Adesso che l’uso dei gas a Damasco è diventato inequivocabile a causa dell’equivoca ricerca di un casus belli, bisognerà pur dare qualche segnale di questa certezza. Così il canale americano della Bbc mette in onda un reportage molto crudo in cui si vedono le conseguenze del lancio di una bomba su una scuola del nord della Siria, con morti e feriti che mostrano terribili bruciature sulla pelle. Bisogna fidarsi del fatto che a lanciarla siano stati i “sostenitori “di Assad ( non si parla di truppe), ma la particolarità del servizio sta nel fatto che esso inventa il gas di napalm e lo fa passare come generica arma chimica, inducendo l’ignaro spettatore a pensare che si tratti di una prova dell’uso dei gas da parte del regime siriano.
In realtà dentro tutto questo orrore i gas nervini invocati per dar modo agli Usa di avviare l’attacco, non centrano nulla: il napalm è considerato un’arma assolutamente convenzionale e usata ampiamente dagli stessi americani in tutti i teatri di guerra. Anzi a titolo di curiosità va detto che le prime vittime di un bombardamento al napalm si ebbero proprio in Italia, il 12 ottobre 1944, nei pressi Bologna nel tentativo americano di stroncare la resistenza dei tedeschi sulla Grüne Linie, ultimo baluardo della Gotenstellung e successivamente anche a Novellara, Reggio Emilia, Viadana, Fidenza, San Stino di Livenza.
Adesso però a settant’anni di distanza e dopo aver incenerito tutto il Vietnam, ci troviamo di fronte ai gas di napalm e alla mirabolante insinuazione mediatica che si tratti proprio di quelle armi di distruzione di massa contro le quali è giusto intervenire. Naturalmente non è che ciò venga sostenuto in termini chiari, ma ci si trova di fronte alla attenta costruzione di una verità emotiva destinata a sorreggere le scarse evidenze per un intervento che arriva dopo tonnellate di napalm, bombe di ogni tipo e 100 mila morti caduti nell’assoluta indifferenza.