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SM50: Il caso Ditko (seconda parte)

Creato il 03 dicembre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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(continua da qui) 

LE RAGIONI DELL’ADDIO

La motivazione più gettonata dell’addio di alla Marvel negli anni Sessanta, che è poi anche la versione ufficiale della casa editrice, parla di una diversità di vedute tra Stan Lee e l’artista sull’identità di Goblin. Ditko probabilmente propendeva per un criminale senza volto mentre Lee spingeva per Norman Osborn. Ma, come più volte ripetuto, i due non comunicavano, quindi eventuali divergenze rimasero sottotraccia.
In realtà, le ragioni del divorzio furono sostanzialmente due:
1-   L’editore Martin Goodman cominciò a premere per imporre nuove direzioni narrative al personaggio. Uno Spider-Man reazionario non avrebbe mai ottenuto il consenso e la simpatia degli studenti, e quindi doveva cambiare atteggiamento. Ma Ditko non accettava intromissioni nel suo lavoro e le condizioni per lui divennero artisticamente insostenibili.

SM50: Il caso Ditko (seconda parte)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="372" width="600" alt="SM50: Il caso Ditko (seconda parte) >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-large wp-image-61680" />2-   La seconda ragione ce la fornisce lo stesso Ditko in un’intervista del 1969 rilasciata alla fanzine “Fanzation” curata da Robert Beerbohm e Steve Johnson, “Goodman promise a me e a Jack Kirby delle royalties sullo sfruttamento dei personaggi Marvel in caso di successo delle testate. Ci disse di non preoccuparci e che ci avrebbe ricompensato a dovere. Nel 1966, a merchandising avviato (gum cards, T-shirts, poster, giochi, giocattoli, costumi di Halloween, cartoni animati), non vedemmo un centesimo. Goodman ci disse che la casa editrice non guadagnava ancora a sufficienza e che dovevamo aspettare. I contratti promessi non furono mai preparati. All’inizio del 1966 me ne andai sbattendo la porta e invitai Kirby a fare altrettanto.” Quando Ditko scoprì che il suo racconto doveva essere pubblicato sulla fanzine, chiese di non menzionare questa vicenda e per rimediare scrisse un articolo sulla creatività. Solo nel 2002, Beerbohm ha rivelato l’accaduto in una mail pubblicata sul newsgroup di Ditko su Yahoo.

SM50: Il caso Ditko (seconda parte)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="230" alt="SM50: Il caso Ditko (seconda parte) >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-medium wp-image-61685" />Secondo il disegnatore e storico del fumetto Greg Theakston, il comportamento di Ditko riflette quello di Howard Roark, il protagonista del romanzo La fonte meravigliosa (The Fountainhead) di Ayn Rand, da cui fu tratto un film con Gary Cooper, “Roark è un architetto che costruisce un meraviglioso grattacielo. Alla fine, i suoi colleghi cominciano a interferire inquinando il suo lavoro e lui, per tutta risposta, distrugge la sua opera. Ditko lasciò la Marvel quando alcune persone cominciarono a manipolare le sue storie. Amazing Spider-Man era quasi una strip autobiografica, c’era molta della sua vita, della sua personalità e fu un grande successo, ma gli dicevano come doveva farla e lui non l’accettò.” Altro esempio è portato dallo storico Blake Bell, uno dei maggiori esperti al mondo dell’opera ditkiana, “Le interferenze creative sono alla base della filosofia dell’imprenditore John Galt, protagonista del romanzo Atlas Shrugged (La rivolta di Atlante) della Rand, secondo cui gli artisti e i creativi devono avere il controllo delle loro creazioni. Se ne vengono privati, non trovano più ragione di vivere. Nel caso specifico, tutte le menti creative d’America (gli imprenditori, gli industriali) spariscono improvvisamente, ritirandosi in un rifugio di montagna, lasciando il paese senza creatività e condannandolo inevitabilmente al collasso. Il tentativo di controllo delle sue storie è uno dei motivi primari per cui Ditko lasciò la Marvel nel 1966.”

IL DOPO DITKO DI AMAZING SPIDER-MAN

Con “Sturdy Steve” fuori dai giochi, Lee riprende in mano la testata e, con l’aiuto di John Romita, la orienta decisamente verso il filone romance. I toni amari ed esasperati della precedente gestione scompaiono quasi del tutto. Peter socializza con Harry Osborn, si chiarisce con Ned Leeds e ottiene la comprensione di Flash Thompson. In un solo numero, l’albo perde tutto il suo mordente e i suoi elementi di conflitto. Anche l’identità segreta di Goblin viene immediatamente svelata, un tormentone che Ditko si era trascinato dietro per oltre due anni. Grazie a Romita, artista proveniente dai fumetti rosa della DC, tutti i personaggi acquistano in fascino e in bellezza.

SM50: Il caso Ditko (seconda parte)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="462" width="162" alt="SM50: Il caso Ditko (seconda parte) >> LoSpazioBianco" class="alignright size-medium wp-image-61684" />Le ragazze sono più formose e sensuali, perfino zia May sembra ringiovanita. “Jazzy Johnny” diventa con gli anni il disegnatore per eccellenza del Tessiragnatele, colui che ne consoliderà l’immagine. E pensare che all’inizio non voleva nemmeno disegnarlo. Quando Lee gli affida il personaggio, per circa sei mesi si affanna a scimmiottare Ditko, convinto che l’assenza del suo predecessore sia di breve durata. Poi inizia a imprimere una sua direzione all’albo con storie meno cupe e misteriose, decisamente più solari. Lee, dal canto suo, sensibile ai fermenti studenteschi, comincia a tenere conferenze nei campus universitari per promuovere la filosofia Marvel e i suoi eroi, primo fra tutti Spidey, in quanto studente anche lui. Ben presto il personaggio da reazionario diventa liberal e comincia a simpatizzare per le rivendicazioni giovanili, ad appoggiare le lotte per i diritti civili e ad osteggiare la guerra nel Vietnam. Alla fine degli anni Sessanta, il realismo trova sempre più spazio nelle pagine di Amazing Spider-Man, e ancor di più ne troverà agli inizi del decennio successivo.

CONCLUSIONI

Dopo l’addio alla Marvel, Ditko torna alla Charlton per curare il nuovo Captain Atom e creare il fantomatico The Question (1967). Di impronta simile a Question, è Mr. A (apparso sul terzo numero della rivista Witzend, 1967), reporter del Daily Crusader, incorruttibile e di principi inflessibili, chiaro esempio di filosofia oggettivista applicato al fumetto. L’autore passa poi alla DC per dedicarsi a The Creeper e ad Hawk and Dove (1968). Dagli anni Settanta torna praticamente in pianta stabile alla Marvel, per la quale illustra testate come Indiana Jones, Marvel Spotlight, Micronauts, Machine Man, Captain Universe, Fantastic Four Annual, Rom, Speedball e uno splendido Phantom 2040 inchiostrato da Bill Reinhold. Al suo tratto inconfondibile, si rifanno artisti del calibro di Paul Smith e Frank Miller. Alan Moore si ispira a lui per il personaggio di Rorschach dei suoi Watchmen. Nei primi anni Novanta, Lee, in un impeto nostalgico, gli propone le matite del suo Ravage 2099. L’allora Editor in Chief della Marvel, Tom DeFalco, rievoca quella storica riunione, “L’incontro fu molto cordiale e caloroso, con lunghi abbracci e strette di mano. Era ovvio che i due avevano grande stima e rispetto l’uno dell’altro. Dopo una lunga conversazione, però, Ditko rinunciò all’incarico per questioni filosofiche. Stan lo ringraziò lo stesso e aprì la porta a future collaborazioni. Era davvero emozionato per aver rivisto Steve. Poi mi chiese, ‘Mi dici perché Steve Ditko lasciò Spider-Man anni fa? Sono stato sempre curioso di saperlo.’ E io gli risposi, ‘No, Stan, io all’epoca andavo al liceo. La prossima volta perché non glielo chiedi tu?’”

SM50: Il caso Ditko (seconda parte)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="200" alt="SM50: Il caso Ditko (seconda parte) >> LoSpazioBianco" class="size-medium wp-image-61678 alignleft" />Sempre in quegli anni, Ralph Macchio, editor Marvel, lo convince quasi a realizzare un’altra storia di Spider-Man, “Gli dissi, ‘Steve, puoi fare quello che vuoi. Riprendi da dove hai lasciato e fai la storia che avevi in mente.’ E lui, ‘Beh, pensavo di raccontare l’estate di Peter Parker dopo il primo anno di college e i suoi piani per il futuro.’ Era un grande progetto, poi accadde qualcosa che gli fece cambiare idea. Sfortunatamente, non se ne fece nulla, ma ci andammo davvero vicino. Steve è un esempio di grande professionalità. I suoi disegni ispirano ancora adesso i nuovi artisti di Spider-Man e del Dottor Strange.” 

Definito il J.D. Salinger del fumetto, oggi Ditko vive solo e recluso in un appartamento di Midtown Manhattan, rifiutandosi di concedere interviste, convinto che il suo lavoro parli per lui. I suoi numerosi fanhle anche per la scuola dove va arianna, gentiori, etc

on so che pensare gli hanno dedicato negli anni fanzine (Ditkomania, fondata da Bill Hall nel 1983), newsgroup e pagine web. Da anni è impegnato a pubblicare una sequela di volumi con storie inedite, i Ditko’s Package e i Ditko Act, oltre a una serie di saggi sui rapporti autori/editori/lettori/critica e sui suoi trascorsi in Marvel sulle pagine della rivista The Comics.

SM50: Il caso Ditko (seconda parte)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="194" alt="SM50: Il caso Ditko (seconda parte) >> LoSpazioBianco" class="alignright size-medium wp-image-61681" />Sia i volumi che la rivista sono pubblicati dall’editore Robin Snyder (ditko.blogspot.it). Il suo scopo è che gli venga riconosciuto ufficialmente il ruolo di co-creatore di Spider-Man, soprattutto in risposta a un’intervista a Lee su Time Magazine del 6 novembre 1998, in cui si afferma che Stan è l’unico e solo creatore di Spidey. Nell’agosto del 1999, tuttavia, in una lettera aperta diffusa dal suo sito internet, Lee riconosce a Ditko la paternità (alla pari) del personaggio. Lo stesso ha fatto la Marvel su Amazing Spider-Man (vol. 2) 39, del maggio 2002. Inoltre, il suo nome è giustamente apparso accanto a quello di Lee nei credits dei film di Spider-Man.

Negli ultimi anni, molte sono state le iniziative editoriali a lui dedicate, dal Marvel Visionaries della Marvel ai Steve Ditko Omnibus della DC, proseguendo con gli Steve Ditko Archives della Fantagraphics e i due grossi volumi della IDW (The Art of Ditko e The Creativity of Ditko) curati da Craig Yoe. Da rimarcare lo splendido saggio Strange and Stranger: The World of Steve Ditko, del 2008, scritto dal canadese Blake Bell ed edito dalla Fantagraphics. Ciononostante, tutto questo amore non viene ricambiato da Ditko che, peraltro, non perde occasione per bacchettare i suoi estimatori, rei, a sua dire, di non averlo sostenuto a sufficienza nella sua battaglia contro la Marvel, e di mettere in giro chiacchiere senza fondamento sul suo conto.

Chiudiamo il nostro viaggio sull’enigma Ditko con una chiosa di Greg Theakston: “L’oggettivismo può aver innescato il grande mistero, ma è il suo isolamento a renderlo ancora più enigmatico. E la gente ama il mistero.”

L’autore intende ringraziare le seguenti persone per il sostegno e il prezioso contributo:

Bill Hall
Blake Bell
Greg Theakston
Jerry Shurman

Mark Evanier
Nick Caputo
Robert Beerbohm
Ron Frantz
Roy Thomas
Stan Taylor

 

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