“La cultura e il metodo mafioso ogni giorno di più diventano prassi diffusa, quasi inavvertita…: una componente della normalità italiana…”. Così scrive Saverio Lodato nel suo libro Il Ritorno del Principe dedicato alla criminalità dei potenti in Italia (Chiarelettere Ed.). Un libro che sconcerta per la serietà e la delicatezza delle affermazioni in esso contenute, nel quale si raccontano i retroscena del potere e di chi decide, fa politica e piega le leggi dello Stato ai propri interessi.
Secondo Saverio Lodato, scrittore e giornalista per L’UNITA’, non è vero che la mafia è quella che si vede in tv. Non è vero
neanche che i corrotti e i criminali sono una malattia della società. In Italia la corruzione e la mafia sono parti integranti e costitutive del potere. Di un potere che usa la mafia come esecutrice materiale dei delitti e che scarica su di lei, agli occhi dell’opinione pubblica, la responsabilità di omicidi “eccellenti” voluti e commissionati, in realtà, in sedi più… “elevate”. In Italia ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo e poi c’è la rispettabile borghesia mafiosa che frequenta i salotti per bene e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento. Ma il Potere è lo stesso, la mano è la stessa, scrive Lodato. Per questo il Potere non gode mai di alcun rispetto sociale. La gente lo sa, ne è perfettamente consapevole. La criminalità dei Potenti viene sopportata o per bieco interesse o per mancanza di alternative e si mantiene in vita grazie all’incessante lavoro di tutte quelle miriadi di miopi pecorelle, infaticabili nel legittimare e giustificare gli abusi ed i soprusi che rendono le masse sempre più lontane dalla verità e le condannano ad una frustrazione che si converte in indifferenza: veleni, questi, che stanno corrodendo e distruggendo dall’interno l’intero corpo sociale.Anche secondo Roberto Scarpinato, Procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo, dove dirige il Dipartimento Mafia-economia; Pm nel processo Andreotti e collega ed amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la questione criminale in Italia è inscindibile dai poteri dello Stato e della democrazia. “Nei periodi di trend economici positivi”, scrive Scarpinato nella premessa al libro di Lodato, “i guasti prodotti dalla criminalità dei Potenti vengono metabolizzati e riassorbiti. Nei periodi, come quello attuale, segnati da un trend negativo, l’operare di tale criminalità comporta invece costi globali complessivi tanto onerosi da non essere sopportabili a lungo dal Paese”.
Dal canto suo, la mafia, sfrutta le diversità tra i vari ordinamenti statali per razionalizzare la divisione del lavoro criminale, massimizzare i profitti e minimizzare i rischi, muovendosi ed evolvendosi con la velocità dell’economia di mercato globale che ignora le barriere nazionali e ne fa un fenomeno che si espande sempre più anche a livello internazionale. Il declino dell’Italia sembra divenire, dunque, ogni giorno di più un destino che attende solo di compiersi.
E allora? Da un punto di vista criminologico sembrerebbe non esserci nulla da fare. Dopotutto, come si fa a predisporre misure
d’intervento per estirpare la società stessa? E’ pazzesco anche solo pensarlo. Tuttavia, i criminologi sono tipi strani, un po’ per conto loro… E io sono una criminologa… Per questo credo che qualcosa si possa ancora fare. Si può ancora combattere, anche se con pochissimi soldati. Ciò che importa e che i pochi soldati (magistrati, insegnanti, giornalisti, studenti, ecc.) siano soprattutto buoni soldati; come ce ne sono stati tanti, nonostante tutto… Come lo sono stati: Falcone, Borsellino, Giovanni Paolo II°, e tanti altri. Come conclude Saverio Lodato nel suo libro, dunque, verrebbe da dire: Buona Fortuna Italia. E io lo dico con tutto il cuore…Danila Zappalà