Silvio pretende la “cabina di regia”. Nel cast Patty, Noemi, Ruby, Nicole e Rocco Siffredi

Creato il 22 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Se c’è un aspetto della vita di relazione che Silvio conosce a menadito, e cavalca da fantino provetto, è il ricatto. Quando lo fa e quando lo subisce, quando richiama i pasdaran a più miti consigli perché senza di lui sarebbero polvere, e quando paga le utenze delle Olgettine e rimpingua i conti in banca delle concubine in difficoltà: una protesi dentale, una mammaria, un ritocchino alle labbra, un’alzatina di glutei, un peeling non invasivo. Esperto manovratore della macchina del fango quasi fosse il tram per la Barona, Silvio sa far valere la sua potenza di fuoco in ogni momento, soprattutto quando qualcuno cerca di intaccare pur lievemente il suo patrimonio. In quel momento si irrigidisce proprio come quando prende una Scapagnini Pill per essere artificialmente in tiro. È successo che Mario Monti ha deciso di mettere mano al patrimonio immobiliare degli italiani reintroducendo l’Ici trasformata in Imu. Pur avendo intestato le ville e i castelli alle sue società, Silvio si ritroverà a dover pagare un fottio di denaro e questo fatto, essendo lui un tirchio della madonna, lo ha indispettito non poco. Poi, sempre quel Professore della minchia, ha fissato un tetto alle transazioni in denaro contante, e qui è scattato un altro allarme. “Come farò – si è chiesto Silvio – ad allungare alle nipoti di Yoshihiko e di Cung Un Can (che non è uno scherzo ma il nome del premier della Corea del Sud), le mie famose buste bianche con le fruscianti banconote da 500 euro?”. Poi Passera (che per usare una sua definizione “non è fisicamente chiavabile”), va in tv e dice che se dipendesse da lui le frequenze verrebbero messe all’asta e addio regalo di Natale a Mediaset. Onestamente, per Berlusconi tutto ciò è troppo. E allora decide di farsi invitare a colazione da Mario Monti e, durante un pranzo a base di pane azzimo, olio di palma e acqua del rubinetto di Palazzo Chigi, snocciola al Professore le sue condizioni. Premessa: il Pdl è la maggior forza presente in parlamento. Non deve essere consultata prima del voto ma prima che il decreto legge venga portato all'approvazione delle Camere. Alla luce dei fatti ci sono troppe tasse e troppi aumenti e questo non va bene: “Come cazzo faccio a pagare le utenze di tutte le mie proprietà immobiliari? E poi non voglio la tracciabilità per il denaro contante, non potete comprimere l’economia impedendo a me e alla gente di mettere mano al portafogli costringendoci a dover far ricorso ai conti correnti, ai bonifici bancari e agli assegni. Le frequenze televisive, gratuite erano e gratuite devono restare. Dopo aver sborsato 550 miliardi a quel comunista di De Benedetti e allungato una mazzetta onerosissima al giudice Metta ora mi fate pagare anche le frequenze? Io sono stato eletto dal popolo e non pago una minchia di niente a nessuno”. E ha finito le sue geremiadi con: “Voglio una cabina di regia altrimenti torniamo a votare”. A chi non avesse ancora capito che Silvio è come il Dio dei ciellini, “C’è”, questi ultimi fatti dovrebbero chiarire le idee. Parliamoci chiaro, stiamo correndo un rischio serissimo: dietro l’angolo, per il momento ancora acquattato, staziona il Berlusconi di sempre, quello che non ha capito una mazza di una crisi profondissima che ha sempre negato definendola “psicologica”. Puntando ancora una volta sul più becero populismo alla Peron, Silvio sta rinsaldando le fila della sua armata in attesa di sferrare l’attacco definitivo all’Italia, quello che ci trasformerebbe in una nazione del quarto mondo e del quinto stato. Lui non ci sta, dopo anni di impunità e di connivenze a ogni livello, di iniziare a considerarsi un cittadino qualsiasi e non un malato di manie di persecuzione e di superego nazifascistesco. Lui è lui e noi non siamo veramente un cazzo. E stavolta il pericolo è doppiamente serio perché, in agguato dietro l’angolo proprio come lui, c’è Pierfy Casini alias il Cocorito di Forlani. All’insaputa di Bersani, occupato a tenere a freno le intemperanze di Renzi, i mal di pancia di D’Alema e i revisionismi storici di Veltroni, Alfano e Casini stanno procedendo speditamente sulla strada della costituzione del “grande centro dei moderati”, un agglomerato di quacquaracquà che esclude qualsiasi partecipazione dei piddini, del leghisti, dei dipietristi e della new entry vendoliana. Lo ha detto Silvio a chiare lettere: “Noi con Casini vinciamo di sicuro”. E per dirlo con la sicumera che lo contraddistingue, Silvio sa che il lavoro sotterraneo di Angelino sta producendo i primi frutti. D’altronde, Casini non ha mai pensato a una seria alleanza con il Pd se non nelle sfigatissime Marche, che purtroppo è la nostra regione. Lui ha sempre visto la Casa delle Libertà come il suo punto di riferimento principale fin da quando si chiamava Forza Italia. È il suo humus, il terreno fertile per le battaglie integraliste, omofobiche, sessiste, familistiche solo in apparenza dell’Udc e nessuno gli toglierà mai dalla mente che quello con il Pdl è l’unico matrimonio possibile dopo i due suoi. Se così non fosse, Silvio non si sarebbe mai permesso di alzare la voce con Mario Monti né tantomeno, di pretendere gratis le frequenze televisive né di imporre una riduzione delle tasse e dell’Imu né di proporre una cabina di regia che avrebbe l’unico scopo di commissariare il commissario, una perversione, anche questa, tutta italiana. A chi ha brindato alla fine di Silvio, consigliamo di rimettere lo champagne nella bottiglia e di turarla bene perché neppure da Milano, e dal processo Mills, arrivano le notizie che ci aspettavamo. La sorte, con Silvio, non fu così spilorcia (quiz).

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