La mia passione per i fumetti è nata in concomitanza con quella per il cinema. A forza di vedermi tanti bei film tratti da dei fumetti, ho cominciato a pensare che forse pure quello doveva essere un media che aveva le sue cose da dire. Poi vidi quella perla di Umbreakable e mi convinsi che dovevo subito iniziare ad interessarmi delle nuvole parlanti, così l'apertura della fumetteria della mia città si fece provvidenziale. Da lì in poi è storia, divenni per un breve periodo un insopportabile jappominkia [sigh!] per poi avere una visione più completa del media. Ma prima che la fissazione verso l'oriente si fece prepotente, avevo avuto modo di gustarmi - in una marcissima edizione economica per l'edicola fatta in occasione dell'uscita del film - le avventure della città del peccato di Frank Miller. Fu una lettura destabilizzante, che mi colpì per la violenza esagerata e le atmosfere evocate dai bellissimi disegni di Frank Miller, qui esaltati da delle scelte cromatiche davvero mirabolanti. Poi l'amore pure venne con Il ritorno del cavaliere oscuro [e il disinnamoramento più totale con quell'obbrobrio di Sacro terrore] e Devil: rinascita, storie che unite a quelle della città di Basin mi hanno fatto eleggere il buon Frank come uno degli autori più fondamentali per la mia crescita.
Nella città di Basin city,soprannominata Sin city, tre storie si incrociano. Marv, abitante dei sobborghi, deve vendicare un amore perduto brutalmente e conosciuto solo a metà. Dwight, sicario con una faccia nuova, deve impedire che l'ex della sua nuova fiamma faccia un casino, finendo per scatenarne uno più grande. E il poliziotto Hartigan deve aiutare Nancy, dolce bimba finita nelle mani di un sadico pazzo.
Sulla fedeltà che devono avere i film tratti dai fumetti verso l'opera originale se ne è discusso all'infinito. Su questo argomento però io la metto un po' come disse Virgilio a Dante: chittesencula. Chi se ne frega, e questo lo dice un fumettaro, uno che di fumetti ne legge abbastanza. Questo perché cinema e fumetti sono due medie estremamente diversi e che quindi rispondono a diverse leggi narrativo-estetiche. Se il film viene bene, non me ne curo delle differenze che ha preso dall'opera cartacea; se invece il film viene una merda, lo stesso, è brutto semplicemente perché tale. Per dire, V per vendetta non mi ha fatto cacare perché è diverso dal fumetto, ma perché è un film gestito male. Robert Rodriguez aveva cercato di ovviare questo modo di pensare reso mainstream dal sovrappopolamento di quella brutta razza che sono i nerd già nel 2005, quando decise di far uscire questo Sin city e veicolando le riprese in una maniera molto particolare: gli storyboard del film sarebbero state le vignette di Frank Miller, in modo da averne un film totalmente uguale a quello che era l'intento dell'autore originale - che per questo, oltre a fare un cammeo nella parte del prete, è stato accreditato come co-regista, insieme a Tarantino che ha partecipato alle riprese per un solo giorno alla paga simbolica di un dollaro. Il risultato finale, quindi, può definire questo film come un'opera ben riuscita? Diciamo che l'inizio è decisamente sfolgorante. Il prologo con Josh Hartnett e l'avvenente dama dagli occhi verdi ha un bianco e nero decisamente funzionale e, quando arriva la scena del bacio, con quelle silhouette bianche su sfondo nero, proprio come sono nel fumetto, mi è arrivato un senso di gradito uattaffacca come non succedeva da molto. L'impressione è stata quella quindi di un simpatico esperimento... solo che tal simpatico esperimento poteva definirsi simpatico unicamente per i pochi minuti di apertura, alla lunga ha finito col diventare sfiancante. Così come è stato sfiancante vedere i titoli di testa con i nomi degli attori [che poi qui c'è davvero un cast della Madonna!] riportati vicino alla loro controparte disegnata. Per me, che avevo già letto i fumetti, è stato un qualcosa di strano vedere le vignette che avevo amato trasposte sul grande schermo. E' stato quasi un senso di noia crescente perché mi è sembrato di vedere un film che avevo già visto, cambiava solo il modo in cui i vari segmenti di immagine di incollavano fra loro, con quello che era l'inconfondibile stile narrativo di Rodriguez. Eppure questo, per me che amo le differenze fra l'originale e la trasposizione filmica, per me che le parti di assoluta fedeltà all'opera originale sono solo pura noia, è stato un immenso punto a sfavore. Così come il look 'da fumetto' è diventato, col tempo, abbastanza fastidioso, sensazione aumentata dal fatto che il film è diviso in episodi e che quindi sembrava di vedere il medesimo trucco di regia per tre film diversi, aumentando il senso di lunghezza e di invariabilità. Il che riporta a tutte le problematiche del caso, perché se certe dinamiche sulla carta avevano il loro senso e la loro bellezza ritmica, qui si hanno anche delle scene abbastanza ridicole per la loro incapacità di funzionare sullo schermo - cosa che a mio parere si percepisce particolarmente nell'episodio delle mignotte. Eppure, a testimonianza che alle volte una bella storia permette tutto, nonostante tutti questi difetti il film non annoia ed è anche in grado di esaltare, regalandoci cento minuti di goliardico e violento divertimento che male decisamente non fa. Poi vabbeh, abbiamo sangue e tette, già questo è un motivo per promuoverlo. Anche se però non capisco come mai tutti critichino quel tamarro di Snyder per certe (eccessive, è vero, ma è un'opera che nella simbologia delle immagini ha la sua forza) fedeltà del suo Watchmen, mentre esaltano Rodriguez per questo film.
Alla fine quindi è un film che vale la pena di essere visto e che, nonostante il modo in cui è stato realizzato, non mi sento di sconsigliare. Ma forse è meglio prenderlo a piccole dosi. Voto: ★★ ½