Silvio: “Volevo fare il Carabiniere”. Oh mamma, gli ci vuol la fidanzata
Creato il 25 febbraio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Eravamo convinti di averle sentite tutte e invece Silvio ci sta dimostrando che la sua fantasia, come il fondo stanziato per la Fondazione Olgettina, è illimitata. Berlusconi vince perché ha la grande capacità di trasformarsi in quello che lo circonda, è un vero e proprio camaleonte “sociale” in grado di assumere le sembianze del povero con i poveri, del cantante con i cantanti, dell’infermiere con gli infermieri, dell’operaio con gli operai, del giudice con i giudici e del politico con i politici. Silvio è davvero uno e trino, un personaggio dalle risorse illimitate in grado di sembrare tutto e il suo contrario, l’angelo e il diavolo, il mafioso e il poliziotto, il camorrista e Roberto Saviano. L’ultima è stata folgorante. Parlando ai militi della Benemerita ha detto: “Se non avessi fatto l’imprenditore e poi il politico sarei diventato un carabiniere”, omettendo naturalmente di dire che l’Arma, a causa della sua bassezza imbarazzante, non lo avrebbe mai potuto arruolare, non prevedendo nella fase della misurazione dell’altezza l’uso dei soprattacchi. Insomma, se non avesse dovuto sacrificarsi per l’Italia e per le italiane (ma anche marocchine, brasiliane, cipriote, venezuelane, tahitiane, transcaucasiche, bielorusse, bulgare e napoletane), Berlusconi sarebbe diventato un carabiniere da 1500euro al mese con una sola moglie, una Skoda modello Soviet per auto, un miniappartamento in un quartiere popolare, il panettone a Natale, l’uovo a Pasqua e il tentativo, ripetuto negli anni senza successo, di diventare Appuntato Scelto. Silvio piace alla gente per l’apparente duttilità di cui è in possesso che gli consente di trasformarsi ogni volta in qualche cosa di diverso. Con Gheddafi, ad esempio, è stato amico, fratello, concubino, compagno di giochi e di avventura, maggiordomo, succube, cicerone, anfitrione, ospite cortese ma anche nemico, fustigatore di costumi, analista, spia, denigratore e voltagabbana. Tutto e il suo contrario. Non a caso appoggia incondizionatamente il “Family Day” e poi cerca in tutti i modi di farsi le figlie delle famiglie partecipanti. C’è da dire che, da imprenditore della politica come sta dimostrando di essere ogni giorno, non ha mai perso di vista il valore del danè per cui, potendosi permettere di far pagare allo stato vizi che ha trasformato, grazie a Emilio Fede, in virtù, non disdegna di dispensare a piene mani seggi comunali, provinciali, regionali, parlamentari e neppure qualche ministero alle procacciatrici del suo piacere personale, ovvero alla soddisfazione del suo regale augello. E grazie al valore che Silvio da al vil denaro, sapendo perfettamente che anche gli altri gliene danno, pur di svignarsela dai guai giudiziari che lo assillano da tempo immemorabile ne fa ricorso a ogni piè sospinto attraverso il suo cassiere di fiducia, quello che risponde al nome di Denis Verdini. Dopo aver comprato le "idee" di Barbareschi (a prezzi di svendita) e quelle di più del 50 per cento degli ex finiani, Silvio ha tentato di mettere mano agli idealisti dell’opposizione trovando in Scilipoti, Calearo e Razzi la sponda ideale per mettere a segno colpi di trasformismo memorabili. Non ancora soddisfatto degli acquisti perché “manca un comunista vero”, Silvio ha ordinato a Verdini di perseverare. Persevera oggi e persevera domani, un suo agente finanziario si è imbattuto finalmente in un comunista vero, un ex iscritto al Pci e poi al Pd che si chiama Gino Bucchino. Eletto a Toronto nelle liste estere, l’onorevole Bucchino è un uomo mite e timorato del partito. Senza eccessivi grilli per la testa è uno dei tanti deputati che oltre a mettere qualche firma nei verbali delle sedute delle commissioni altro non fa. Anzi, non si vede proprio, tanto che spesso i suoi familiari gli chiedono: “Ma che ci vai a fare a Roma?” Un tale che si chiama Giuseppe Graziani, e che di mestiere fa il capo di “Rifondazione Socialista” (sic!), lo ha avvicinato proponendogli di passare al gruppo dei Responsabili, la “proposta politica” fatta da Graziani a Bucchino consisteva in 150mila euro e un seggio sicuro per la rielezione. Ora, se tutti quelli a cui Berlusconi ha promesso la rielezione fossero davvero passati nelle file del Pdl, ci saremmo ritrovati con un numero doppio di onorevoli, di sottosegretari e di ministri, cosa improbabile visto che la Costituzione stabilisce il numero dei parlamentari mentre il buon senso quello dei componenti del governo. Ma Bucchino ha detto “no grazie” ed è andato a raccontare la cosa ai giornalisti, cosa che ha ovviamente provocato una raffica di smentite da Graziani a Verdini che si sono difesi dicendo: “Abbiamo avanzato solo una proposta politica”. E la politica al tempo di Berlusconi è quella fatta con i soldi, per le idee c’è tempo, e prima di tutto viene la salvezza dell’anima sua, cioè di Silvio.PS. Dalle parti di Montecitorio girano strane voci. Sembra che Silvio stia per mollare la coppia dei legali di fiducia che lo segue da anni. A Ghedini e Longo insomma, pare stia arrivando il benservito. Il motivo? Non se la sono sentita di andare immediatamente dal Presidente della Camera per chiedergli di sollevare il conflitto di attribuzioni nel caso Ruby. Il de profundis glielo ha cantato il deputato pidiellino Giancarlo Lehner: “Ghedini e Longo sono due grandi avvocati...ma come comunicatori risultano demenziali, apocalittici, quasi escatologici”. La teoria del “mavalà” è durata pochissimo.
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