di Ciuenlai
La sinistra ha perso un anno. L’alternativa ha perso un anno. La sollecitazione di Vendola e Di Pietro a Bersani è utile, doverosa, ma, rischia di arrivare fuori tempo massimo. Dopo Vasto ci sono state troppe esitazioni. E se Grillo ha avuto il successo che ha avuto, questo, si deve anche all’immobilismo della sinistra, che a forza di aspettare il Pd, è stata accomunata al sistema dei partiti, quello che è stata travolto dal terremoto delle amministrative. La verità è che si è avuto paura di sciogliere l’unico nodo che può aprire le contraddizioni presenti nell’area progressista, quello legato appunto a cos’è l’alternativa e cos’è alternativo. L’attuale gruppo dirigente del Pd non conosce e non vuole conoscere questo vocabolo. Bersani e soci, come ho detto più volte, sono per l’alternanza e cioè per cambiare gli attori del potere, non i contenuti di questa società. E’ la loro storia che lo dimostra. Le occasioni le hanno avute e i risultati si sono visti. Le più corpose controriforme sono state impostate dal centrosinistra, non dalla destra. Il “Contributivo” sulle pensioni, non è roba della Fornero, ma del Governo Dini appoggiato dal Pds di D’Alema e dai Popolari di Marini, il precariato non risale alla legge Biagi, ma alla legge Treu (Governo D’Alema), così le riduzioni del diritto di sciopero e dell’agibilità sindacale (leggi Bassanini) ecc. ecc. Di contro, le riforme sui diritti civili, sul conflitto d’interessi, sulla corruzione, sono rimaste lettera morta in ossequio al Vaticano e agli accordi sotto banco con Berlusconi. E non si tratta di evocare il radicalismo o peggio l’estremismo. Questi non reggono nemmeno una cosa alla francese. Hollande è contro il fiscal compact e loro lo hanno votato, Hollande è per abbassare l’età pensionabile e loro l’hanno alzata, Hollande è per tassare i ricchi e loro hanno approvato l’aumento dell’Iva, delle addizionali irpef, le accise sulla benzina e l’Imu sulla prima casa, che non sono certo imposte per facoltosi. No non fa per loro. Perché fuori da una visione totalitaria del potere, come fine e non come mezzo, il Pd muore. Ma nonostante questo, avendo tentennato durante tutto il Governo Monti, la sinistra ha dato l’opportunità al Partito Democratico di respirare e non subire eccessivi danni dal suo incondizionato sostegno alla politica di macelleria sociale. Adesso i democratici se ne possono anche fregare delle ancora troppo compassate critiche di Vendola e di Di Pietro. Ormai, con l’aiuto giornaliero del Capo dello Stato, hanno disinnescato la mina più pericolosa per loro: quella dell’avere una concorrenza agguerrita a sinistra. A differenza della Grecia e della stessa Francia, il sistema è riuscito a dirottare l’enorme protesta su Grillo. Un fenomeno ritenuto passeggero e che fra parentesi, permette di ricreare la sindrome del “nemico” nell’elettorato democratico, Quella sindrome che ha permesso all’ex Pci, nelle sue varie forme, di nascondere le proprie magagne dietro l’antiberlusconismo militante. Adesso il Pd può cominciare le grandi manovre in vista delle elezioni politiche. La sua priorità è quella di creare una serie di liste civiche “civetta” a sostegno del partito. Liste con dentro tutto : membri del Governo Monti, uomini alla Calearo e alla Rossi, imprenditori, banchieri e proposte dell’ editoriale L’Espresso, da sempre azionista di maggioranza di questa parte politica. Idv e Sel si possono aggiungere al progetto, ma, quello che emerge con grande forza, è che non possono più condizionarlo. Però non è ancora finita. Perché c’è una cosa che può cambiare le carte in tavola. Questa cosa si chiama Fiom. A sinistra è l’unica opposizione che non ha mai barcollato. Per questo è ancora credibile e spendibile. La sua scesa in campo può sparigliare le carte. Un cartello di laburisti, ambientalisti, progressisti ecc. che facesse perno sul sindacato dei metalmeccanici, sarebbe in grado sia di condizionare il centrosinistra, che di andare da solo con buone chances di successo. Però se la sinistra vuol battere un colpo, deve fare presto. Aspettare settembre potrebbe anche equivalere ad una nuova condanna all’emarginazione.