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Siria, Al-Arabiya: “L’ordine di abbattere il jet turco partì da Mosca”

Creato il 30 settembre 2012 da Alessandroronga @alexronga

Siria, Al-Arabiya: “L’ordine di abbattere il jet turco partì da Mosca”Torna prepotentemente al centro del dibattito internazionale la vicenda dell’aereo militare turco F-4 Phantom, che lo scorso 22 giugno precipitò a largo della costa siriana, colpito da un missile lanciato dalle forze armate di Assad. L’emittente panaraba Al-Arabiya ha riferito ieri che l’attacco al velivolo da parte dall’aviazione siriana fu portato a compimento insieme alle forze russe di stanza nella base di Tartus: la prova si troverebbe in una serie di comunicazioni partite dal palazzo presidenziale di Damasco e dirette ad alcuni alti ufficiali dell’esercito siriano, che sarebbero state fornite ad Al-Arabiya da membri dell’opposizione siriana e la cui autenticità – riferiscono dal quartier generale di Dubai – sarebbe stata confermata da esperti. “Due piloti turchi sono stati catturati dall’intelligence dell’Aeronautica siriana dopo l’abbattimento del loro aereo, in un’azione coordinata con la base navale russa di Tartus”, si legge in un primo documento riservato, attribuito addirittura a Bashar Al-Assad, inviato al comandante delle Unità Speciali delle Forze Armate di Damasco, generale Hassan Abdel Rahman.

A questo messaggio ne fa seguito un secondo, inviato a tutti i capi dei servizi segreti siriani e dal contenuto molto più compromettente, poichè lascia intendere il ruolo centrale avuto da Mosca nell’azione e nella morte dei due piloti, che non sarebbero morti nello schianto, come finora riferito, ma uccisi dopo la loro cattura per ordine del Cremlino: “Sulla base delle informazioni e delle istruzioni provenienti dalla leadership russa, si rende necessario eliminare in modo naturale i due piloti detenuti dalle Unità speciali, e bisogna far sì che i loro cadaveri vengano riportati vicino al luogo dell’abbattimento, in acque internazionali”.

Uno scoop che dunque getta nuova luce sull’evento che la scorsa estate fece schizzare alle stelle la tensione tra Damasco e Ankara, e soprattutto smentisce la versione ufficiale di Assad, che qualche giorno dopo, in un’intervista al quotidiano turco Jumhuriet, si era scusato con la Turchia parlando di un “incidente”. Ma intorno a quell’avvenimento restano molti misteri. A cominciare da quella stessa intervista, rilasciata da un Assad molto conciliante e moderato: perchè il rais volle rivolgersi direttamente al popolo turco? E Ankara rinunciò alle minacciate ritorsioni militari solo perchè il rais  chiese scusa?

E’importante ricordare che la crisi dell’aereo turco esplose nel momento meno adatto, ovvero alla vigilia del vertice internazionale sulla Siria tenuto a fine giugno a Ginevra, che avrebbe dovuto portare le potenze mondiali a ratificare l’esilio di Assad e l’avvio di una fase di transizione. Per questo un’escalation militare tra Turchia e Siria doveva essere evitata ad ogni costo, soprattutto perchè lo stesso Assad sembrava allora intenzionato a gettare la spugna e di questa possibilità ne fece menzione proprio nell’intervista al quotidiano turco.

Ma, considerando l’efficienza dell’intelligence turca, è difficile ipotizzare che la Turchia non fosse a conoscenza della reale dinamica dei fatti: è possibile dunque che Ankara abbia deciso di ridurre la sua reazione contro Damasco ad un semplice pattugliamento di confine, in nome della ragion di Stato? Il cambio repentino di tono lascia supporre che Erdogan sia stato spinto, forse dai suoi stessi alleati della Nato, ad accettare le scuse di Assad e a non imbrogliare ulteriormente la matassa siriana quando la soluzione della crisi sembrava vicina. E il fatto che soltanto adesso i leakers anti-Assad abbiano fatto saltare fuori questi documenti compromettenti conferma che a fine giugno nulla avrebbe dovuto scompaginare il complicato mosaico di concessioni e compromessi che sarebbe dovuto uscire dal vertice svizzero.

Intanto dal Cremlino nessun commento al programma mandato in onda dall’emittente degli Emirati Arabi Uniti, che ha inoltre descritto un regime siriano ormai tenuto in piedi solo dagli iraniani e dai russi, che avrebbero costituito un comando unificato presente in tutte le questioni della crisi siriana.

Non è però la prima volta che si parla di un ruolo occulto della Russia dietro questa vicenda. A luglio il Sunday Times, citando fonti israeliane, scrisse che sulla decisione di Damasco di attaccare l’F-4 turco ci sarebbe stata la pressione di Mosca, che avrebbe voluto inviare un segnale indiretto alla Nato.


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