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Silvio is back!

Creato il 12 luglio 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

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da ragiopolitica.it

Fra i palazzi già si sapeva da tempo, ma doveva essere un’arma da sfoderare all’ultimo, una sorpresa dell’ultima ora della quale neanche lui stesso ne è ancora pienamente convinto. Ritornare? Non ritornare? Le dinamiche di questo passaggio sono complesse e così mutevoli che una semplice frase sganciata come una bomba da un occhiello del Corriere della Sera è suscettibile di smuovere ogni equilibrio, fino a far crollare il castello. Ebbene sì.

Pare che Berlusconi voglia ritornare attivamente in campo. Dare una scossa al Pdl per farlo risvegliare dal torpore. Cambiargli nome e svecchiare. Pare, ancora, che sia stato condotto un sondaggio interno per capire come avrebbe votato la gente a seconda della variabile Silvio. Secondo i risultati, un Pdl senza di lui arriverebbe soltanto al 10%. L’ipotesi Alfano candidato premier e Berlusconi come padre nobile fa salire il barometro al 18%. Ma la grande sorpresa (e poi neanche tanto) è questa formula magica: Berlusconi in campo più Alfano come vice più una squadra di giovani under quaranta otterrebbe il 30%. Una bella percentuale, certo. Ma rimane comunque una percentuale che, passate le elezioni, non consentirebbe di far governare il Paese in modo stabile. Il rischio, allora, sarebbe una situazione come quella che abbiamo già vissuto: un governo pieno di proposte, di programmi, di intuizioni buone, ma impossibilitato a rimboccarsi le maniche e ad operare, per colpa di frequenti minacce di ammutinamenti o defezioni.

E pensare che, nonostante tutto, l’ultimo governo Berlusconi non è mai stato battuto in aula. Ha ceduto lo scettro dietro le pressioni della finanza internazionale per fare, come ama dire tanto il Presidente, un enorme «gesto di responsabilità». Questa percentuale, un importante 30%, è di tutto rispetto. Ma va ponderata con riguardo alla legge elettorale. Gli scenari sono due: se rimane il Porcellum, può governare solo una coalizione forte. E Casini, defunto ormai il glorioso Terzo Polo, mostra sempre di più di voler correre accanto alla sinistra, anche se ci sono forti dubbi sulla tenuta di un pout-pourri che vedrebbe i cattocentristi a braccetto con le fabbriche di Vendola.

La Lega, invece, deve cominciare ancora a lavare i propri panni sporchi, prima di pensare ad eventuali alleanze. E, in ogni caso, il problema non si pone, visto che oggi vestono le maschere dell’opposizione e annunciano con tripudio e gaudio di voler fare campagna da soli. Ottenere un 30% con il Porcellum, dunque, sarebbe uno spreco. E Berlusconi potrebbe restare più tranquillo, trascorrendo l’estate a Villa Certosa. Se, però, si innescasse il pungolo della riforma elettorale e, magari, dico magari, si riuscisse a introdurre il presidenzialismo, o anche la metà di questo, con un sistema elettorale che desse il premio di maggioranza non alla coalizione ma al partito vincente, allora un 30% diventa determinante.

Berlusconi eletto in modo diretto da tutti gli italiani sarebbe un presidente a pieni poteri, capace finalmente di riportare l’Italia sulla cresta dell’onda. L’ultima parola, come sempre, spetta a lui, capace di sorprendere gli italiani, anche negli attimi in cui si crede che abbiano perso la fiducia.

Ylenia Citino


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