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Siviglia, la città più narcisista di Spagna, senza belvedere per ammirarsi. Ma adesso arriva la Torre Pelli
Da RottasudovestIntorno a Siviglia, a occidente, sorgono le colline dell'Aljarafe, da cui si intravedono, secondo come ci si muove, il tirante obliquo del Puente del Alamillo, disegnato da Santiago Calatrava per l'Expo 1992, o il campanile mudéjar della Cattedrale, l'edificio più alto di Siviglia fino alla costruzione della Torre Pelli. Sono decisamente troppo lontane, però, e non consentono neanche di avere un panorama completo della città: un conto è salire ai Cappuccini o al Montjuïc e godersi la vista, magari al tramonto, su Torino o su Barcellona, un conto è dover prendere la macchina, immettersi nel traffico delle superstrade e delle tangenziali e cercare un posto da cui vedere, nella lontananza foschiosa, lo skyline sivigliano. Insomma, la storia dell'architettura sivigliana potrebbe essere sintetizzata come un tentativo di costruire il belvedere più adatto per godersi dall'alto la magnifica città. Me lo dice ridendo una sivigliana dagli occhi lucenti, sempre felice di parlare della sua città con una straniera innamorata, e alla fine avrà ragione lei. Da Córdoba all'Oceano Atlantico, mi fa notare Mónica, questo il suo nome, la valle del Guadalquivir è una lunga pianura, con pochi punti alti (Carmona, ad esempio), trasformati sin dall'antichità in strategici posti di osservazione e difesa del territorio. Anche le torri e i campanili sono stati costruiti con questo scopo. Il più importante di tutti è ovviamente la Giralda, il minareto mudéjar della Moschea, diventato poi campanile della Cattedrale: con i suoi 104 metri d'altezza è stata una meraviglia dell'Andalusia per secoli. Ed è stata il primo mirador della città, ancora oggi frequentatissimo da turisti e sivigliani per poter ammirare Siviglia dall'alto e riconoscere i quartieri e i monumenti. Poco più a sud della Giralda sorge la Plaza de España, un grande emiciclo costruito per l'Exxpo Iberoamericana del 1929 e concluso sugli estremi da due alte guglie; furono queste due torri, che arrivano a 74 metri, a suscitare la gelosia dei sivigliani doc, quelli che non volevano vedere superato il primato della Giralda. Si dice che lo stesso re Alfonso XIII, in visita alla città, poco prima dell'Expo, chiese che lo skyline cittadino non fosse ulteriormente cambiato affinché non si perdesse el carácter de Sevilla. La lotta contro le costruzioni che rischiano di mettere in ombra la Giralda, come vedete, è cosa antica. E, dopo l'Expo del 1929, è ripresa negli anni 60, quando nell'Avenida de la República Argentina, sull'altro lato del Guadalquivir è stato costruito un grattacielo, la Torre de los Remedios, che deturpa (i gusti sono gusti) lo skyline di Triana e che è stato l'edificio civile più alto di Siviglia, fino all'avvento della Torre Pelli. Ma il grattacielo trianero non ha risolto l'ambizione sivigliana, quella di avere un belvedere da cui ammirarsi e vedere, magari, anche l'amatissima Giralda. Bisogna dunque arrivare a un'altra Expo, quella del 1992, per riaffrontare il problema con i finanziamenti adeguati. E lo si affronta, curiosamente, con un ponte, quello dell'Alamillo, disegnato da Santiago Calatrava come ultimo ponte settentrionale sul Guadalquivir, quasi all'estremo finale della Isla de la Cartuja, sui cui sono stati costruiti i padiglioni dell'Expo. Era stato previsto anche un ascensore, per arrivare fino ai 140 metri di altezza raggiunti dal tirante inclinato, la costruzione più alta di Siviglia, non a caso la prima che si vede arrivando con l'AVE da Madrid o dall'antica via della Plata e dall'Aljarafe, a nord-ovest di Siviglia. Però del progetto iniziale non se n'è fatto niente: il mirador è lì, possibile, aspettato, ma non considerato. Arriviamo, infine agli ultimi anni, per avere finalmente un belvedere sui tetti di Siviglia. Non è alto come la Giralda, ma è probabilmente molto più suggestivo, nonostante si trovi sulla costruzione contemporanea più polemica del centro storico, il Metropol Parador. Al di sopra della copertura lignea di questo complesso della plaza de la Encarnación, c'è una lunga passerella, che segue i movimenti sinuosi della costruzione e che permette di ammirare Siviglia dai suoi tetti: l'altezza non è di quelle auspicabili (sono solo una ventina di metri), per avere un'idea totale della città, ma ammirare la Giralda, poco lontano, riconoscere le torri della Plaza de España, cercare le cupole barocche di San Luis e della Magdalena, ritrovare il tirante del Puente del Alamillo e, soprattutto, godersi un tiepido tramonto sivigliano, con le sue atmosfere rarefatte e i suoi colori caldi, vale davvero un viaggio a Siviglia. L'altezza è il principale difetto di questo mirador del centro, soprattutto per chi vuole vedere Siviglia in maniera completa, come se fosse sulla collina mancante e sempre desiderata. Ed ecco che arriva la Torre Pelli a farne le veci. Con i suoi 180 metri, il grattacielo è alto, come nessun altro edificio non solo a Siviglia, ma nell'intera Andalusia (è il settimo grattacielo più alto di Spagna, superato solo dalle torri di Madrid e Benidorm, ma non di Barcellona). E' anche posto in una posizione perfetta per offrire un panorama a 360° sulla città: si trova sulla riva del Guadalquivir, ai margini di Triana, a poca distanza dal centro storico. Ha dunque tutti gli elementi per offrire una vista mozzafiato su Siviglia. E infatti è stato promesso che all'ultimo piano ci sarà il sospirato belvedere su cui tutti, bisogna ammetterlo, sivigliani e stranieri, vogliamo prima o poi salire, per vedere la città. "E ha anche il vantaggio che da lassù ti godi Siviglia, senza vederlo!" dico a Mónica, che risponde con una risata sivigliana e divertita.
Quando il grattacielo ha raggiunto l'altezza stabilita, i media si sono scatenati, al proporre istantanee e video dall'ultimo piano. La vista è mozzafiato e se volete averne una conferma, cliccate sulla fotografia, che vi rimanderà a una magnifica foto navigabile a 360°, su elcorreoweb.com.
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