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(continua da qui)
LE RAGIONI DELL’ADDIO
La motivazione più gettonata dell’addio di Steve Ditko alla Marvel negli anni Sessanta, che è poi anche la versione ufficiale della casa editrice, parla di una diversità di vedute tra Stan Lee e l’artista sull’identità di Goblin. Ditko probabilmente propendeva per un criminale senza volto mentre Lee spingeva per Norman Osborn. Ma, come più volte ripetuto, i due non comunicavano, quindi eventuali divergenze rimasero sottotraccia.
In realtà, le ragioni del divorzio furono sostanzialmente due:
1- L’editore Martin Goodman cominciò a premere per imporre nuove direzioni narrative al personaggio. Uno Spider-Man reazionario non avrebbe mai ottenuto il consenso e la simpatia degli studenti, e quindi doveva cambiare atteggiamento. Ma Ditko non accettava intromissioni nel suo lavoro e le condizioni per lui divennero artisticamente insostenibili.
IL DOPO DITKO DI AMAZING SPIDER-MAN
Con “Sturdy Steve” fuori dai giochi, Lee riprende in mano la testata e, con l’aiuto di John Romita, la orienta decisamente verso il filone romance. I toni amari ed esasperati della precedente gestione scompaiono quasi del tutto. Peter socializza con Harry Osborn, si chiarisce con Ned Leeds e ottiene la comprensione di Flash Thompson. In un solo numero, l’albo perde tutto il suo mordente e i suoi elementi di conflitto. Anche l’identità segreta di Goblin viene immediatamente svelata, un tormentone che Ditko si era trascinato dietro per oltre due anni. Grazie a Romita, artista proveniente dai fumetti rosa della DC, tutti i personaggi acquistano in fascino e in bellezza.
CONCLUSIONI
Dopo l’addio alla Marvel, Ditko torna alla Charlton per curare il nuovo Captain Atom e creare il fantomatico The Question (1967). Di impronta simile a Question, è Mr. A (apparso sul terzo numero della rivista Witzend, 1967), reporter del Daily Crusader, incorruttibile e di principi inflessibili, chiaro esempio di filosofia oggettivista applicato al fumetto. L’autore passa poi alla DC per dedicarsi a The Creeper e ad Hawk and Dove (1968). Dagli anni Settanta torna praticamente in pianta stabile alla Marvel, per la quale illustra testate come Indiana Jones, Marvel Spotlight, Micronauts, Machine Man, Captain Universe, Fantastic Four Annual, Rom, Speedball e uno splendido Phantom 2040 inchiostrato da Bill Reinhold. Al suo tratto inconfondibile, si rifanno artisti del calibro di Paul Smith e Frank Miller. Alan Moore si ispira a lui per il personaggio di Rorschach dei suoi Watchmen. Nei primi anni Novanta, Lee, in un impeto nostalgico, gli propone le matite del suo Ravage 2099. L’allora Editor in Chief della Marvel, Tom DeFalco, rievoca quella storica riunione, “L’incontro fu molto cordiale e caloroso, con lunghi abbracci e strette di mano. Era ovvio che i due avevano grande stima e rispetto l’uno dell’altro. Dopo una lunga conversazione, però, Ditko rinunciò all’incarico per questioni filosofiche. Stan lo ringraziò lo stesso e aprì la porta a future collaborazioni. Era davvero emozionato per aver rivisto Steve. Poi mi chiese, ‘Mi dici perché Steve Ditko lasciò Spider-Man anni fa? Sono stato sempre curioso di saperlo.’ E io gli risposi, ‘No, Stan, io all’epoca andavo al liceo. La prossima volta perché non glielo chiedi tu?’”
Definito il J.D. Salinger del fumetto, oggi Ditko vive solo e recluso in un appartamento di Midtown Manhattan, rifiutandosi di concedere interviste, convinto che il suo lavoro parli per lui. I suoi numerosi fanhle anche per la scuola dove va arianna, gentiori, etc
on so che pensare gli hanno dedicato negli anni fanzine (Ditkomania, fondata da Bill Hall nel 1983), newsgroup e pagine web. Da anni è impegnato a pubblicare una sequela di volumi con storie inedite, i Ditko’s Package e i Ditko Act, oltre a una serie di saggi sui rapporti autori/editori/lettori/critica e sui suoi trascorsi in Marvel sulle pagine della rivista The Comics.
Negli ultimi anni, molte sono state le iniziative editoriali a lui dedicate, dal Marvel Visionaries della Marvel ai Steve Ditko Omnibus della DC, proseguendo con gli Steve Ditko Archives della Fantagraphics e i due grossi volumi della IDW (The Art of Ditko e The Creativity of Ditko) curati da Craig Yoe. Da rimarcare lo splendido saggio Strange and Stranger: The World of Steve Ditko, del 2008, scritto dal canadese Blake Bell ed edito dalla Fantagraphics. Ciononostante, tutto questo amore non viene ricambiato da Ditko che, peraltro, non perde occasione per bacchettare i suoi estimatori, rei, a sua dire, di non averlo sostenuto a sufficienza nella sua battaglia contro la Marvel, e di mettere in giro chiacchiere senza fondamento sul suo conto.
Chiudiamo il nostro viaggio sull’enigma Ditko con una chiosa di Greg Theakston: “L’oggettivismo può aver innescato il grande mistero, ma è il suo isolamento a renderlo ancora più enigmatico. E la gente ama il mistero.”
L’autore intende ringraziare le seguenti persone per il sostegno e il prezioso contributo:
Bill Hall
Blake Bell
Greg Theakston
Jerry Shurman
Mark Evanier
Nick Caputo
Robert Beerbohm
Ron Frantz
Roy Thomas
Stan Taylor
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