Sirtaki tra le rose

Creato il 25 ottobre 2010 da Blindsight
E' bello svegliarsi con una musica in testa, sempre la stessa da giorni, asciutti, col profumo del mare e senza acqua gelata e muffa sulla pelle e soprattutto nelle ossa, ma con un silenzio rotto solo dal canto di qualche uccellino o dalla risata di un bambino. In questa nuova casa è così. Scatoloni che arrivano pieni di me e che escono da qui vuoti, mentre io m'insedio tra queste mura e in questa zona: li apro con la solita ossidiana, ridotta ad una mini scheggia tagliente (forse per l'usura visto che da quando mi fu regalata non ha fatto altro che tagliare nastro adesivo di cartoni da trasloco) e li svuoto come li ho riempiti a mia volta nella catacumbas subacquea (sempre più piena di muffa e acqua) e come feci altre volte. Aprire una finestra e poter uscire su una terrazza, capire da subito che tempo fa, sentire il mio cane che gioca e che mangia contento all'aperto, sentire l'aria che circola e che rigenera tutto ciò che è morto in una notte che svanisce, qui è così.
La mia nuova casa è bella, e non solo perché dotata pure di una magnifica vasca idromassaggio (meta raggiunta dopo capsule e vasche ghiacciate), è proprio bella perché è una casa e non una catacumbas, da giorni lo è ancor di più da quando ho ricevuto da un'amica carissima un regalo straordinario: una pianta di rose che sta ora su uno dei terrazzi, il mio fiore preferito, forse perché ha spine come me, per difendersi dalla profanazione, o perché simboleggia anche riservatezza e silenzio. L'accarezzo, la curo, la sento, la amo. Finalmente posso di nuovo fare questo, era ciò che facevo anche a Roma, nella proto-catacumbas dotata di pseudo-giardino, oggi pressoché scomparso e con lui l'albero e una pianta di rose che amavo molto. Ogni tanto nei miei sogni abbraccio ancora quell'albero e curo e sento quella pianta di rose scomparsi per far posto ad un freddo pavimento. Io non c'ero, ero morta e stavo come sempre traslocando, quando uccisero il mio albero e le mie rose. Qui raramente sento piangere un bambino o adulti urlare, qui sento qualcosa di familiare, forse sarà perché sto in un tranquillo condominio che mi riporta col pensiero a Roma, anziché in una palazzina semideserta, fatiscente e ammuffita. Ho cercato di adattarmi nella catacumbas subacquea, in cui mi furono promessi lavori di bonifica mai avvenuti, non ci sono riuscita ad ambientarmi lì, forse è stato solo un passaggio necessario per sbendare la "mummia" che ero, ed ora sono qui, a due passi da un cinema e dalla piazza, omphalos di un paese sul mare che ha pure un cinema e una piazza con mattoni di vetro illuminato dove sotto scorre visibile a tutti i vedenti un piccolo fiume, quello che vado spesso a trovare nel punto in cui si abbraccia col mare. In questa breve pausa scrivo dal mio mini portatile, collegato col cellulare, visto che la Telecom ancora non viene a darmi il filo con la realtà di Matrix. A me per ora basta e avanza questa realtà: l'aria, il mare, le mie rose e .. la mia nuova vasca che massaggia un corpo stanco con l'acqua, elemento comunque vitale per me, così come lo è per le rose e la qualità della vita, che in questo paese non manca di certo.
Nell'immagine le mie rose fotografate da me poco fa, in una piccola pausa tra scatoloni svuotati e la pioggia di oggi (che in questa casa rimane solo fuori, finalmente!) di seguito una musica che sento dentro me da qualche giorno, da quando sono entrata in questa casa e allo stesso ritmo la sto arredando e la sto vivendo: è un sirtaki, musica di mare e di gente che da ricca e colta quali erano i greci, si ritrovano oggi alla fame e nella disperazione, proprio come è successo per tutti gli "italiani", soprattutto i meridionali, o i cosiddetti "terroni", che di terra hanno invece così poco, ricchi come sono di mare e di voglia di vivere, nonostante tutto.
Questa casa è un'astronave straordinaria, qui dentro ci si dimentica del gran casino che si vive in questa ed altre regioni del sud e, anche se sono solo di passaggio, spero di rimanere qui per un bel po', soprattutto sono felice di essere rimasta qui al mare e al sud (sud-est per l'esattezza, la mia rotta preferita).
Sirtaky

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