Un jet russo è stato abbattuto tra Siria e Turchia. Ankara sostiene che il Su-24 ha violato il suo spazio aereo. Mosca smentisce, ma conferma lo schianto.
La guerra in Siria è tornata, complici i tragici fatti di Parigi, al centro della scena internazionale. I cieli siriani, complice il veto americano a imporre la no-fly-zone richiesta a gran voce dai ribelli nelle prime fasi della guerra civile, si sono fatti nel tempo via via più affollati: dapprima l’aviazione di Damasco; in seguito la coalizione internazionale anti-ISIS a guida statunitense; quindi le forze russe, intervenute al fianco di al-Assad; infine l’areonautica militare francese, in risposta agli attentati alla capitale del 13 novembre. Era quindi logicamente prevedibile il verificasi di incidenti tra le diverse forze in campo, ragione per cui già nelle scorse settimane Washington e Mosca si erano seduti ad un tavolo per definire le regole di ingaggio ed evitare il verificarsi di spiacevoli inconvenienti e fraintendimenti suscettibili di precipitare il mondo in un’escalation nucleare e in un rinnovato clima da Guerra Fredda.
Tuttavia ciò non è bastato ad evitare l’incidente di questa mattina. Dalla Siria infatti giungono notizie dell’abbattimento, nei cieli di confine con al Turchia, di un Sukhoi-24 russo partito dalla base di Latakia. Ankara ha rivendicato l’abbattimento, spiegando che l’aereo aveva sconfinato nel suo spazio aereo nonostante i reiterati avvertimenti ai piloti. In base alle regole d’ingaggio dell’esercito, l’ordine dell’abbattimento potrebbe essere giunto direttamente dal Premier Ahmet Davutoglu, informato della violazione dello spazio aereo da Hulusi Akar, capo di Stato maggiore. Davutoglu, ha ordinato al Ministero degli Esteri di avviare una consultazione d’urgenza con la Nato, l’Onu e i Paesi interessati. La Turchia aveva da tempo avvertito la Russia che non avrebbe più tollerato episodi di violazione dello spazio aereo come questo.
Mosca conferma, da parte sua, che un velivolo militare SU-24 è stato abbattuto, ma sostiene di avere le prove che non ci sarebbe stato alcun sconfinamento. I due piloti sono riusciti ad eiettarsi prima dell’impatto, avvenuto nei pressi del villaggio montano di Yamadi. Uno di essi è stato catturato da ribelli turcomanni, impegnati in Siria a combattere il regime di al-Assad, spalleggiato proprio dai russi. L’altro risulta ancora disperso.
A.S.
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