Reportage: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua
Morire nei giorni di tregua
Essendo ormai sempre più vicini ai colloqui di pace di Ginevra per definire il futuro della Siria, non si può che tirar giù un primo bilancio dopo i primi dodici giorni dal cessate-il-fuoco indetto il 27 febbraio scorso. Le notizie non sono certo rassicuranti. Si parla di quasi 250 persone morte nelle zone dove è entrata in vigore la tregua. A rendere nota la notizia è l’Osservatorio per i Diritti umani in Siria, che tra l’altro segnala come tra questi morti 80 siano civili. E là dove la tregua non è entrata in vigore, lo Stato islamico ha mietuto 663 vittime in questi dodici giorni di cessazione delle ostilità. Una vera e propria mattanza che mette a repentaglio il cessate-il-fuoco tanto atteso dalla popolazione della Siria.
Ma un altro dato che resta ugualmente drammatico ed allarmante, è la condizione di 250mila bambini che ancora vivono in zone sotto assedio. Si parla del 46,6% di bambini sotto i 14 anni che quotidianamente vivono in Siria fra bombardamenti, attentati e rappresaglie di ogni sorta. Alcuni di loro sopravvivono nella malnutrizione, cibandosi di foglie e cibo per animali. E’ questo un allarme che non può passare inosservato, ma che deve essere sotto gli occhi delle Nazioni Unite e dell’Osservatorio per i Diritti umani. Parecchi di questi bambini, poi, muoiono in Siria per mancanza di medicinali. Ci si riferisce ad aree del territorio siriano, dove soltanto l’1% della popolazione civile ha ricevuto gli aiuti umanitari e solo il 3% è riuscito ad ricevere un’opportuna assistenza sanitaria.
Il dramma dei “bambini-soldato”
La piaga dei bambini nelle zone di guerra – e tra queste la Siria – è una piaga che continua a sanguinare e fatica a cicatrizzarsi. Molti bambini in Siria finiscono arruolati. Già a 8 anni imparano a sparare, un po’ per difendere il territorio e un po’ per difendere una certa ideologia. E’ questo il dramma dei “bambini-soldato” di cui si è parlato spesso in Africa e che non mancano neppure in Medio Oriente. Poi ci sono gli abusi sessuali su minori che proseguono incessantemente, perché le forze in campo non riescono ad arrestarli. Così, mentre la tregua prosegue, in Siria si continua a morire e a veder calpestati i diritti umani.
In questi giorni di cessate-il-fuoco con la tregua non è venuta meno la fame. Molti bambini scavano buche a terra in cerca di radici con cui sfamarsi. Alle volte trovano veleni e li ingeriscono. Questo è il volto di una guerra che raramente viene raccontata, che di rado appartiene alle pagine dei giornali ma ugualmente esiste. Ci sono poi le famiglie che vivono sotto assedio. “In Siria” racconta un uomo, “numerose città sono ancora sotto assedio, così donne, bambini e vecchi vivono segregati all’interno di zone tagliate fuori dal mondo”. In questi giorni di tregua la Siria continua a vedere carovane di uomini in fuga. Molti vanno verso la Turchia. Molti guardano all’Europa come a una terra di salvezza. Dal marzo del 2011 6,6 milioni di persone sono scappate dalla Siria in cerca di una nuova vita altrove.
Quante violazioni in 24 ore!
Nell’arco dell’undicesimo giorno di tregua in Siria, secondo l’Osservatorio dei Diritti umani sono state compiute otto violazioni mediante raid aerei. Intanto si continua a ripetere che il 14 marzo prossimo a Ginevra ci saranno i colloqui di pace. Per qualcuno il vertice “ci sarà comunque, con o senza violazioni”, perché “è in agenda e non può essere rimosso”. Ovviamente è un’affermazione provocatoria, dal momento che – nonostante le ripetute violazioni – le istituzioni locali e le Nazioni Unite restano convinte che la tregua in Siria persista. Non importa la ribellione di qualche giorno fa a Raqqa. Non importano i raid aerei sul territorio siriano. Non interessano i continui massacri dello Stato islamico. La tregua c’è e la pace ci sarà!
Tra la popolazione civile siriana serpeggia il timore di una pace “priva di fondamento”, costruita a parole ma senza un concreto risvolto storico. “Si continua a sparare” spiega un uomo, “In poco più di una decina di giorni sono morte 250 persone dove vige la tregua, mentre più di 600 sono state uccise dove l’Isis è ancora padrone delle terre”. Secondo Staffan de Mistura, inviato dell’Onu in Siria, i colloqui di pace di Ginevra dovranno essere svolti trovando “un’intesa fra regime e opposizione”, garantendo da un lato i diritti dei civili e dall’altro fornendo un valido futuro politico per il popolo siriano. In alternativa si continuerà a morire, con “l’aggravante” spiega una donna, “di non poter più espatriare se la Turchia terrà serrati i cancelli al confine”.
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