L’annuncio del suo decesso è arrivato martedì mattina dall’ospedale di Rabat dove Simon Levy era ricoverato a causa di una lunga malattia; muore a 77 anni una figura storica del Marocco, un militante per l’Indipendenza nazionale sin dal 1953. Linguista, iniziò il suo percorso di militante comunista del 1954, prima nelle fila dell’azione studentesca, poi nella dirigenza del partito del Progresso e del Socialismo (PPS, ex Partito Comunista) e come sindacalista in testa all’Unione Marocchina del Lavoro (UMT). Nel preambolo della nuova Costituzione che è stata all’unanimità votata con un referendum popolare lo scorso 1 luglio, si legge chiaramente: “Il Reame del Marocco intende preservare nella sua plenitudine e diversità, la sua identità nazionale una e indivisibile. La sua unità, forgiata dalle convergenze delle sue componenti arabo-islamiche, amazigh e saharo-hassanie, si è nutrita e arricchita dei suoi affluenti africani, andalusi, ebraici e mediterranei”. Segretario generale della Fondazione del Patrimonio Culturale Giudeo-Marocchino, Simon Levy, fine conoscitore dell’arabo, è rimasto, sino alla sua morte, ferocemente radicato a questa identità marocchina. Un identità plurale che è la fierezza dei marocchini. Nato a Fès nel 1934, Simon Levy è l’autore di diversi importanti lavori sulla storia del giudaismo marocchino. Laureato in lettere in Spagna e in Portogallo (1956), ottenne nel 1958 un DES sulla “Guerra del Rif sotto il regno di Alfonso XIII”, e un dottorato di Stato nel 1990 per una tesi sul “Parlare arabo degli ebrei in Marocco: particolarità e impronte. Storia, sociolinguistica e geografia dialettale”. Il suo attaccamento alla “marocchinità“ in tutte le sue componenti lo condusse a fondare, nel 1997, il Museo del Giudaismo di Casablanca. “E’ l’unico museo ebreo nel mondo arabo” ricorda la sua direttrice Zhor Rhihil, di fede musulmana. Questo museo conserva degli oggetti di culto ebreo marocchino, vestiti, utensili e un atelier di gioielli, testimonianza della storia e della vita della comunità ebrea marocchina, antica di duemila anni. Presente in Marocco dall’antichità, la comunità ebrea crebbe nel corso dei secoli, beneficiando anche dell’apporto degli ebrei espulsi dalla Spagna con La Reconquista del 1492, da parte dei re cattolici. Alla fine degli anni ’40, contava 250.000 persone, il 10% della popolazione, ma si ridusse a qualche migliaio quando venne fondato lo stato di Israele, dopo la guerra dei sei giorni nel 1967. Oltre un milione di ebrei nel mondo sono di origini marocchine, quasi tutti presenti in Israele, ma anche in Francia, negli USA e in Canada. Il Re Mohammed VI ha indirizzato un messaggio di condoglianze alla famiglia di Simon Levy. “In questa dolorosa circostanza“, si legge nel comunicato, “il Re esprime alla famiglia del defunto, ai suoi amici, ai suoi compagni in seno al partito del PPS e all’insieme dei membri della comunità ebrea marocchina, le sue vive condoglianze e i suoi sinceri sentimenti di compassione. Noi non dimenticheremo, con rispetto, le qualità di Simon Levy, i suoi nobili valori umani, il suo nazionalismo sincero, avendo aderito sin dalla più giovane età al Movimento Nazionale per difendere la libertà, l’indipendenza e l’integrità territoriale del Marocco, restando fedelmente ancorato ai valori della sovranità del reame”.
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