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Sinfonie della città: Ruttmann e Goldenbeld

Creato il 04 giugno 2011 da Cristina @cbalmativola
Walter Ruttmann (Francoforte sul Meno, 28 dicembre 1887 – Berlino, 15 luglio 1941) si avvicina alle problematiche avanguardiste del cinema di puro ritmo e astratto realizzando tra il 1919 e il 1925 cinque film, che genericamente intitola Opus (I-V), in cui fa muovere forme geometriche piane nella terza dimensione apparente, riuscendo così a creare l’illusione di cubi, sfere e parallelepipedi che «danzano» su tempi metronomicamente determinati, retti da musiche da lui appositamente composte. Esaurita la ricerca sul cinema astratto, ne applica i risultati sul ritmo nel documentario Berlin: Die Sinfonie der Großstadt(1927, 65min). Film muto, esso viene nondimento musicato con una partitura per orchestra a opera di Edmund Meisel, che potete ascoltare nella clip che vi propongo in questa sede.
Berlin: Die Sinfonie der Großstadt ritrae la vita della città di Berlino in uno stile semi-documentario, in cui le immagini sono montate senza alcun contenuto narrativo esplicito. Nonostante ciò, gli eventi del film sono disposti in modo da simulare il passaggio di un solo giorno (simulata da un assemblaggio di film girato durante il periodo di un anno) dall'alba al tramonto. Le sequenze sono montate sulla base di rapporti di immagine, movimento, punto di vista e contenuti tematici per un totale di cinque atti, e ogni atto è annunciato attraverso una scheda titolo all'inizio e alla fine. Presenti in tutti gli atti treni e tram, che costituiscono un elemento visivo e ritmico ricorrente e di raccordo tra le diverse parti del discorso visivo.

Ho pensato immediatamente a Ruttmann venendo oggi a conoscenza di un'opera presentata di recente a Milano. Akko Goldenbeld ha progettato l'installazione Stadsmuziek, ovvero un carillon in legno di grosse dimensioni collegato a un pianoforte, dove la partitura è costituita da un rullo che riproduce in 3D la mappa della città di Eindhoven nei Paesi Bassi. Le critiche mosse all'opera, pur apprezzata nell'originalità dell'idea, sono relative alla sonorità sgradevole ch'essa produce.
Per chi si occupa di etnografia dei luoghi, però, anche il suono che si genera da una mappa in 3D di una città è fonte di informazioni: possiamo mettere in relazione il suono prodotto con l'organizzazione degli spazi abitati e questi ultimi in relazione alle diverse scelte abitative ed esistenziali. Ovvero siamo in presenza di una sequenza sonora che è direttamente prodotta dagli spazi della casa e del lavoro di persone impegnate in diversi movimenti/attività/direzioni specifici e individuali, di contro alla frequente silenziosità della campagna e dell'ambiente naturale dove in gran parte i ritmi e la attività del quotidiano sono comunitari o si disperdono in spazi aperti.
La sonorità stessa così prodotta a me richiama metaforicamente - nella sua dissonanza - l'ambiente sonoro della città che non può non disturbarci, talvolta, ma che sempre è il riflesso dell'esistenza dei suoi abitanti. Per questa ragione, alla fine, a me anche questa assenza di una specifica melodia risulta gradevole: perché in essa - lasciandomi andare all'immaginazione - sento le vite e le anime di coloro che abitano un luogo. Una miriade di vite e anime diverse :-)


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