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SOTTO IL GRANDE PARASOLE GIALLO-VERDE
È bene quando qualche donna all’improvviso
fa uscire il suo corpo da lettere ingiallite.
Ti ferma in mezzo al mercato dei Fiori e ti chiede
se conosci vicino una simpatica osteria,
un angolino dove succedono cose antiche.
Anche se una volta la odiavi un poco,
adesso le metti un braccio attorno alle spalle e non sai
cosa fare con questo giocattolo, perché è lei
e non è lei, senti troppo bene che dipende da te
se si metterà a funzionare con tutto il suo meccanismo
oppure, se parsimoniosa, con il sorriso sulle labbra,
si consentirà anche adesso solo brevi mosse.
Stare seduti per ore sotto il grande parasole
giallo-verde, il tempo all’improvviso diventa
prodigo, e allora scopri te stesso
nella truffa: ecco tu parli a
qualcun altro! E se anche lei fa così? Ti dà l’appuntamento,
ma non si sa luogo e ora.
Come se l’amore avesse perso ogni interesse
per l’infelicità. Con serenità rovescia le sue porcherie
e piccole furbizie dalla borsetta comperata
in qualche Graz. Tu le sei grato lo stesso:
d’ora in poi potrai aprire tranquillamente le vecchie
lettere, perché da tutte quelle che ti ha scritto
una volta, con indifferenza ha tolto gli incantesimi.
[da «In lode alla tasca vuota», 1981
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IN PRIMAVERA
Sono passati i tempi della matematica.
Ma l'uomo seduto sulla soglia è ancora
............afflitto.
La donna gli porta un bicchiere di vino.
Invece che Dio, interroga
............se stesso.
Il mondo è troppo grande per essere
............reale.
Vediamo noi stessi nello specchio.
L'uomo si alza dalla soglia, nuovamente
............ha scordato tutto.
È primavera, moglie, si va
............nei campi.
Chi è nei campi sta davvero
............nell'universo.
Sempre si chiede, come
............misurare qualcosa.
Vola l'uomo in cielo e la donna lo
............segue muta.
Il biancore batte sulle loro tempie.
[da «Un passo fuori Iskorak», 1987]
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«La più grande avventura è il fiore / in un bicchiere d’acqua» scrive Mihalić, e questi bellissimi versi, ad incipit del libro, mi paiono raccontare questa antologia con particolare nitidezza, perché il fiore e la sua grazia, già recisa, ma ancora capace di vita e di mostrarla con il ventre aperto della corolla, non ci assicura che sia possibile superare il proprio appassimento e la propria morte, né che nel vetro trasparente dove si ha sete, in quel bicchiere d’acqua, poi non ci si perda, e tuttavia ci sprona a fare “un passo fuori”; come quel fiore scisso dalle radici, a dare bellezza intorno, fosse pure di piccolo o timido raggio, o in approdo di vento.
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Slavko Mihalić, Un passo fuori (Iskorak), antologia a cura di Maria Lipovac-Gatti, Jaca Book, 1990
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Segnalo nell’antologia, oltre alle poesie da diverse raccolte di Mihalić, gli approfondimenti alla sua poetica nella accurata introduzione di Marina Lipovac Gatti.
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immagine: Francisco Goya El parasol da wikipedia
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