Ai nostri tempi…
Cominciano sempre così. Ora sono vecchi, alcuni toccano i novanta, altri li passano. Gente che ascolta il mare se ringhia, scuotendo il capo come se avessero ancora figli o nipoti a lottare dove già loro lottarono, oceano o mediterraneo in tempesta.
Viareggio – Barcobestia Sauro – Foto tratta dal “A Viareggio con il treno dei ricordi” – Pezzini Ed., 1992
Sono gli ultimi capitani dell’epoca della vela, gente che ha navigato dentro e fuori lo Stretto: i loro racconti seguono precise rotte, ogni parola è una cosa in un linguaggio di nomi e di date.
Il mappamondo ruota punteggiato di bianchi velieri.
Mille città che prima non avevano un volto, ora si accendono simili a fanali di via negli spazi azzurri tra i poli o lungo le coste dei continenti: i loro nomi s’identificano con quei velieri, con quei capitani, con quei meridiani; non c’è meridiano che sfugga al conto delle avventurose traversate nel portolano della vita, né latitudine che non abbia un porto e una data nel giornale di bordo sempre a portata.
Ai nostri tempi…
Così le storie dei padri, così le storie dei nonni che sono le loro a cavallo del secolo. Allo stesso modo devono essere giunte a noi le storie dei primi uomini narrate attorno al selvaggio fuoco da campo.
Qui ardono solamente le luci di bordo veleggiando a malora tra i Capi crocisegnati: “Occhio fratello, qui frangenti, là traversie, la patria è ancora lontana, tocca la bussola, tre colpetti prima di metterti alla cappa con la trinchetta al vento…”
Attraverso la lunga notte del tempo trascorso gli uomini hanno memorie scandite con il ritmo profondo di un rosario delle cose che trattano direttamente con la vita, con le parole essenziali degli ex-voto di quell’epoca per noi romanzesca.
( Silvio Micheli, dall’introduzione al libro “Le storie dei corsari buoni. I marinai viareggini” Mauro Baroni Editore, 1996 )
Viareggio – Darsene – Foto tratta dal “A Viareggio con il treno dei ricordi” – Pezzini Ed., 1992