Per capire il perchè le banche (e i promotori finanziari) propongono certi prodotti (convenienti solo a loro e non agli investitori) e di come si fanno concorrenza spietata l’una contro l’altra, dobbiamo fare alcune riflessioni.
Come si è evoluto (o involuto) il sistema bancario in questi anni? Come siamo arrivati ad avere gli istituti di credito, probabilmente tra i peggiori al mondo, che si contendono ogni giorno le posizioni nel mercato a discapito dei clienti? Che cosa è successo in meno di venti anni da compromettere il rapporto tra banca e cliente, al punto che oggi il piccolo investitore non si fida più di nessuno?
Per spiegare tutto ciò dobbiamo tornare indietro di oltre quindici anni, quando
esistevano innumerevoli piccoli istituti di credito, con spiccata vocazione territoriale, e in cui spadroneggiavano anche tre colossi nazionali: la Banca Nazionale del Lavoro, il Credito Italiano e la Banca Commerciale Italiana. Tre banche storiche di diritto pubblico che erano presenti su quasi tutte le piazze provinciali del nostro Paese con le loro prestigiose agenzie di sportello.
Allora non esisteva l’esagerata competizione tra banche, perchè ogni istituto aveva una propria dimensione, un proprio territorio, una clientela che poteva essere formata da imprenditori o artigiani, i rapporti umani che si instauravano con il cliente erano fondamentali e prescindevano, nella maggior parte dei casi, dai prodotti offerti. La concorrenza era basata proprio sul rapporto umano ed anche sul modo di come veniva offerto un servizio.
Venti anni fa sarebbe stato impossibile che un direttore di banca proponesse di investire su un’obbligazione strutturata emessa da chissà chi e composta non si sa come. I tipici prodotti di risparmio che venivano proposti, alternativi al libretto di deposito, erano i titoli di Stato, i Pct e i certificati di deposito. Oppure le obbligazioni emesse dalla stessa banca, che erano veramente a “capitale protetto e rendimento garantito”. I correntisti e i risparmiatori erano trattati come persone con esigenze sociali e imprenditoriali, e non come avviene adesso, semplici e freddi numeri di conto corrente a cui addebitare costi e oneri vari, unitamente a prodotti di pessima fattura.
Come siamo arrivati a questa situazione? Crediamo di poter affermare che le cause vanno ricercate nell’ottimizzazione dei costi e sulla massimizzazione dei profitti. Un processo di arricchimento continuo del mondo bancario.
(Segue seconda parte)