La Russia farà tutto ciò che è in suo potere per sostenere il piano di pace che l’inviato di Onu e Lega Araba Kofi Annan ha approntato per la Siria: lo ha dichiarato oggi Vladimir Putin dopo l’incontro avuto a Mosca con l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, in cui però non si sarebbe discusso del futuro di Bashar al-Assad, oggetto di tensioni con gli Usa nelle scorse settimane, per via di un presunto placet russo ad un asilo politico a Mosca, che però il Cremlino ha sempre smentito. “Abbiamo sostenuto fin dall’inizio, e continueremo a sostenere, ogni sforzo che lei compirà affinchè in Siria ritorni la pace”, sono state le parole con cui il presidente russo ha accolto Annan al Cremlino, assicurandogli pieno sostegno alla sua iniziativa. Annan dal canto suo ha auspicato che i membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu possano “trovare un compromesso” durante la votazione di domani al Palazzo di Vetro su di una nuova bozza di risoluzione: Usa, Francia e Gran Bretagna hanno messo a votazione un pacchetto di sanzioni contro il regime di Damasco (incluso un intervento militare) da attuare qualora Assad non rispettasse sei punti del Piano di pace di Annan (rispetto dei diritti umani, formazione di un governo d’unità nazionale, approvazione di una nuova Costituzione, convocazione di libere elezioni).
Sull’ipotesi di un accordo, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha mostrato cauto ottimismo: “Abbiamo trovato un compromesso a Ginevra, non vedo ragioni per cui non dovremo trovarne uno anche all’Onu”, lanciando trasparire una vena polemica verso gli Usa e agli altri cosiddetti Amici della Siria per il loro vertice di Parigi tenuto una settimana dopo quello di Ginevra, che in pratica ha sancito un passo indietro rispetto ai risultati ottenuti in Svizzera.
Secondo il politologo russo Aleksandr Shumilin, Putin sta comunque cambiando lentamente le proprie posizioni riguardo ad Assad, non tanto pubblicamente, quanto ad un mero livello diplomatico: “il presidente russo – sottolinea Shumilin all’agenzia RIA Novosti – ha tentato, senza successo, di usare la Siria come risposta allo scudo di difesa americano e al sostegno occidentale all’opposizione. Ma non avendo sortito risultati, ora è costretto giocoforza ad un riavvicinamento alle nazioni occidentali”.