BANDIERA ROSSA A PRIOLO: A volte, eternamente, ritornano: intervista a un giovanissimo socialista
News Siracusa: si chiama Christian, ma per gli amici di Priolo-Gargallo è il Compagno Bosco. A diciotto anni è il più giovane membro del direttivo regionale del Partito Socialista Italiano. Sconvolgente, ma vero: il PSI esiste ancora. Ma la sua apparizione, ci si chiede, è quella di un cigno morente o di un’araba fenice che risorge dalle ceneri? Anche se non se ne sente mai parlare, anche se la stampa e le radio e le televisioni paiono ignorarli, i rossi sono tornati a far garrire le loro rosse bandiere per portare a termine un’antica missione: far breccia nel fronte unito delle forze capitaliste. Storia vecchia, direte, miti del passato, creature in via d’estinzione! Non esistono più cose come la dialettica fra classi, il proletariato, la lotta al pluslavoro! Non è questa l’opinione del Compagno Bosco. Il Compagno Bosco è un ibrido interessante nel suo modo di parlare e di pensare. A tratti sembra un caprone indottrinato, un rigido automa che ripete meccanicamente slogan folcloristici. A tratti invece sorprende per originalità, freschezza, consapevolezza. Sono arrivato alla conclusione che lui sia davvero indottrinato. Ma il cumulo davvero impressionante di citazioni di Pertini e di Marx e di Craxi, di date e fatti sulla storia del suo partito, di slogan, non è per lui un ammasso sterile: è un bagaglio acquisito, compreso, condiviso, amato, fatto proprio. Lui capisce conosce e crede in ogni singola parola che pronuncia, anche se non si tratta di farina del suo sacco. È un uomo di fede e sa cosa esigere dalla propria fede. Per lui il socialismo è una realtà viva, uno scontro sempre acceso tra oppressi e oppressori, tra due mondi e due generazioni. Per lui il socialismo è la voce di protesta degli oppressi, dei giovani, del nuovo che non accetta le ingiustizie del vecchio. Una voce che per vent’anni è rimasta in silenzio, ma che adesso non può che tornare a urlare d’indignazione e di rabbia, perché l’ingiustizia non è morta. E finché vive l’ingiustizia, avrà voce il socialismo.
ANDREA TISANO. Non so se provare invidia o ribrezzo. Sei giovane e disilluso (due aggettivi che sono quasi sinonimi), eppure hai qualcosa in cui credere fermamente: una fede cieca nell’avvenire. Tuttavia c’è una cosa che non capisco. Possibile che ti sia bastata la fede per arrivare a diventare membro del direttivo regionale?
CHRISTIAN BOSCO. No, certo. Alle mie idee forti e ai miei principii ho dovuto affiancare tanta esperienza, tanta fatica. Tanta prassi. A Priolo ho acquisito una certa visibilità grazie alle mie lotte contro la malamministrazione dell’attuale sindaco e quelle contro l’inquinamento. In particolare, io e i miei compagni ci siamo interessati al caso del vallone Monachella, dove da quasi sette mesi una tubatura industriale sversa petrolio. Ma nonostante gli atti parlamentari, la manifestazione, la raccolta firme, le denunce e gli articoli di giornale nessuno ha fatto niente. Per adesso.
Vedo che traduci senza difficoltà gli ideali in fatti. Parlami allora di quali sono, secondo te e il tuo partito, le problematiche più gravi del nostro territorio. Nella prassi.
Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. Però quello che più ci preme è il tema del lavoro. Priolo dipende quasi
unicamente dalla zona industriale, e al momento c’è una disoccupazione del 48% per i padri di famiglia e del 70% per i giovani. Il che significa che siamo davvero tutti liberi di morire di fame, come diceva Pertini. Crediamo che l’unica soluzione a questo problema sia smantellare tutta la zona industriale, bonificarla e costruire usando nuove tecnologie, nuove fonti di energia rinnovabile. Ma c’è anche, in aggiunta, il progetto di ampliare il porto di Augusta per trasformarlo nel punto nevralgico dei nuovi traffici marittimi che la Cina porterà nel Mediterraneo. Un’opera simile porterebbe lavoro a tutta la Sicilia orientale!Una seconda rivoluzione industriale, insomma. Certo, il punto sta di non permettere un’industrializzazione selvaggia come…
Come quella degli anni Cinquanta a Priolo, lo so lo so, quando i democristiani usarono i soldi degli Stati Uniti per costruire un polo industriale laddove non sarebbe dovuto sorgere, in prossimità di una faglia sismica.
Senti, il Partito Socialista è stato rifondato nel 2007, lo stesso anno in cui è nato il PD, eppure di voi si parla poco e niente.
È vero. Purtroppo i mass media ci ignorano, come nel caso dell’inchiesta sul gioco d’azzardo: il merito è stato riconosciuto unicamente il PD, mentre si trattava di una nostra battaglia.
Difficile notarvi quando avete in parlamento solo quattro deputati e tre senatori…
In realtà siamo quattordici e dieci comprendendo anche il PLI, con cui siamo in coalizione.
…Ma al di là dei numeri, oggi cos’è il PSI? A me dà un po’ l’impressione di un ritrovo di vecchi commilitoni che si piangono addosso rievocando i bei tempi che furono mentre si abboffano a un rinfresco.
Purtroppo c’è questa componente nostalgica, il culto verso vecchie ideologie e vecchi leader come Pertini, Craxi, e lo stesso Berlinguer (nonostante fosse comunista). Ma la nostalgia non porta da nessuna parte. Bisogna costruire un socialismo nuovo che faccia fronte alle problematiche del nostro secolo, un socialismo attivo. E per far questo dobbiamo anche renderci indipendenti dagli altri partiti, se non condividono la nostra stessa visione del mondo. Altrimenti non raggiungeremo mai il nostro scopo: abbattere il muro delle forze capitaliste.
Quali sono le forze del capitalismo, oggi?
C’è stata certo un’evoluzione nelle forme dello sfruttamento, tuttavia il germe è sempre lo stesso, ed è quello della prevaricazione. Il compito del socialismo è di tenere a bada le tendenze prevaricatrici innate nel mondo capitalistico, educare e civilizzare questo mondo.
E le forme evolute di sfruttamento quali sarebbero?
Il libero mercato e la possibilità di spostare la sede delle industrie là dove la manodopera è più conveniente hanno dato agli industriali un enorme potere di ricatto nei confronti dei lavoratori. Basti pensare al caso della Fiat in Polonia. Ma anche al mercato degli agrumi: l’Italia importa le sue arance dalla Spagna e dal Sud America, mentre quelle della Sicilia rimangono appese sugli alberi a marcire perché i coltivatori siciliani non riescono a piazzarle sul mercato. Alla base di questi problemi ci sono i peccati originali dell’Unione Europea.
A questo proposito: per le europee vi siete inseriti nella lista del PSE insieme al Partito Democratico…
No.
No?
No, il Partito Socialista è sempre stato parte del socialismo europeo. È il PD che si è inserito adesso, e non capisco neanche come abbia fatto.
Che intendi dire?
Il Partito Democratico, bisogna dirlo, è nato come involuzione del Partito Comunista, ma ormai della Sinistra non rappresenta nulla. Non rappresenta le masse operaie, i lavoratori, i diseredati.
Ho letto da una tua intervista che il PD e il PSI sono diversamente socialisti…
Era l’opinione dell’intervistatore, ma è vero. Lo sono nella misura in cui il PSI è socialista e il PD non lo è. Il Partito Socialista rappresenta comunque l’eredità del vero socialismo della Prima Repubblica, quello di Nenni, di Pertini, di Craxi, che col suo Vangelo Socialista del ’78 rappresentò una delle massime teorizzazioni del socialismo italiano.
Secondo te il Partito Democratico è davvero un rigurgito di Democrazia Cristiana?
Francamente posso risponderti in base a ciò che vedo a Priolo. E la risposta è sì. Prima delle elezioni del 2013 hanno promesso occupazione e sviluppo. Peccato che dal giorno dopo le elezioni a oggi non abbiano fatto nulla. Dal momento in cui hanno preso il potere, anche a livello nazionale si è visto come il loro interesse sia stato quello di tutelare la stabilità monetaria e le banche: il nuovo capitalismo.
Torniamo all’Europa. A Sinistra vediamo i socialisti, i Verdi e la lista di Tsipras. Quali sono le differenze?
Su Tsipras posso dirti che è espressione del neo-comunismo. Il comunismo è la giustizia sociale senza la libertà, e io penso insieme a Pertini che non possa esistere giustizia sociale senza libertà. Il socialismo è libertà.
Ma se vincesse alle europee, il PSE quale politica economica adotterebbe? Ci libererebbe dal giogo dell’austerità?
L’austerity è espressione di quel nuovo capitalismo monetario di cui parlavo, e perciò è nemica del socialismo. Austerità significa sacrificare le esigenze del territorio, strozzare la vera economia, per la salvaguardia di una posticcia stabilità finanziaria ed economica. Per questo uno dei progetti di Martin Schulz è di dividere l’unità monetaria europea in due blocchi, uno settentrionale e uno meridionale, dato che l’euro degli Stati mediterranei non può reggere la competizione con quello dei paesi continentali.
Credi che Schulz riuscirà a imporsi davvero in Europa? Finché le decisioni più importanti vengono prese da organi esecutivi non eletti, che sono un distaccamento della BCE, come può la politica parlamentare, e quindi il cittadino europeo portare un cambiamento col proprio voto? Finché l’Unione Europea è la BCE, come potranno essere esercitate politiche diverse da quelle di austerità e di stabilità monetaria?
Eccolo, è sempre il capitalismo il problema. Devi capire che la BCE e la sua austerità spadroneggiano dal ’92, quando le forze socialiste sono venute meno permettendo al capitalismo di dilagare incontrastato. Senza opposizione, senza freni. Senza più paura del pericolo rosso. Se prima il mondo era spaccato a metà, adesso è tutto sotto il giogo del capitalismo, che entra continuamente in lotta e in contraddizione con sé stesso, generando infinite crisi di sovrapproduzione. E a questo si aggiungono le tasse che finiscono nelle casse della BCE, per cui i poveri pagano le conseguenze di crisi generate da interessi padronali. Per esserci il cambiamento, però, è vero che il potere deve tornare al popolo.
Quindi alla politica.
Marx diceva che la società civile non deve poter influenzare lo Stato, che rappresenta l’interesse collettivo, con i suoi particolarismi. E non è possibile che il 4% della popolazione detenga l’80% del capitale mondiale.
Lasciamo perdere Marx. Torniamo all’Europa. È inammissibile che siano organi non eletti a detenere il potere esecutivo.
Bettino Craxi, dal suo esilio ad Hammamet nel ’97 disse che l’Europa ci porterà alla fame: nel migliore dei casi sarà un limbo, nel peggiore dei casi un inferno. Aveva ragione. È ovvio che bisogna rivedere i trattati di Maastricht e le fondamenta delle relazioni tra Stati. Le politiche economiche devono essere le stesse affinché sia sostenibile l’unione finanziaria. Si torna alla divisione necessaria tra nord e sud.
Un’ultima domanda. Quali sono, secondo te, i principii fondanti del nuovo socialismo?
Sono sempre gli stessi del vecchio socialismo, e sono due: libertà e giustizia sociale. Sandro Pertini diceva che non può esserci l’una senza l’altra. Un società come quella comunista è profondamente ingiusta: è un’ingiustizia non poter parlare, pensare o esprimersi liberamente. Ma è ingiusta anche la nostra società, apparentemente così libera. Prendi l’Italia: c’è libertà, e questo è bellissimo. Siamo liberi di parlare, di pensare, di bestemmiare e di morire di fame. Senza le potenzialità economiche per una vita dignitosa l’uomo è uno schiavo anche se può dire pensare e fare ciò che vuole. Il socialismo vuole liberare l’uomo dalla sua schiavitù. Secondo me il nuovo socialismo, sulla base di questi due sacri principii, deve svilupparsi come un albero: alle radici i grandi del passato, Pertini e Craxi ma anche Nenni e Berlinguer, e in cima fogliame sempre nuovo. Solo noi giovani possiamo capire le problematiche e le dinamiche del nostro secolo. La voce del socialismo sembrava essersi spenta, e invece è tornata a gridare, a cantare!
Ma il canto d’un cigno o di un’araba fenice?
Andrea Tisano