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Peccato che Sisters, remake dell'omonimo di De Palma (anche se soprattutto nel finale se ne discosta molto) alla fine non sia poi così brutto. Sì, perchè i fedeli lettori si ricorderanno quanto mi piacesse negli scorsi anni vedere degli autentici abomini, almeno uno a settimana, per poi divertirmi a parlarne. E se proprio non ce la facevo a restar serio venivano fuori cose come questa (il leopardi de noaltri), questa (la mia recensione più utile), questa (storia della televisione italiana) e questa (prima recensione mondiale durante la visione del film e non dopo), giusto per citare quelle dove proprio non ce la facevo nemmeno a concentrarmi per parlar male. Ma ce ne sono decine a cercarle (cosa che farete immediatamente no?).
Quest'anno, Annus Dominis et Horribilis 2013 ancora nessun abominio. E nemmeno questo porca loca. Ma non ci siamo andati lontano eh...
Se c'è una tematica che nel cinema non può davvero mai prescindere da alcune derive è quella dei gemelli siamesi (meglio,se possibile,poi staccati). L'avete mai visto un film sui siamesi in cui non si contrastavano le due personalità, in cui i due non erano legati "psicologicamente" l'uno all'altro, in cui se uno muore l'altro non se lo accolla e diventa un 2 x 1, bla bla bla? Insomma, un film sui siamesi può fregarsene de ste cose e sorprenderci? Difficile. Certo non lo fa questo. Che in realtà ci fosse una sola sorella rimasta e avesse acquisito entrambe le personalità (la sua e della sorella morta) lo si capisce dai titoli d'inizio, altro che colpo di scena a tre quarti film. E tutto, veramente tutto è così prevedibile, lento e noioso che quasi si maledice il medico che per primo riuscì a separare i siamesi. Cavolo, fateli stare uniti, sarà un pò brutto dirlo ma fa tanto weird e disturbante. Meno male che la protagonista, Lou Douillon, è davvero magnifica (avete inteso per recitazione? sbagliato) e che ci sia quell'attrice così strana e particolare che è Chloè Sevigny, una di quelle giovani attrici già cult per certi spettatori underground, una che ha già lavorato con Herzog, Jarmusch, Korine e Von Trier per citarne alcuni. Qui è forse in uno dei suoi ruoli più classici e imbolsiti, l'avrei vista molto meglio nel ruolo della protagonista.
Il film va prevedibile e appena sopra il livello di mediocrità fino all'incredibile, delirante, inconcepibile, penoso finale. Cioè, avete seguito fino ad adesso (all'incirca) il plot di De Palma, perchè fare gli sboroni? Non ha senso nulla, il regista si mette la barba e pensa di essere Freud, la giornalista fa la figura della pera cotta, nemmeno mio nonno, vero medico ipnotista, quando a volte, per far divertire, lo faceva per show poteva sperare in un risultato migliore. Sempre che io lo abbia poi capito sto finale.
Meno male che 1 ora prima mi ero rivisto quell'immenso capolavoro che è Gran Torino.
E' Clint il vero 2 x 1.
( voto 4,5 )
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