Al nuovo singolo dei MASTODON si è già accennato sulla nostra grim and frostbitten pagina facebook (ricordiamo che, se non avete messo ‘mi piace’, oltre a perdervi un sacco di sfizioserie che – per un motivo o per un altro – non possono trovare spazio sul blog, Satana verrà a tirarvi le lenzuola questa sera appena trascorsa compieta e dopo aver detto le consuete orazioni). Se siete nostalgici dell’epoca Crack the skye e avete storto il naso di fronte alla svolta stoner del quartetto di Atlanta, lasciate perdere. Se, al contrario, siete come me convinti che The hunter sia uno dei lavori migliori mai pubblicati dai Mastodon, High road è pane per i vostri timpani:
Piacevole ma non brillantissima. Mi ha ricordato un po’ i Red Fang, almeno nelle linee vocali. L’ardua sentenza tra un paio di mesi, quando sarà uscito Once more round the sun, che recherà in copertina l’immagine di un pachiderma legato a uno shuttle che vaga placido in direzione del sole. Benissimo, il metallo ha un maledetto bisogno di pachidermi legati agli shuttle.
Mentre eravate impegnati a sbranare costolette di agnello (sempre che la vostra condotta non sia troppo influenzata dai testi degli Earth Crisis) i MACHINE HEAD hanno fatto uscire un singolo in occasione del Record Store Day. Sul lato B c’è una cover di Our darkest days degli Ignite, sul lato A questa Killers & kings, che dovrebbe far parte del nuovo album attualmente in lavorazione:
Il brano non mi ha fatto impazzire ma è abbastanza diretto e tirato per gli standard di un gruppo che, dopo una prima fase di carriera trascorsa a seguire le tendenze del momento in modo più o meno felice (il suono dei Pantera con il memorabile Burn my eyes e l’appannato The more things change prima, il nu metal con i trascurabili The burning red e Supercharger poi) si è rifatto, chissà come, una sorta di verginità thrash scrivendo canzoni tediose e dalla lunghezza spropositata come quelle contenute nell’ultimo Unto the locust. Per la cronaca, è il primo pezzo registrato con Jared MacEachern, che ha sostituito l’anno scorso Adam Duce. L’ex bassista, che era rimasto l’unico superstite della formazione di Burn my eyes insieme a Rob Flynn, a gennaio ha fatto causa alla band per, tra le altre cose, violazione del copyright e diffamazione. Di queste cose, invece, il metallo non ha affatto bisogno.
Restiamo in tema di americani buzzurri di mezza età con gli HELLYEAH, forse il gruppo più insultato dalla critica di oltreoceano (la stessa che poi magari spinge immondizia come i Periphery) dopo i Five Finger Death Punch. In comune con gli autori di American Capitalist (assai stimati da queste parti), il nuovo progetto di Vinnie Paul ha l’aver scritto PARTITO REPUBBLICANO in fronte a caratteri cubitali e sono abbastanza convinto che sia questa la ragione per cui sono così bistrattati. Io li scoprii con l’altalenante ma divertentissimo Stampede e divennero miei idoli all’istante. I singoli del successivo Band of brothers mi delusero e non ebbi voglia di approfondire. A giudicare dalle anticipazioni del nuovo Blood for blood (Cross to bier e la title-track, qui di seguito), in uscita a giugno, dovrò mettermi il cuore in pace:
Eppure, se avessi una chance di vederli dal vivo, non me li perderei. Sempre per la cronaca, anche gli Hellyeah hanno un nuovo bassista: Kyle Sanders, fratellino di Troy dei Mastodon.
Cambiamo decisamente registro con i sempre ottimi SABATON, che un paio di settimane fa, dopo essersi conquistati un posto nella storia come il primo gruppo ad aver tenuto un concerto in una sala spinning, hanno pubblicato Heroes, nuovo concept a sfondo storico fatto apposta per rallegrare i nostri barbecue primaverili a colpi di power metal e tematiche belliche. Anche qua ci spariamo il singolo, To hell and back, talmente efficace nella sua semplicità da sfiorare il sublime:
Della formazione di Carolus Rex, precedente fatica degli svedesi, sono rimasti solo il bassista Pär Sundström e il cantante/tastierista Joakim Brodén. I nuovi acquisti alle chitarre sono Thobbe Englund e il nuovo solista dei Nocturnal Rites Chris Rörland, mentre dietro le pelli si è installato l’ex Evergrey Hannes Van Dahl.
Dopo ‘sta botta di vita, sarebbe il caso di bilanciare con qualcosa che ci ricordi che la nostra trista esistenza è solo inanità e dissipazione. Qualcosa come i VALLENFYRE. Scabs, prima traccia anticipata di Splinters, secondo album del progetto death metal di Gregor Mackintosh dei Paradise Lost mi aveva lasciato un po’ perplesso. Mi ero innamorato di A fragile king perché era un recupero commovente delle sonorità cupe e corrusche che avevano caratterizzato gli esordi del combo di Halifax e dei cuginetti My Dying Bride (all’altra chitarra c’è proprio Hamish Glencross), quindi mi era dispiaciuto vedere sfumarsi la componente gothic/doom. Però, diavolo, era un gran bel pezzo lo stesso. L’oscurità e il senso di oppressione dell’esordio, che Mackinthosh aveva scritto come reazione alla morte del padre, sembrano svaniti. L’impressione è che, col tempo, la cosa abbia iniziato a divertirlo. Poco male, però, perché anche questa Odious Bliss è un gran bel pezzo:
Se proprio vogliamo del doom genuino, possiamo rivolgerci ai THE SKULL, una delle due formazioni nate dalla mitosi dei Trouble. I chitarristi Rick Wartell e Bruce Franklin si sono tenuti il nome e, chiamato Kyle Thomas dietro il microfono, hanno tirato fuori l’eccellente The Distortion Field. Il cantante Eric Wagner e la sezione ritmica (il batterista Jeff Olson e il bassista Ron Holzner) hanno invece dato vita a quest’altra creatura, il cui moniker richiama uno degli album più amati dei doomster americani. Finora è uscito solo un singolo, contenente una rilettura del vecchio classico The Last Judgement e un inedito composto per l’occasione, Sometime Yesterday Mourning. Purtroppo non è nulla per cui strapparsi i capelli e ho il timore che Wagner non abbia rinunciato ai suoi famosi acuti per una scelta stilistica:
Ci salutiamo con il video ufficiale di Slam City, moscio estratto da 13, primo album in, ehm, 13 anni dei SUICIDAL TENDENCIES, ormai un progetto solista di Mike Muir (manco lui ha più la voce di una volta, sigh) e della sua bandana. Io non l’ho manco ascoltato. E voi?