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Il fenomeno Spider-Man
Può un autore di fumetti appropriarsi di un personaggio al punto da infondergli il suo codice morale, la sua filosofia di vita, la sua ragione? La risposta è sì, perché questo è quanto è accaduto tra Steve Ditko e Spider-Man. Infatti Spider-Man era Steve Ditko: non nell’aspetto fisico, ovviamente, ma nella testa e nei comportamenti, e il suo mondo e i suoi umori riflettevano fedelmente le ansie e le inquietudini del suo genitore.
Figlio di immigrati ucraini, Steve Ditko nasce a Johnstown, Pennsylvania, il 2 novembre 1927. Nel 1950 si trasferisce a New York e frequenta la Cartoonist & Illustrators School, dove insegna Jerry Robinson, il disegnatore di Batman, che sarà suo grande ispiratore, al pari di Mort Meskin. Nel 1953 inizia la sua luminosa carriera di disegnatore di comics lavorando per diverse case editrici tra cui la Harvey e la Charlton Press. Nel 1955 entra in contatto con Stan Lee e produce i primi lavori per la Marvel/Atlas.
Steve Ditko
Dopo una nuova parentesi con la Charlton, torna in pianta stabile alla Marvel nel 1958 per rimanervi fino all’inizio del 1966. In Marvel affianca Stan Lee e Jack Kirby nella realizzazione di fumetti mainstream, ovvero mystery comics e monster comics, i più in voga in quegli anni, dove dominano temi misteriosi e creature mostruose. Con l’avvento dei “supereroi con superproblemi” cura le trame e le matite di Spider-Man e del Doctor Strange, portando entrambi i personaggi a un successo inaspettato. Al suo abbandono, nel 1966, Amazing Spider-Man veleggia al primo posto tra le testate Marvel, con una media di 340.000 copie vendute al mese, contro le 329.000 copie dei Fantastici Quattro e le 296.000 di Thor.
Ditko è un vero maestro dello storytelling (la narrazione per immagini della storia) il migliore che il Tessiragnatele abbia mai avuto. La sua saga ragnesca è certamente uno degli esempi più belli e riusciti di fumetto d’azione metropolitano, un vero e proprio capolavoro di tecnica narrativa unito a una superba immaginazione. Le storie denotano una cadenza ben ritmata: gesta eroiche e vita privata vengono perfettamente calibrate ricevendo uguali spazi e pari importanza. I ritmi narrativi incedono serrati e incalzanti. Allegria, angoscia e trepidazione si rincorrono come note struggenti di un valzer sublime. L’artista di Johnstown presta grande attenzione agli sfondi, al dettaglio, al particolare. I suoi palazzi hanno i camini, i serbatoi d’acqua e ostentano cartelloni pubblicitari giganti. La zona portuale della città è costantemente nebbiosa e oscura, come nei racconti noir di Dashiell Hammett e Raymond Chandler. Il realismo e la razionalità sono elementi su cui si fondano le sue trame, e per questo entra spesso in conflitto con Lee, il quale con il tempo finirà per dargli ragione.
Ayn Rand
La sua visione del mondo si basa su concetti antitetici ed estremi: giusto o sbagliato, bianco o nero, senza sfumature di grigio. È dogmatico, conservatore, razionale fino all’eccesso, fissato per la giustizia. Già in possesso di forti convinzioni personali, sposa in pieno la filosofia oggettivista della russa Ayn Rand (1905-1982), e ne fa una dottrina di vita per un’esistenza corretta. L’oggettivismo celebra l’uomo come essere unico e irripetibile, eroicamente in lotta contro una collettività che cerca di annullarlo. L’eroe randiano ha un codice morale rigido e irreprensibile e pone la ragione come suo assoluto. Ditko non parla mai con i suoi colleghi dei suoi pensieri e di politica, ma traspare tutto dai suoi lavori.
La gestione Lee/Ditko di Amazing Spider-Man è caratterizzata da una fase creativa molto intensa, sicuramente la più prolifica di tutte le gestioni ragnesche. Nei primi 38 numeri della testata (tanto è durato l’idillio/dissidio tra i due vulcanici autori), Lee e Ditko introducono il cast dei comprimari del personaggio e una galleria impressionante di criminali, ben 19, frutto di una tensione creativa dai risvolti sorprendenti. Basti pensare che i 38 numeri successivi, realizzati da Stan Lee e John Romita, producono solo tre nuovi villains (Rhino, Shocker e Kingpin) e l’inserimento tra i comprimari di Joe e Randy Robertson e del capitano Stacy. Il metodo di Lee consiste nel fornire al disegnatore un canovaccio narrativo rudimentale, suscettibile di modifiche e ritocchi. All’artista è demandato il compito di visualizzare la storia (storytelling) e di scandirne il passo, con la libertà di inserire elementi narrativi che avrebbe poi discusso con lo stesso Lee. A disegni ultimati, Stan si sarebbe occupato dei dialoghi, altro punto di forza della testata, sempre carichi di ironia e ricchi di humour.
LE TRE FASI DI AMAZING SPIDER-MAN
Non c’è dubbio che Spider-Man si avvalga all’inizio di due forze creative estremamente talentuose e diametralmente opposte. Tanto estroverso, sorridente e solare Stan Lee, quanto introverso, taciturno e riservato Steve Ditko. Questa fusione degli opposti dà vita a una saga unica e irripetibile nel campo dei supereroi che può essere suddivisa in tre fasi: la fase hardboiled, la fase noir e la fase oggettivista.
La Fase Harboiled (Amazing 1-25)
Lee e Ditko umanizzano e vivacizzano la testata, rendendo i personaggi estremamente reali e sensibili. Le storie sono innovative e ritmate, ed esplorano tutte le potenzialità dell’eroe. Peter Parker affronta l’ultimo anno del liceo. I rapporti con i coetanei e le ragazze sono sofferti e turbolenti. Il ragazzo è in preda a mille dubbi e mille angosce, a cominciare dal senso di colpa per la morte dello zio Ben.
La Fase Noir (Amazing 26-33)
Ditko ha il completo controllo della strip mentre Lee si limita a scrivere i dialoghi. Le trame sono
La Fase Oggettivista (Amazing 34-38)
La serie attraversa una fase di ristagno, sia concettuale che artistico. Ditko infonde nell’eroe la sua personalità e razionalità. Il personaggio vive una fase più matura e i suoi comportamenti sono figli dell’oggettivismo, la filosofia abbracciata da Ditko in quel periodo. Peter batte i pugni sul tavolo, si arrabbia, trascura Gwen. È egoista e sicuro di sé, ha i capelli mossi e non si cura di cosa pensino gli altri.
Le insofferenze di Peter rispecchiano quelle di Ditko, il quale, dopo aver consegnato Amazing 38, saluta e se ne va. Un gesto clamoroso, se si pensa all’identificazione tra autore e personaggio. Perché accade? Quali sono i motivi di questo abbandono? Chi ha scatenato le ire di Ditko? Cosa era successo in Marvel?
LA TENSIONE CREATIVA
Andiamo dunque a elencare, numero dopo numero, i piccoli e i grandi dissidi che allontanarono l’enigmatico artista di Johnstown dalla “Casa delle Idee”.
Amazing Fantasy 15 (agosto 1962)
Lee vuole uno Spider-Man meno spaventoso di quello disegnato in prima battuta da Ditko, con attributi meno ragneschi, per evitare che il Comics Code lo censuri fin dalla prima storia. La paura si rivela infondata.
Amazing Spider-Man 1 (marzo 1963)
Ditko, a differenza di Lee, vuole che Spider-Man resti ancorato alla realtà, perciò non gradisce elementi bizzarri come la capsula spaziale di John Jameson e il sottomarino del Camaleonte. Il suo Arrampicamuri è un eroe di quartiere e il suo ambiente sono le strade e i vicoli di New York. Lo stato dell’uomo comune è il suo tema preferito, quindi cura particolarmente le espressioni facciali e il linguaggio del corpo.
Amazing Spider-Man 2 (maggio 1963)
L’Avvoltoio: Lee vuole che sia un tipo grosso e corpulento e suggerisce a Ditko di prendere a modello l’attore Sydney Greenstreet (Casablanca, Il Falcone Maltese). Secondo Ditko un uomo avvoltoio non può essere che alto, magro e curvo. Inutile dire chi la spunti.
Amazing Spider-Man 3 (luglio 1963)
Sulla scia di Bat-Girl e Supergirl, Lee chiede a Ditko di ideare una Spider-Girl, ma Sturdy Steve (il soprannome affibbiatogli da Lee) la ritiene un elemento destabilizzante per la serie. Sempre a luglio del 1963 fa il suo esordio il Doctor Strange (Strange Tales 110). In un’intervista rilasciata nel febbraio di quell’anno sulla rivista The Comic Reader, Lee rivela: “Abbiamo un nuovo personaggio chiamato Doctor Strange. È stata un’idea di Steve.”
Amazing Spider-Man 4-13 (settembre 1963-giugno 1964)
Ditko regala sempre più spazio ai comprimari della serie (vita scolastica, zia May, Daily Bugle) suscitando le perplessità di Lee che vorrebbe più azione e meno vita privata. Peter inizia a frequentare Betty Brant, segretaria del Daily Bugle. Poiché già inserita nel mondo del lavoro, Betty appare ai lettori troppo vecchia per Peter. Sulla pagina della posta di Amazing Spider-Man 12, Lee dirime la questione affermando che “Betty è in realtà pochi mesi più giovane di Peter”.
Amazing Spider-Man 14 (luglio 1964) Amazing Spider-Man 15-24 (agosto 1964-maggio 1965) In questo periodo, Ditko chiede con insistenza alla Marvel che gli venga riconosciuto il ruolo di soggettista nei credits di Spider-Man e Doctor Strange. Secondo Dick Giordano, editor e suo collega alla Charlton Press, “Ditko era infelice perché lui scriveva Spider-Man (e Doc Strange) e Stan se ne prendeva il merito. Come prova mi fece vedere degli appunti su cosa sarebbe accaduto nei prossimi sei mesi di storie. Per la sua idea di ordine sociale, era criminoso che qualcuno si appropriasse di cose che non aveva fatto.” In quei mesi Lee afferma: “Ditko crede di essere Dio”. Ann-Margret Amazing Spider-Man 25 (giugno 1965) Amazing Spider-Man 26 (luglio 1965) “Ero io a ideare le storie, le sottotrame, la continuity per Spider-Man e Doctor Strange”, afferma Ditko. “Steve divenne sempre più ostile e diffidente. Non portava più il suo lavoro di persona, ma si affidava a dei messaggeri”, replica Lee. Ditko aggiunge: “Scegliendo di non comunicare con me, Stan non sapeva mai cosa ci fosse nelle mie trame, finché io non consegnavo la storia disegnata, la cover e il soggetto a Sol Brodsky, il quale prendeva il materiale e lo portava nell’ufficio di Lee per poi uscire senza dire nulla”. Lee conferma: “Non sapevo cosa mi portava. Era come fare un cruciverba”. Amazing Spider-Man 27 (agosto 1965) Amazing Spider-Man 30 (novembre 1965) Amazing Spider-Man 33 (febbraio 1966) Martin Goodman Amazing Spider-Man 34-35 (marzo/aprile 1966) Amazing Spider-Man 36 (maggio 1966) Amazing Spider-Man 38 (luglio 1966) Flo Steinberg Così Roy Thomas racconta l’addio: “Ricordo quando Ditko se ne andò. Entrò nell’ufficio che dividevo con Sol (Brodsky) e Flo Steinberg (“Fabulous” Flo, la segretaria di Lee), consegnò alcune tavole e tolse il disturbo. Sol avvertì subito Stan e poco dopo lo seppi anch’io. In quei giorni, Sol aveva sulla scrivania un memo su cui c’era scritto di dire a Steve che avrebbe ricevuto un aumento di cinque dollari a pagina, cifra sostanziosa nel 1966. Non ebbe nemmeno la possibilità di comunicarglielo, anche se non sarebbe cambiato niente. Steve era deciso. Disse a Sol: ‘Finisco le storie a cui sto lavorando e ci salutiamo’”. Lee ricorda: “Un giorno mi disse che non voleva più fare Spider-Man. Non mi spiegò mai il perché.” Ditko fornisce la sua versione: “Io so perché ho lasciato la Marvel, ma nessun altro al mondo sa o sapeva perché. Ritengo sia di scarso interesse capire perché Stan Lee scelse di non sapere e di non sentire perché me ne andai”. Probabilmente, quando Ditko dice “Lee scelse di non sapere” si riferisce al fatto che Stan non si prodigò a sufficienza per lui in Marvel. In questo episodio, Peter raggiunge il picco della sua alienazione. Nel contempo, si attenua il senso di colpa per la morte dello zio Ben. Il ragazzo è sempre più autoritario e risoluto, estremo, critico e reazionario. Non vede di buon occhio gli hippy e gli studenti in rivolta (gli irrazionali), più attenti alla forma e allo spettacolo dei loro cortei che alla sostanza delle proprie rivendicazioni. La storia è quasi una parabola dell’esperienza di Ditko alla Marvel, con il mediocre che sbanca (Martin Goodman) e l’eroe che non ottiene niente (Steve Ditko). (continua) Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
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Esordio di Goblin. Rivela Ditko: “La trama di Lee narrava di una troupe cinematografica che rinviene un sarcofago di tipo egizio nel deserto del New Mexico. Al suo interno si cela un demone
Ditko introduce il giornalista del Bugle Ned Leeds (Amazing 18), rivale in amore di Peter per Betty Brant. Nelle sue intenzioni, Ned sarebbe dovuto essere Goblin e morire in battaglia contro Spider-Man per acuire l’angoscia di Betty. La stessa Betty sarebbe dovuta morire investita da un camion. Lee boccia la proposta in quanto molto simile alla vicenda del boss criminale Grande Uomo (Amazing 10), alias Frederick Foswell, anch’esso giornalista del Bugle.
Esordio di Mary Jane Watson. Contrasti tra Lee e Ditko sul look di Mary Jane. La ragazza, infatti, non si vede mai in viso, anche se dai commenti delle rivali (Liz Allen e Betty Brant) si intuisce che è molto bella. A darle un volto penserà successivamente >John Romita Sr., ispirandosi al look dell’attrice Ann-Margret nel film Bye Bye Birdie (1963). Ditko definisce il look visivo di Spider-Man.
Ditko viene fregiato del ruolo di soggettista nei credits di Amazing (ruolo mai retribuito, tra l’altro). Stessa cosa accade su Strange Tales per il Doctor Strange (Strange Tales 135). Lee non digerisce bene la cosa e interrompe ogni forma di comunicazione diretta con Ditko (le comunicazioni strettamente necessarie avverranno attraverso Sol Brodsky, il responsabile della produzione), il quale si trova a portare avanti da solo le serie. Da quel momento in poi, Lee si limita a scrivere i dialoghi.
Lee non gradisce il finale della storia del Signore del Crimine, un criminale sconosciuto e senza volto. Ricorda John Romita Sr.: “Ditko voleva portare la vita reale nella strip, quindi la politica, le agitazioni sociali, i tumulti nei campus. Era un animale politico, chiuso e conservatore. Diceva: “Nella vita reale, quando un criminale viene smascherato, 99 volte su 100 è uno sconosciuto“. Lee ribatteva: ‘”Ma di cosa parli? Qui non trattiamo la vita reale. Qui c’è un tipo che si arrampica sui muri”. Gli stessi problemi si ripeteranno in seguito con l’identità di Goblin.
Errore di Lee nei dialoghi dell’episodio. Gli uomini del Coordinatore (Doctor Octopus) vengono scambiati per dei fantomatici sgherri del Gatto, prova evidente della mancanza di dialogo con Ditko. Intanto la testata cresce di popolarità tra i giovani e riscuote grande successo nei campus. Insieme a Salinger, i Beat e Playboy, Amazing diventa materiale di lettura universitario.
Episodio con la famosa scena in cui Spider-Man si libera delle tonnellate di acciaio che lo intrappolano nel covo sottomarino del Coordinatore.
In un’intervista del luglio 1998 alla rivista Comic Book Marketplace, Lee, pur non avendo contribuito affatto alla trama, se ne prende in parte il merito: “Avevo suggerito l’idea, ma non avevo intenzione di dedicarle tutte quelle pagine (4 pagine)”.
Ditko scrive alla rivista affermando che Lee non avrebbe mai potuto suggerire l’idea perché non esisteva alcuna comunicazione tra lui e Stan.
Ditko comunica a Brodsky che Lee sta interpretando male le sue storie. Ricorda Romita: “Ogni volta che Stan leggeva le storie diceva: ‘Gesù, ho dei problemi con le trame di Steve’”. Tuttavia i problemi sono altri. Illuminante il retroscena narrato da Ron Frantz, editor ed ex collega di Ditko alla Ace Comics negli anni Ottanta: “Ditko non ha mai avuto seri problemi con Lee. Al contrario, era irritato con Martin Goodman, l’editore della Marvel. La disputa con Goodman fu la ragione per cui abbandonò la Marvel negli anni Sessanta. Goodman voleva dei cambiamenti su Amazing, tutti i cambiamenti che poi ebbero luogo con l’avvento di Romita. Lee fu preso nel mezzo, e forse era solidale con Ditko, ma Goodman pagava gli stipendi. Ditko non gradì i cambiamenti proposti e se ne andò. Steve parlava bene di Lee ma nutriva ancora del rancore verso Goodman”.
Debutto del Looter (il Rapinatore). Il nome del criminale non è gradito a Lee che in seguito lo cambia in Meteor Man (Uomo Meteora). Sempre su questo episodio, Roy Thomas, allora assistente di Lee, ci rivela un gustoso retroscena: “A pagina 13, vignetta 5, Ditko disegnò il Looter, ma Lee voleva al suo posto Spider-Man. Stan dialogò la storia e la rispedì a Ditko, sicuro che Steve si accorgesse dei dialoghi e ridisegnasse la vignetta in questione. Quando la storia tornò in redazione, Lee vide che era rimasto tutto uguale e si arrabbiò di brutto. Era convinto che Ditko lo avesse fatto di proposito. Allora incaricò Carl Hubbell (vecchio inchiostratore di Sgt. Fury e Rawhide Kid) di disegnare Spidey al posto del villain”.
Ditko abbandona la Marvel dopo aver consegnato Amazing 38 (senza la cover, ricavata poi dai disegni interni) e Strange Tales 146 (Doctor Strange, di cui conserva ancora due storie complete inedite).
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