Fra un po’ telefonerà anche a noi per dirci che il “Nano²” con il quale ogni tanto lo definiamo, è in contrasto con la correttezza dell’informazione e che, pertanto, siamo dei mistificatori. Volendo, potremmo immaginare perfino il tono della telefonata: “Lei buonuomo continua a scambiarmi per Brunetta che è davvero un Nano al quadrato, io sono un Nano e basta. Lei è un prepotente”. E se provassimo ad interloquire sentiremmo il “tu tu tu tu” della comunicazione interrotta. Il telefono, cordless o fisso o cellulare o satellitare che sia, è diventato ormai l’appendice di Berlusconi. Non solo ci risolve le crisi internazionali, e chiama Lele Mora per i suoi regali sollazzi, ma interviene direttamente laddove, non essendo ancora “uno e trino” e non possedendo il dono della bilocazione come padre Pio e la beata Giovanna Maria Bonomo, non riesce (o non vuole) andare di persona. Dopo aver telefonato a Bruno Vespa per asciugargli le lacrime che la visione dell’Aquila distrutta gli aveva procurato, facendogli credere che si trattava di un montaggio taroccato, Silvio nostro è tornato sul suo luogo del delitto preferito: Ballarò. Piccola premessa. A noi la trasmissione di Floris non piace, soprattutto per le facce che ospita e per la quasi incapacità del conduttore di gestire il puttanaio che quasi sempre si crea, ma questa è una visione nostra delle cose della televisione. Ogni volta che Silvio chiama, e con Giovà lo fa spessissimo, si ripete da sempre lo stesso, stanco copione. Lui e Floris si mettono d’accordo. “Allora Presidente – gli dice il conduttore – lei parla e poi io mi permetterò di farle due domande”. “Certo figliolo – gli risponde Silvio – tu mi lasci parlare e poi io rispondo”. Studio Rai, interno notte. Giovanni Floris: “Buonasera Presid...”, “Buonasera un cazzo – esordisce Silvio – il servizio che avete mandato in onda sulla monnezza di Napoli è falso, malandrino e tendenzioso. Io i miracoli li faccio sul serio non mi chiamo mica Romano Prodi”. E inizia a sparare una serie incredibile di cazzate alle quali credono solo Fitto e Belpietro che annuiscono estasiati alle parole del loro Re, mentre Rosy Bindi, Granata e l’esangue Pagnoncelli non sanno più da che parte guardare. Mentre Floris cerca inutilmente, e secondo gli accordi di qualche secondo prima, di porre una domanda a Silvio, il Nano² continua imperterrito il suo comizio alzando cafonescamente la voce come quando comanda alle sue girls di mettersi a 90gradi (con Bondi non occorre urlare, lui capisce con un’occhiata). E come termina il Sire la sua telefonata? “Io non rispondo alle sue domande violente e lascio al buon ministro Fitto in studio il compito di risponderle”...tu tu tu tu... Gli va decisamente meglio da Paragone. Telefona e il conduttore gli dice: “Buonasera Presidente, dica pure”. E giù un quarto d’ora di contumelie contro Floris che, nel frattempo, si è rifatto la solita flebo di camomilla. Tocca a Bruno Vespa e stavolta la telefonata è carica di energia umana: “Bruno, amico mio, come stai? Hai visto la sinistra cosa riesce a combinare? Trucca perfino le immagini dei servizi per negare che all’Aquila ho compiuto lo stesso miracolo di Napoli”. Poi a Matrix, e che gli ospiti siano Francesco De Gregori e Lucio Dalla a lui non frega una mazza. Deve complimentarsi con Dalla per aver scritto “Disperato erotico stomp”, che è stato il suo inno prima che Dell’Utri gli facesse fare una barca di soldi, e con Francesco De Gregori per “Buonanotte fiorellino”, la canzone con la quale saluta tutte le fanciulle che passano la notte con lui e che esegue con l’accompagnamento di Apicella nascosto dietro al separé. Un paio di volte ha provato a chiamare Tg3 Linea notte ma, non si sa bene come né perché, dall’altra parte non ha mai risposto nessuno visto che Masi ha proibito ai comunisti della terza rete di usare il telefono dopo la mezzanotte rifacendosi ad una non ben chiara “legge antiterrorismo”. Insomma, Silvio senza telefono è un uomo morto mentre noi, per colpa di Meucci, non possiamo più neppure incazzarci con un paio d’ore di sano puttanaio.
Magazine Società
Silvio: “Meucci santo subito”. Senza telefono sarebbe rovinato
Creato il 24 novembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Fra un po’ telefonerà anche a noi per dirci che il “Nano²” con il quale ogni tanto lo definiamo, è in contrasto con la correttezza dell’informazione e che, pertanto, siamo dei mistificatori. Volendo, potremmo immaginare perfino il tono della telefonata: “Lei buonuomo continua a scambiarmi per Brunetta che è davvero un Nano al quadrato, io sono un Nano e basta. Lei è un prepotente”. E se provassimo ad interloquire sentiremmo il “tu tu tu tu” della comunicazione interrotta. Il telefono, cordless o fisso o cellulare o satellitare che sia, è diventato ormai l’appendice di Berlusconi. Non solo ci risolve le crisi internazionali, e chiama Lele Mora per i suoi regali sollazzi, ma interviene direttamente laddove, non essendo ancora “uno e trino” e non possedendo il dono della bilocazione come padre Pio e la beata Giovanna Maria Bonomo, non riesce (o non vuole) andare di persona. Dopo aver telefonato a Bruno Vespa per asciugargli le lacrime che la visione dell’Aquila distrutta gli aveva procurato, facendogli credere che si trattava di un montaggio taroccato, Silvio nostro è tornato sul suo luogo del delitto preferito: Ballarò. Piccola premessa. A noi la trasmissione di Floris non piace, soprattutto per le facce che ospita e per la quasi incapacità del conduttore di gestire il puttanaio che quasi sempre si crea, ma questa è una visione nostra delle cose della televisione. Ogni volta che Silvio chiama, e con Giovà lo fa spessissimo, si ripete da sempre lo stesso, stanco copione. Lui e Floris si mettono d’accordo. “Allora Presidente – gli dice il conduttore – lei parla e poi io mi permetterò di farle due domande”. “Certo figliolo – gli risponde Silvio – tu mi lasci parlare e poi io rispondo”. Studio Rai, interno notte. Giovanni Floris: “Buonasera Presid...”, “Buonasera un cazzo – esordisce Silvio – il servizio che avete mandato in onda sulla monnezza di Napoli è falso, malandrino e tendenzioso. Io i miracoli li faccio sul serio non mi chiamo mica Romano Prodi”. E inizia a sparare una serie incredibile di cazzate alle quali credono solo Fitto e Belpietro che annuiscono estasiati alle parole del loro Re, mentre Rosy Bindi, Granata e l’esangue Pagnoncelli non sanno più da che parte guardare. Mentre Floris cerca inutilmente, e secondo gli accordi di qualche secondo prima, di porre una domanda a Silvio, il Nano² continua imperterrito il suo comizio alzando cafonescamente la voce come quando comanda alle sue girls di mettersi a 90gradi (con Bondi non occorre urlare, lui capisce con un’occhiata). E come termina il Sire la sua telefonata? “Io non rispondo alle sue domande violente e lascio al buon ministro Fitto in studio il compito di risponderle”...tu tu tu tu... Gli va decisamente meglio da Paragone. Telefona e il conduttore gli dice: “Buonasera Presidente, dica pure”. E giù un quarto d’ora di contumelie contro Floris che, nel frattempo, si è rifatto la solita flebo di camomilla. Tocca a Bruno Vespa e stavolta la telefonata è carica di energia umana: “Bruno, amico mio, come stai? Hai visto la sinistra cosa riesce a combinare? Trucca perfino le immagini dei servizi per negare che all’Aquila ho compiuto lo stesso miracolo di Napoli”. Poi a Matrix, e che gli ospiti siano Francesco De Gregori e Lucio Dalla a lui non frega una mazza. Deve complimentarsi con Dalla per aver scritto “Disperato erotico stomp”, che è stato il suo inno prima che Dell’Utri gli facesse fare una barca di soldi, e con Francesco De Gregori per “Buonanotte fiorellino”, la canzone con la quale saluta tutte le fanciulle che passano la notte con lui e che esegue con l’accompagnamento di Apicella nascosto dietro al separé. Un paio di volte ha provato a chiamare Tg3 Linea notte ma, non si sa bene come né perché, dall’altra parte non ha mai risposto nessuno visto che Masi ha proibito ai comunisti della terza rete di usare il telefono dopo la mezzanotte rifacendosi ad una non ben chiara “legge antiterrorismo”. Insomma, Silvio senza telefono è un uomo morto mentre noi, per colpa di Meucci, non possiamo più neppure incazzarci con un paio d’ore di sano puttanaio.
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