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Siti inquinati in Lombardia: elenco di 20 pagine, con diversi casi vergognosi e annosi in provincia

Creato il 20 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Questo è l’elenco dei siti inquinati del Sole 24 ore: risale al 2009 e ci si può scommettere che poco è cambiato da allora in Lombardia (chissà in Italia), visto che ritroviamo luoghi ben noti da tanto tempo. Effetto di una legislazione che considera l’ambiente come una zona franca in cui fare tutto quello che si vuole, aggiustando a parole i danni con le leggi apposite e l’inquinamento legale, i cui effetti massimi si sono fatti eclatanti a Taranto, città che come tutta Italia non è tutelata. Le aziende sono tenute a bonificare, ma non lo fanno. Il caso Ghiraf ad Annicco, di cui tanto si parlò negli anni Novanta, è ancora nell’elenco. Il capannone oggi è ancora lì, nell’area industriale di Annicco, tale e quale, tanto per citare un caso non eclatante. La Regione si interessa, anche lo Stato, si fa un decreto, un’ordinanza, un processo, un ricorso al Tar, lo si vince e poi alla fine il luogo resta inquinato per tanti anni e nessuno paga. Grazie! Troviamo casi ormai antichi come la storica Tamoil, e anche Piadena eccetera. La vergogna si distende sulla provincia. Poi si pretendono nuove aree industriali, nuove infrastrutture, aiuti pubblici alle imprese, riduzione dei diritti del lavoro che costano, costano troppo. A forza di spremere l’ambiente e consumarlo che cosa succederà? I danni aumentano in continuazione, tutti li subiscono direttamente o indirettamente. Da anni e anni si propongono nuovi modi di fare impresa. Inutile. Si pretende l’utile immediato nel sistema socio-economico di oggi, viziato e insostenibile, tardivo, invecchiato, costosissimo. Fare impresa? Bellissimo. Ma perché manca tanto il buon senso? La risposta non è difficile.

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