Da 100 a 300 ore autoprodotte in un anno. e' questo forse il dato che meglio mette in luce il cambiamento del volto di Sky Italia, che molti legano al lavoro di Andrea Scrosati, classe 1972, entrato nel gruppo di Rupert Murdoch nel giugno del 2007 come vicepresidente della filiale italiana per la comunicazione (ambito dove aveva fatto gia' carriera da self made man creando Mn, una delle societa' di maggior successo del settore in Italia, con clienti che vanno da Adriano Celentano a Fiorello), diventato poi vicepresidente programming e promotions nel giugno 2010 e infine, dal marzo 2012, vicepresidente per l'area Cinema, Spettacolo e canali partner.
E e' in quest'ultimo ruolo che il giovane manager ha impresso una svolta, puntando sull'autoproduzione e su una abile comunicazione in due generi televisivi principali: i talent show e le nuove serie. Con il passaggio di 'X Factor' da Rai2 a SkyUno e poi con quello di 'Italia's Got Talent' da Canale 5 a SkyUno e con il varo delle edizioni italiane di 'MasterChef' e 'Junior MasterChef'.
Tutte operazioni coronate da un buon successo d'ascolto ma soprattutto da un enorme livello di interazione sui social media. E tutti programmi che sono andati, dopo il passaggio esclusivo sulla piattaforma satellitare, ad alimentare la crescita di Cielo, il canale in chiaro che Sky ha nel frattempo varato sul digitale terrestre. Oltre alle tante produzioni d'acquisto (gli stessi talent nelle edizioni di altri paesi e tantissime serie tra le più seguite al mondo), Sky ha messo in campo negli ultimi 3 anni produzioni di grande successo anche nell'ambito della fiction, grazie ad un modello produttivo e ad un linguaggio che non ha niente da invidiare ad i colossi d'Oltreoceano, dando vita a prodotti venduti moltissimo all'estero, spesso ancora prima della messa in onda.
Cosi' sulla scia del successo italiano ed internazionale di 'Romanzo Criminale - La serie', secondo adattamento del romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo sulla Banda della Magliana dopo il film di Michele Placido (i diritti della serie sono stati acquistati anche per un remake americano ambianeto nella Philadelphia degli '60 e '70), Scrosati ha messo a segno un altro colpo, quello di 'Gomorra - La serie', coinvolgendo direttamente Roberto Saviano (autore dell'omonimo bestseller che aveva gia' dato vita al film di Matteo Garrone) nella consulenza alla scrittura e varando un prodotto venduto in 70 Paesi (Usa compresi), 40 dei quali l'hanno acquistato sulla base del solo 'pilot' ben prima della messa in onda.
E mentre e' in cantiere la seconda serie di 'Gomorra', ecco arrivare quest'anno '1992', fiction in 10 episodi (trasmessi in 5 serate) su Tangentopoli nata da un'idea di Stefano Accorsi e girata con un ritmo degno delle serie americane, cui seguiranno '1993' e '1994', con la storia che probabilmente si concludera' quando il vuoto creatosi nella politica con la bufera di Mani Pulite verra' colmato dalla discesa in campo e l'elezione a premier di Silvio Berlusconi. Ma in lavorazione c'e' anche il 'Diabolik' con le scenografie del premio Oscar Dante Ferretti e 'Il Papa Giovane', con l'esordio alla regia di una serie tv del premio Oscar Paolo Sorrentino.
«Abbiamo liberato il talento italiano - ama ripetere Scrosati nelle conferenze stampa - l'arrivo di Sky nel mercato della produzione ha liberato energie prima schiacciate dalle dinamiche del duopolio. Le fiction fanno sognare ma dietro c'e' un lavoro duro e serio. L'unica formula magica e' stata scegliere i più bravi fra sceneggiatori, registi e attori, e non amici o parenti».
Ma tutti questi successi sono considerati tali anche per l'attenzione mediatica e della rete che sono stati in grado di scatenare, con un uso molto sapiente della comunicazione, soprattutto nei new media, Twitter e Facebook in particolare. E non e' un caso che questo ambito sia un altro di quelli ai quali Scrosati dedica un'attenzione maniacale, anche in prima persona, mirata a creare una vera e propria interazione continua con il pubblico.
«Non basta aprire una pagina Facebook e piazzare un hashtag su Twitter per avere una social tv -e' uno dei suoi motti- questo e' l'errore di chi fa il nostro mestiere. Non e' cosi'. Non devi dire al tuo pubblico che sara' parte del programma, devi dargli gli strumenti per intervenire nel programma e condizionarlo».