacciato in malo modo 'O Schiattamuort da Palazzo Grazioli. Gli ha detto: “Angelino vattene sennò qua finisce male”. E, mentre si avvicinava al vice premier rabbioso e incazzato come un mandrillo texano che non riesce più a farsi una mandrilla ma solo serpenti a sonagli, si è sentita la voce flebile di Silvio che ha detto: “Calma”. Ma Denis non lo ha sentito e Angelino ha preferito darsela a gambe. Ieri mattina di buon'ora, il Verdini della bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino, era al lavoro per raccogliere le firme su un documento di solidarietà a Berlusconi. In poche parole, chi firma quel documento resta, chi non lo firma lo buttano fuori. Qui iniziano i problemi perché, dopo non aver azzeccato una mazza di niente sul numero dei senatori contrari alla sfiducia al LettaLetta, il vincitore del 14 dicembre si è visto sbeffeggiare proprio da quelli che avrebbero dovuto reggergli botta, Totonno “je me facc li cazz miè” Razzi e Mimmuzzo “testa di minchia” Scilipoti compresi e pronti questa volta ad affogare (ma quando mai!) con il loro mentore. Un rischio però c'è. Angelino, che si è sentito punto nel vivo quando Silvio ha detto: “Per me era un figlio e mi ha accoltellato alle spalle (figlio sì, ma scemo – nda)”, è indeciso se andare fino in fondo o dare per buono il voto di fiducia che Silvio ha dato al governo di cui è il vice premier. Il figlio scemo non se la sente di essere il siluro che ha affondato il papà intelligente, e così sta cercando in tutti o modi di mediare anche perché ieri, nel tardo pomeriggio, dopo una notte trascorsa a pensare come fottere ancora una volta gli italiani, Silvio-Highlander ha detto: “Con Alfano? Nessuno screzio, ci mancherebbe. Nel Pdl? Nessun problema, tutti uniti e compatti. Io domani alla Giunta del Senato? Ma che siete scemi! Quella dei giudici è stata una sentenza politica punto e basta”. Come vedete, è il solito Silvio, più combattivo che mai, deciso a non mollare di un millimetro, pronto a fagocitare ancora una volta i dissidenti che chineranno come sempre la testa. Guai a dare Silvio per morto o per finito anzi, aspettatevi collegamenti giornalieri in diretta televisiva (da Barbara D'Urso) dai servizi sociali. Oltre che scriverci un libro (pubblicato da Mondadori) e girarci un film (diretto da Pupi Avati), Silvio, con la scopa in mano, ci rivincerà le elezioni. Ma lo avete capito sì o no?
Magazine Politica Italia
Silvio è tornato. Dopo una notte di riposo è ancora pronto alla pugna. “Con Alfano? Nessun problema”. Silvio non è affatto finito.
Creato il 04 ottobre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il dottor Zangrillo, medico di Silvio Berlusconi, si lascia scappare che “il presidente non dorme di notte perché lo fa di giorno”. Pensate, perfino la storia penosa (fidatevi perché di notti senza dormire ne sappiamo qualcosa e dopo 55 giorni uno non sta così), dell'insonnia cronica da stress carcerario era una palla solenne. Silvio è fatto in questo modo, se non mente non è contento. Le cazzate stanno a lui come il miele d'acacia sul marcito, è questione di nozze oltre che di dna, e abbiamo detto nozze non cozze, perché per quelle ci vorrebbe il pepe nero. Insomma Silvio è stanco, amareggiato, deluso, confuso, stretto in una morsa nella quale Verdini, Bondi e la Santanchè lo hanno stretto strizzandogli letteralmente le palle fino a farlo piangere. E in questo momento piangono un po' tutti: il Denis, colto dai fotografi con le lacrime di rabbia agli occhi; Bondi, che si è chiuso nella toilette e non vuole uscire se non dopo aver terminato il de profundis in endecasillabe; la Santanchè, che ha avvertito un pericoloso segnale di cedimento ai tiranti. Ma non pensiate che Angelino 'O Schiattamuort si senta meglio. È deluso e amareggiato anche lui. Non sa cosa fare, se dare lo strappo decisivo da Silvio o prendersi il partito lasciando ai falchi spennati e un po' rimbambiti, di portare avanti il progetto della nuova Forza Italia. Silvio, a questo punto, correrebbe il rischio di ritrovarsi leader di due partiti, ma anche quello di una devastante schizofrenia da voci insistenti. All'una di notte di ieri, Verdini ha cacciato in malo modo 'O Schiattamuort da Palazzo Grazioli. Gli ha detto: “Angelino vattene sennò qua finisce male”. E, mentre si avvicinava al vice premier rabbioso e incazzato come un mandrillo texano che non riesce più a farsi una mandrilla ma solo serpenti a sonagli, si è sentita la voce flebile di Silvio che ha detto: “Calma”. Ma Denis non lo ha sentito e Angelino ha preferito darsela a gambe. Ieri mattina di buon'ora, il Verdini della bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino, era al lavoro per raccogliere le firme su un documento di solidarietà a Berlusconi. In poche parole, chi firma quel documento resta, chi non lo firma lo buttano fuori. Qui iniziano i problemi perché, dopo non aver azzeccato una mazza di niente sul numero dei senatori contrari alla sfiducia al LettaLetta, il vincitore del 14 dicembre si è visto sbeffeggiare proprio da quelli che avrebbero dovuto reggergli botta, Totonno “je me facc li cazz miè” Razzi e Mimmuzzo “testa di minchia” Scilipoti compresi e pronti questa volta ad affogare (ma quando mai!) con il loro mentore. Un rischio però c'è. Angelino, che si è sentito punto nel vivo quando Silvio ha detto: “Per me era un figlio e mi ha accoltellato alle spalle (figlio sì, ma scemo – nda)”, è indeciso se andare fino in fondo o dare per buono il voto di fiducia che Silvio ha dato al governo di cui è il vice premier. Il figlio scemo non se la sente di essere il siluro che ha affondato il papà intelligente, e così sta cercando in tutti o modi di mediare anche perché ieri, nel tardo pomeriggio, dopo una notte trascorsa a pensare come fottere ancora una volta gli italiani, Silvio-Highlander ha detto: “Con Alfano? Nessuno screzio, ci mancherebbe. Nel Pdl? Nessun problema, tutti uniti e compatti. Io domani alla Giunta del Senato? Ma che siete scemi! Quella dei giudici è stata una sentenza politica punto e basta”. Come vedete, è il solito Silvio, più combattivo che mai, deciso a non mollare di un millimetro, pronto a fagocitare ancora una volta i dissidenti che chineranno come sempre la testa. Guai a dare Silvio per morto o per finito anzi, aspettatevi collegamenti giornalieri in diretta televisiva (da Barbara D'Urso) dai servizi sociali. Oltre che scriverci un libro (pubblicato da Mondadori) e girarci un film (diretto da Pupi Avati), Silvio, con la scopa in mano, ci rivincerà le elezioni. Ma lo avete capito sì o no?
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