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sindrome da slittamento della linea di riferimento

Creato il 09 marzo 2013 da Unamelalgiorno

Penso che si possa applicare all’attualità politica (ma non solo, per esempio anche ai controlli medici periodici senza documentazione esaustiva): interessante riflessione

Quando gli chiesero perché aveva cambiato la sua posizione sulla politica monetaria, il grande economista inglese John Maynard Keynes rispose con una battuta immortale e forse apocrifa: Quando i fatti cambiano, io cambio idea. Ma troppo spesso noi non ci comportiamo come Keynes, soprattutto quando i fatti cambiano lentamente.
La percezione umana ha un particolare difetto noto come “sindrome da slittamento della linea di riferimento”. Il termine è stato coniato dal biologo marino Daniel Pauly della University of British Columbia a Vancouver, in Canada, per spiegare quello che è successo alla popolazione ittica. Quando gli europei cominciarono a pescare davanti a Terranova e Cape Cod, nel seicento, i pesci erano incredibilmente abbondanti, ma in meno di duecento anni molte specie furono completamente cancellate. Come è potuto succedere? Secondo Pauly, perché ogni generazione di scienziati accetta come punto di riferimento l’entità delle scorte e la composizione delle specie esistenti all’inizio della propria carriera, e le usa per valutare i cambiamenti. Il risultato è un graduale slittamento della linea di riferimento, con la conseguenza di una progressiva scomparsa delle riserve ittiche tra una generazione e la successiva.
Da allora la sindrome è stata estesa: l’arco temporale di questo slittamento può limitarsi alla durata di una vita umana, perché sul lungo periodo noi stessi siamo ciechi ai lenti cambiamenti che si veriicano nell’ambiente. Nel 2009, per esempio, i ricercatori hanno condotto uno studio tra gli abitanti dell’Inghilterra del nord sulla loro percezione delle popolazioni ornitologiche locali nei vent’anni precedenti. Hanno scoperto che oltre il 30 per cento delle persone non si era assolutamente accorto che le specie più comuni erano cambiate.
Il messaggio è che forse nel corso della nostra vita continuiamo a stabilire nuovi punti di riferimento per le nostre conoscenze.
Questa incapacità di riconoscere i cambiamenti graduali può sfociare in un disastro non solo ecologico.

fonte New Scientist, Regno Unito (Internazionale 985)


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