LA PAROLA AI GIOVANI: COME PARLANO OGGI
Ogni gruppo sociale e generazione sviluppa delle proprie tipologie di linguaggio. Questo accade poiché i vari membri parlano più tra loro che con gli altri oppure perché non vogliono farsi comprendere da chi è estraneo al gruppo.
Un esempio è il linguaggio giovanile (LG): per lo più sconosciuto al mondo degli adulti, nel linguaggio corrente viene indicato col termine slang (dall'Inglese). Spesso colloquiale, sboccato, gergale, il LG ha un'estrema variabilità interna, con un proprio lessico fatto di locuzioni, metafore, procedimenti di troncamento o allungamento della parola, semplificazione della frase, forestierismi, inversioni, dialettalismi, suffissi che trasformano e innovano la lingua italiana facendo impallidire i puristi.
Alcuni esempi: paglia per sigaretta, tranqui nel senso di stare tranquillo, ribba per birra, gym per palestra. Si tratta spesso di parole che hanno per oggetto la vita altra rispetto a quella famigliare e il mondo dei tabù. Un linguaggio comune contribuisce alla formazione di un'identità di gruppo fra i giovani e diversi termini ed espressioni hanno un uso regionale.
Parallelamente al LG parlato se ne è sviluppato anche uno scritto che si rispecchia prevalentemente nel linguaggio degli sms, degli instant messaging e delle chat. Dietro la necessità di usare il minor numero possibile di caratteri per spazio e velocità c'è la tendenza alle abbreviazioni e all'omissione di vocali. Il risultato è un linguaggio senza regole grammaticali, sintetico, dove le maiuscole e la punteggiatura sono evitate e apostrofi e accenti diventano un optional. Comuni diventano gli acronimi come TVB (Ti Voglio Bene).
Vi è anche un'altra tendenza: la nostra società ha sdoganato volgarità, parolacce e insulti. Su Radio, TV, Web impazza il vaffa o altro senza alcun problema. I media influenzano così i giovani che parlano sempre peggio, infarcendo il discorso di brutte parole. Lo studio sul LG è molto complesso perché in continua evoluzione, mutevole dal punto di vista cronologico e geografico. Le parole dei giovani, a detta degli esperti, sono meteore che durano al massimo dieci anni e poi scompaiono a causa della rapidissima usura e del frenetico ricambio del bagaglio lessicale.
In Rete esistono diversi dizionari online che raccolgono ed archiviano espressioni gergali e parole usate dai giovani italiani fra cui la Slangopedia de L'espresso con oltre 1200 voci, aggiornata periodicamente grazie al contributo delle e-mail dei lettori e il progetto LinguaGiovani dell'Università di Padova in collaborazione con gli studenti.
Il parere della Prof.ssa Tullia Jona, insegnante di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico F.Vercelli di Asti.
«Io già sento un modo di scrivere e parlare selezionato perché i ragazzi si rivolgono a un’insegnante. Credo che non siano tanto gli sms ma è stata la TV a contribuire ad “uccidere” l’Italiano. Negli anni ’50, appena nata, la Televisione aveva insegnato l’Italiano poi con l’avvento delle televisioni commerciali c’è stato un abbassamento di livello del gusto e di forma espressiva. Elemento che ha influito di più sul linguaggio delle persone e quindi dei ragazzi. C’è stata una banalizzazione del linguaggio.
Oggi i giovani sono più poveri dal punto di vista linguistico, hanno meno parole nel loro dizionario. Ci sono anche quelli che hanno un dizionario ricco ma spesso se lo sono costruito da soli leggendo e curandolo. La povertà di linguaggio viene spesso riempita con la volgarità e la parolaccia è diventata quasi un intercalare perdendo il suo significato originale. Il linguaggio è sempre più generico, le parole hanno via via perso un po’ il loro significato, adesso si usano inconsapevolmente perché c’è una notevole superficialità. La scuola in questo senso segna ancora, nonostante si sia abbassato il livello della classe insegnante.
I media come Televisione e Internet non hanno aiutato perché ad esempio in Rete si trova di tutto ma ci sono anche errori, punteggiatura sbagliata, assenza dell’apostrofo, ecc. e questo fa parte di una società superficiale. C’è una generale banalità espressiva e in certe realtà è l’unico linguaggio esistente, conseguenza dei messaggi che si ricevono da media e società. Consiglio ai ragazzi di non dare niente per scontato, verificare tutto e non lasciarsi massificare, non perdere l’individualità. Una precisione espressiva è anche manifestazione di una individualità, non parlo come tutti ma parlo in un certo modo perché penso in una maniera.
Penso che in fondo la banalità del linguaggio corrisponda alla banalità della personalità. Credo che le abbreviazioni negli sms non incidano in maniera determinante perché è una cosa funzionale, l’importante è non usarle quando si scrive una lettera, un tema. Il livello di scuola, in questo senso, è ancora fondamentale».
Fonte: Asti in...Vetrina, Lidia Modena