Magazine Diario personale

Sinister

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Spesso e volentieri, quando è il momento di vedere qualcosa di buono senza correre il rischio del film pacco, mi affido essenzialmente a due amici blogger, Lucia e Hell. Anche questa volta, in vista di una serata pizza, birra e film in lingua originale, mi sono consultato e Lucia mi ha indirizzato verso questo Sinister. Sono andato a occhi chiusi, perché difficilmente film che piacevano loro mi hanno deluso. Cito tanto per dire The Innkeepers, pellicola che non arriverà mai da noi, ed è peggio per il pubblico italiano. Un gran bel film, con tempi suoi, un’atmosfera molto, molto particolare e originale sotto molti punti di vista.

Una delle locandine

Una delle locandine

Ma stavamo parlando di questo Sinister, che il trailer potrebbe attrarre alcuni e far desistere altri. I più smaliziati potrebbero essere tratti in inganno, e se non fosse stato per Lucia, io forse lo avrei evitato, nonostante Ethan Hawke come protagonista che non mi dispiace come attore. E invece, è stata una sorpresa per vari motivi.

Ethan Hawke

Ethan Hawke

Trama

Ellison Oswalt è uno scrittore che tenta di riprendere l’onda del successo, dopo aver raggiunto la notorietà con il suo primo libro, ma avendo collezionato due flop successivi. L’unica soluzione che vede, è ripetere il modus operandi del primo, indagando su un caso irrisolto per poi scriverne un romanzo. Si trasferisce così con la famiglia nella casa nel cui giardino sono stati impiccati i membri di una famiglia. Tutti tranne una bambina, che risulta tuttora scomparsa. Ed è proprio su di lei che Oswalt concentra le ricerche, iniziando a ricostruire i pezzi del mistero, grazie a una scatola trovata in soffitta, contenente delle bobine super 8. In questi filmini casalinghi, sono ritratti gli omicidi di altre famiglie, oltre a quella di cui si stava occupando Oswalt.

Un simbolo importante

Un simbolo importante

Considerazioni

Sinister è un buon film, diciamolo subito, superiore di diverse lunghezze da altri del genere, con al centro il padre di famiglia. Anche se viene usato alcune volte, e ci tengo a precisare alcune, il metodo dello spavento meccanico, la regia è uno dei punti forte del film. Le scelte di certe inquadrature trasmettono angoscia. La trovata di mostrare attraverso i filmini ciò che è avvenuto in passato, può dare un senso di deja-vu, eppure nel contesto ci sta, senza far sbuffare. Credo davvero che sia un film che meriti di essere visto, un piccolo gioiellino in mezzo a tante scatole vuote uscite in questi anni.

Una scena

Una scena

Non si grida mai “alla buffonata”, perché tutto è molto misurato e calibrato, con un suo senso. Apprezzabile soprattutto che si possa iniziare a intuire qualcosa, e che gli indizi o la possibilità di fare congetture, non siano ostacolate dalla solita regia che ci vuole spettatore del finalone. Con un po’ di attenzione e perché no, intuizione, si può capire buona parte delle cose durante il film, senza che ci venga svelato tutto alla fine.
Suppongo che per il pubblico italiano, sarà difficile vederlo al cinema, e dovranno attendere il passaggio all’home video. E sarebbe un peccato perderselo.


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