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Lamberto venne a dirmi che a Càsoli, se m’importava, potevo assistere alla preparazione di un maggio. ─ Quando? ─ Domani sera. Là da Camaiore e dopo Vado, a Lombrici imboccammo la strada che sterrata nella vecchia mulattiera si arrampicava tra rocce e olivi come un gatto grigio. Scendeva la sera con un cielo basso e chiuso, percorso a tratti da un gelido vento che tracimava a raffiche dalla Foce di Monte Matanna. «Se casca il vento verrà a neve», bofonchiò Lamberto che era del posto.
Le prime case stavano sopra di noi quando il nevischio prese a mulinare nel buio. Lamberto puntò dritto al Dopolavoro per stradette gradinate, invase da odore di fumo. Unica luce il bagliore delle finestre con le imposte accallate. Nello stanzone a terreno, già pieno, voci su voci, parlavano tutti assieme. Nessuno fece caso a noi. Grossi ciocchi di castagno crepitavano nel focolare: fumo e odore di vino nuovo stagnavano, impastati nell’aria.
Casoli – Chiesa
─ O te? ─ mi chiesero.
Mi volsi, era Pea. Il cappotto sulle spalle, il cappello di feltro con la tesa calata a paro degli occhi. Con la barba piena di tosse mi disse qualcosa che non riuscii a comprendere dato il chiasso e il continuo vociare sia ai tavoli che all’impiedi. Sembravano lì convenuti per parlare di tutto, tranne che di maggi.
[…] Quella sera si parlò di Pia de’ Tolomei. Nello stanzone del Dopolavoro ─ era novembre, erano gli anni Trenta ─ la gran parte dei contadini aveva bacchiato le olive, erano stanchi ma era annata piena e si sentivano in vena di mettere su un maggio coi fiocchi. Su Pia de’ Tolomei furono quasi tutti d’accordo. Pea volle ricordare che si trattava di un maggio più volte ritramato sullo stesso canovaccio dai verseggiatori di Montignoso, da quelli di Pian di Pietrasanta, dell’Alta Versilia e di Seravezza.
─ E’ un po’ sfruttato ─ disse. E dopo colpetti di tosse per schiarirsi la gola: ─ Io suggerirei, ohé, beninteso col vostro permesso, qualcosina di meno vecchio e enfatico.
─ Per esempio? ─ lo precedettero dal fondo.
─ Per esempio con Anita e Garibaldi che è un maggio ancora compatibile con la tradizione (e pensava, l’avrei giurato, al fascismo da ferire in ottonari). E’ bello perché sembra ancora appartenere più alla leggenda che alla storia… ─ e tossicchiò nella barba fluente che prese poi a pettinare con le dita a rastrello. […]
Casoli – Panorama