Sleepy Hollow di Tim Burton. Racconti e leggende

Creato il 15 agosto 2011 da Spaceoddity
Alla fine '700, un cavaliere senza testa (Christopher Walken) terrorizza Sleepy Hollow, un piccolo borgo poco lontano da New York, abitato per lo più da olandesi. Viene mandato a indagare Ichabod Crane (Johnny Depp), un medico legale inviso a colleghi e superiori per il suo approccio troppo razionalista. Il giovane, convinto di una truffa nella non ridente località americana, prestissimo dovrà appurare con orrore che l'assassino, che decapita con un colpo secco le sue vittime, è realmente una creatura ultraterrena assetata di sangue. Ma Crane troverà tra gli abitanti di Sleepy Hollow pane per i suoi denti e potrà anche constatare l'esattezza dei suoi sospetti in merito alle dinamiche umane che sono oggetto delle sue ricerche. Troverà anche l'amore... ma che storia è, senza l'amore?
Tim Burton, affascinato come sempre da una dimensione ai confini tra umanità e inumanità, scienza e credenze, firma nel 1999 questo seducente Sleepy Hollow, tratto su un racconto di inizio '800 di Washington Irving (La leggenda della valle addormentata). La firma non tradisce l'autore: la sonnolenta cavità dove viene inviato Crane si rivela un laboratorio d'umanità perfetta per un regista fuoriclasse, che sa coniugare in modo inconfondibile - e a me molto caro - cultura pop sensazionalista e raffinatissimo sguardo d'autore, effettacci pulp quasi rubati al suo personaggio Ed Wood e fotografia un po' manierata (con riprese di altri film, in particolare di La sposa cadavere), ma stupenda.
Armonia e disarmonia, elegiaco e comico trovano ugualmente posto nei film di Tim Burton con Johnny Depp. Non c'è mai modo che una dimensione l'abbia vinta sull'altra, salvo il sottotesto umoristico che il protagonista offre sempre con le sue espressioni stralunate e la sua mens rationalis, vero strumento intradiegetico di un distacco ironico dalla storia così com'è. Anzi: proprio questo distacco sembra l'arma che consente a Tim Burton, alle prese con il suo attore feticcio, di trasformare in storia una leggenda che ben poco spazio lascerebbe ai personaggi e ai loro sentimenti.
In Sleepy Hollow c'è, più che in film precedenti e successivi, tutto: gli stessi protagonisti non acquisiscono pù peso di quello che sarebbe consentito in una storia corale: c'è il sindaco misterioso Baltus van Tassel (Michael Gambon, l'Albus di Harry Potter) con l'informale moglie (Miranda Richardson, la Rita Skeeter di Harry Potter, nonché la più impegnativa Jude de La moglie del soldato o la Ingrid de Il danno),  l'omertoso reverendo Steenwyck (Jeffrey Jones, già alle prese con il sovrannaturale di Tim Burton in Beetlejuice), la seducente, giovanissima Katrina (Christina Ricci, già Mercoledì ne La famiglia Addams e, ancor prima, la Kat di Casper), i sospetti traffici del magistrato Philipse (Richard Griffiths, anch'egli poi ripescato nel tormentone Harry Potter nei panni di Vernon Dursley) e del dottor Lancaster (Ian McDiarmid, più noto per essere il Cancelliere Palpatine di Star Wars o il Lord Burgley dei due Elisabeth I); e c'è anche l'orgoglio ferito del giovane Brom van Brunt (Casper van Dien, protagonista di Van Helsing e del Tarzan di Clayton, nonché presenza di molte serie TV, tra cui il famosissimo Beverly Hills 90210).
Un cast più che rodato e una storia che in certi momenti provoca davvero dei sussulti: al servizio del rovello di Tim Burton sta un'intera squadra, sebbene non giunga poi a una soluzione definitiva l'indagine su ciò che vuol dire essere o non essere umani, o sovraumani o - che fa quasi lo stesso in quest'ottica - inumani. In tal senso, però, la ricerca del registra, sceneggiatore e produttore californiano gode almeno di una coerenza ferrea, che gli vale plausi ben maggiori della sfera commerciale a cui sembrano appartenere i suoi film. Perfino il diversissimo, a tratti straziante Big Fish, appare come una declinazione - e forse la più compiuta - di questo tentativo di scavare un tunnel nel pensiero, nell'immaginario, nella definizione razionale, affettiva e spirituale dell'essere umano. A Sleepy Hollow, in particolare, invece va il merito di soffermarsi, con la sua aura di magia nera, sull'importanza della testa, del pensiero per affrontare ciò che appare e ciò che è.

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