La dichiarazione del Sindaco Gastone Gismondi apparsa ieri sul Corriere Adriatico, nonostante l’intento evidente di chiudere la discussione, non può essere sufficiente a tranquillizzare chi ha posto la questione delle case popolari nell’ex ospedale vecchio. Non può perché risulta vaga e contraddittoria.
E’ vaga perché prima di tutto si riferisce soltanto ai tre alloggi di competenza del Comune e, quindi, non tranquillizza in quanto non spiega cosa accadrà dei rimanenti sette alloggi. E’ vaga anche perché cita alcune categorie cui sarebbe destinato il venticinque per cento degli alloggi di competenza comunale ma non spiega se vi sia la reale possibilità che queste categorie siano interessate al bando: sono state redatte convenzioni con i ministeri competenti o con le associazioni di categoria? Se non si avranno domande provenienti dalle categorie citate dal Sindaco è evidente che gli alloggi verranno assegnati, come gli altri, tramite presentazione del modello ISEE con le conseguenze che chi ha firmato la petizione teme.
Infine la contraddizione: se si assegna il venticinque per cento di tre alloggi in maniera diversa rispetto alla classificazione di reddito, questa percentuale riguarderebbe soltanto tre quarti di un appartamento. Che vorrebbe dire? E in ogni caso sembra davvero una percentuale piuttosto poco tranquillizzante su un totale di dieci appartamenti.
E’ vero, però, che l’obiettivo di riaccendere la discussione è stato per ora raggiunto: il Sindaco e il Prefetto hanno parlato della questione e il Sindaco ora passa la palla al Presidente dell’Erap che speriamo la colga. Rimane ancora non interpellata la popolazione che, speriamo, venga coinvolta quanto prima in una discussione serena, aperta, onesta e soprattutto democratica.
Luca Craia