La fine del periodo aureo è legata all’inizio della prima guerra mondiale. Le nazioni iniziarono a far ricorso alla pratica del signoraggio, per far fronte alle spese militari. Ovviamente il fenomeno non ha la stessa interpretazione di oggi. Inoltre, si rese necessario l’abbandono dei cambi fissi per quelli flessibili.
Alla fine del conflitto lo scenario era drasticamente mutato. Inghilterra, Francia e Germania erano distrutte economicamente e per infrastrutture. Gli Stati Uniti, al contrario, iniziavano ad affermarsi come potenza mondiale. I paesi tentarono di ripristinare il sistema aureo con tassi di cambio fissi e, nel 1922, fu convocata una conferenza a Genova con l’obiettivo di trovare un accordo sulla struttura del sistema monetario. Gli Stati Uniti non parteciparono e i problemi di cambio diventarono ingenti…
Nel 1926, quasi tutti i paesi riuscirono a tornare al sistema aureo, ma gli USA costituivano l’unica fonte di capitali di investimento disponibile al mondo e divennero, da debitori netti, a creditori netti sui mercati dei capitali. Le maggiori nazioni europee ed in particolare l’Inghilterra, passarono da creditori a debitori netti. I paesi europei necessitavano dei capitali americani per poter finanziare l’ingente sforzo di ricostruzione e gli investitori americani trovavano conveniente investire in europa, dati i tassi di rendimento vantaggiosi.
Esisteva una profonda differenza tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra pre-conflitto. Poiché gli Stati Uniti non adottarono politiche economiche sempre compatibili con il mantenimento del sistema aureo. Se prima della guerra l’Inghilterra, con una bilancia commerciale stabile, permetteva la stabilità del sistema; la bilancia commerciale degli Stati Uniti, al contrario, non la permetteva. Alle esportazioni non faceva da contro altare un flusso paritetico di importazioni.
In sintesi, la bilancia commerciale era sempre in surplus e questo riduceva l’oro nelle casse degli altri paesi. Nel 1918, inoltre, venne scritto il Nuovo Ordine Internazionale, pronunciato dal Presidente americano Woodrow. Poi giunse la crisi del ’29. Esattamente 11 anni dopo. Quest’ultima fu preceduta da un periodo di esuberanza nei corsi azionari americani, tanto che per frenare la bolla di Wall Street, la Federal Reserve aumentò i tassi di sconto. L’effetto fu di rendere gli investimenti domestici maggiormente attraenti e di ridurre i flussi di capitale verso i paesi debitori.
E’ facole comprendere le difficoltà di questi ultimi di reperire fondi sul mercato e di dover pagare oneri debitori dovuti all’aumento dei tassi. La politica americana esercitò anche un ruolo determinante sulla deflazione che colpì l’economia globale.
Le prime economie ad entrare in crisi furono quelle legate alla produzione di beni primari che, a causa dei flussi ridotti di capitale in entrata, non riuscirono a difendere la parità della loro moneta. Argentina, Brasile, Australia e Canada svalutarono la propria moneta.
La grande depressione dimezzò il tasso di occupazione, l’indice di borsa perse in 3 anni circa l’85%. In Europa, cadde la produzione industriale, e l’occupazione. La deflazione, da sola, non sarebbe stata sufficiente a garantire un processo di aggiustamento.
Le banche centrali dovettero aumentare il credito domestico, che a sua volta determina la svalutazione. L’equilibrio interno divenne prioritario rispetto all’equilibrio esterno. Così la crisi industriale si trasformò in crisi bancaria.
Il primo paese a sospendere la piena convertibilità in oro fu l’Austria, che dovette fronteggiare la crisi di liquidità del Credit Ansalt. Seguirono Ungheria e Germania. L’unico paese a non avere un sistema bancario fortemente esposto era l’Inghilterra.
La banca di Inghilterra aumentò il tasso di sconto di 1 punto in percentuale. Invece di frenare la crisi della Sterlina, la acuì. Di fronte alla speculazione il governo decise di sospendere la convertibilità della Sterlina il 19 Settembre 1931. Dopo altri 11 anni, nel 1931, il sistema aureo cessò formalmente di esistere.
Gli USA riuscirono a mantenere la convertibilità con l’oro sino al 1933, anno in cui Roosvelt impresse una rapida svolta alla politica economica americana con il programma del New Deal.
Anche se alcune nazioni riuscirono a mantenere la parità aurea per qualche tempo, il gold standard aveva cessato di esistere con la svalutazione della Sterlina e del Dollaro e, fino alla seconda guerra mondiale, si assistette ad una situazione di fluttuazione manovrata, in cui le banche centrali intervenivano nei mercati dei cambi per impedire le oscillazioni eccessive dei tassi di cambio.
Sicuramente la politica USA non volle mantenere, o fu completamente incapace di farlo, il sistema aureo, poiché i flussi finanziari derivanti dalle riparazioni di guerra furono conflittuali con il funzionamento del sistema stesso.
Il sistema di regole delle istituzioni economiche del periodo venne stravolto dalla crisi economica. Inoltre, si dovette procedere per la soluzione a problemi sociali di portata drammatica, tra cui la lotta alla disoccupazione. Così tra l’equilibrio interno e quello esterno, prevalse l’interesse al raggiungimento del primo e non del secondo.
Eppure, se ci fosse stata la volontà politica, si sarebbe potuto mantenere il sistema aureo, con delle politiche coordinate tra i diversi paesi, di espansione del credito domestico che avrebbero immesso nel sistema monetario internazionale liquidità, senza per questo creare variazioni rilevanti nei prezzi relativi. Le difficoltà di coordinamento hanno reso impossibile questa soluzione.
E’ da notare come, alla nascita del “Nuovo Ordine Internazionale” di Woodrow, invece di un periodo di crescita e ricostruzione, ebbe luogo la crisi del 29, che a sua volta venne arrestata con un ulteriore piano d’intervento rivolto a produrre un impatto determinante dello Stato nell’economia. Quest’ultimo diede il colpo di grazia al sistema aureo.
Contestualmente nacque la Bank for International Settlements (BIS) che di fatto costituì un precursore della Banca Mondiale, al fine di assicurare un meccanismo efficace di risoluzione dei problemi legati alle riparazioni di guerra che la Germania era tenuta a pagare agli alleati e alla modalità con cui tali riparazioni dovessero essere suddivise tra gli alleati stessi. Il progetto iniziale prevedeva un ampliamento dei compiti della BIS, tra cui veniva data molta importanza alla stabilizzazione del sistema dei pagamenti internazionali.
La storia vuole che la BIS divenne operativa nel 1930, ma non riuscì a dare un contributo significativo al miglioramento del sistema monetario internazionale.