Magazine Cultura
1986
SfigatIndie prende posizione e formula la seguente spocchiosa regola:
"Chi non ha mai ascoltato Reign in Blood degli Slayer, indipendentemente dalle proprie attitudini musicali, non può essere considerato un critico credibile" Poi fate come vi pare ma davvero non si può prescindere da un'opera del genere: "Reign In Blood" non è solo il capolavoro dello speed-metal, il disco più veloce e violento degli anni '80, ma anche una pietra miliare della musica del XX secolo. Sul serio, potete metterlo sullo stesso piano di "The Dark Side of The Moon". Cioè in teoria "The Dark Side of The Moon" suonerebbe esattamente così se i Pink Floyd fossero stati brutalizzati con mazze da baseball infuocate ricoperte di filo spinato da Lucifero in persona prima di cominciare a registrare. Gli Slayer, con l'aiuto di quel ciccione di Rick Rubin, il Re Mida dei produttori, in soli 28 minuti e 56 minuti sconvolsero la storia della musica e fecero suonare come "Love Is In The Air" tutte quelle canzoni che prima di loro erano considerate violente. Con foga punk (7 brani su 10 non superano i 3 minuti) i due chitarristi solisti Kerry King e Jeff Hanneman attorcigliano, come due fruste, assoli a velocità supersonica, che il cervello quasi fatica a seguire, sotto i pestoni dirompenti, liquidi, a cascata, a nastro di Dave Lombardo mentre la voce di Tom Araya urla acutissima e velenosa i testi più feroci e controversi mai sentiti prima.
"Auschwitz, il significato del dolore/Il modo in cui voglio tu muoia"
ovvero l'incipit di un album più brutale di sempre, ancora imbattuto, e anche se le accuse di antisemitismo che vennero mosse contro la band fossero tutto sommato false (sono dei bravi guaglioni, vi consiglio di vedere qualche intervista) è impossibile rimanere impassibili ascoltandolo.
Alla pari di tanti altri dischi che vengono proclamati fondamentali e, forse anche più di altri, "Reign in Blood" e la sua copertina spaventosa non può mancare nella vostra collezione di dischi metal e semmai non ne avete una potete tranquillamente cominciare (e in teoria anche fermarvi) qui. Affermazioni forti lo so, ma quanti dischi metal son stati così influenti da ispirare anche una cantautrice pop come Tori Amos?
Fate i seri: compratelo, ascoltatelo e morite. O morite.
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