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SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”

Creato il 04 dicembre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="287" width="189" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="alignright wp-image-60467" />Dopo la bancarotta di metà anni Novanta, nel 2000 alla si respira aria nuova e c’è una grossa voglia di rilancio. Tutto ha inizio quando il neo presidente Bill Jemas promuove a ruolo di Editor-In-Chief il disegnatore (già brillante editor della linea Marvel Knights), dando inizio a una nuova stagione editoriale che susciterà reazioni contrastanti da parte dei lettori.

La Marvel è all’alba di un’epoca che la porterà alla celebrità planetaria grazie ai film ispirati ai suoi personaggi, e il cinema richiede personaggi quanto più possibile iconici e ben riconoscibili per costumi e modi d’agire. L’imperativo, quindi, diviene quello di rinnovare l’Uomo Ragno, ormai adulto e sposato, quindi poco adatto a una serie di film rivolti anche a un pubblico più adolescenziale, senza però cancellare anni e anni di continuity, ovvero la continuità interna alle storei che sa sempre contraddistingue il fumetto Marvel. Alcuni tentativi di recuperare l’Uomo Ragno delle origini però sono già andati a vuoto negli anni precedenti. Pensiamo per esempio alle serie Untold Tales of Spider-Man di Kurt Busiek e Pat Oliffe e Spider-Man: Chapter One di John Byrne, che, al di là della qualità, hanno fallito principalmente a causa di un taglio troppo vintage, che ammiccava ai “soliti” lettori. Ci vuole invece qualcosa di moderno e accattivante, che riesca davvero a calamitare un pubblico più giovane, magari proveniente da film, cartoni animati e videogiochi con protagonista l’Arrampicamuri.

SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="380" width="250" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-60468" />Qualcosa, magari, realizzato da autori freschi, che ancora devono farsi un nome, come lo sceneggiatore Brian Michael Bendis, proveniente dal fumetto indipendente e da poco alle prese con un altro personaggio Marvel, Daredevil. È così, che nell’ottobre del 2000, arriva in tutte le fumetterie americane il primo numero di Ultimate Spider-Man, un nuovo (vero) punto di partenza, con un Peter Parker teen-ager!

Il progetto è talmente importante che è lo stesso “capo” della Marvel a mettersi in gioco in prima persona: il soggetto del primo arco narrativo (sceneggiato comunque da Bendis) è ideato proprio da Bill Jemas. Gli elementi che hanno portato al successo la quarantennale saga dell’Uomo Ragno ci sono tutti, ma sono qui calati in un contesto contemporaneo. Il concetto del supereroe con superproblemi di Stan Lee è ancora alla base di tutto, Peter però è non è più un semplice “nerd/secchione” ma un più “geek” dei nostri tempi, per esempio. Lo zio Ben è un reduce del Sessantotto, capellone e dai modi gioviali, più che paterni (ma senza risultare ridicolo). E il senso di colpa che spinge Peter a diventare un eroe è affrontato in modo più maturo e meno naïf, ovviamente. Insomma, ci troviamo davanti a personaggi in cui i coetanei (attuali) di Peter Parker possono davvero identificarsi, proprio come era avvenuto ai loro papà nei primi anni Sessanta con la versione classica del personaggio. In fondo, è sempre stato questo il principale punto di forza del personaggio, e per ricreare la combinazione giusta, bisognava ripartire da capo, sì, ma con una forte attenzione alle tendenze contemporanee.

SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="692" width="450" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-60463" />Jemas e Bendis guardano per esempio ai cosiddetti teen drama, in particolare al Buffy the Vampire Slayer di Joss Whedon, proponendo una vera e propria soap opera per teen-ager in salsa supereroica. L’attenzione principale è
SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="484" width="308" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-60465" />rivolta alla vita quotidiana dei personaggi e alle loro interazioni, con un forte gusto per il drammatico e con costumi, superpoteri e supercriminali a svolgere più che altro elementi di rottura negli schemi della “normalità”. Non è un caso, infatti, che tra gli episodi più riusciti ce ne sia uno (il tredicesimo, per essere precisi), il cui il costume dell’Uomo Ragno non appare neanche di sfuggita e la trama è incentrata sulla rivelazione da parte di Peter della sua identità segreta alla neo-fidanzata Mary Jane. La storia è ambientata per intero in un’unica stanza, con una logica quasi “teatrale” ma resta ugualmente dinamica, frizzante e gradevole, grazie alla bravura di Bendis nello scrivere dialoghi secchi e realistici. In un altro episodio, poi, Peter fa fatica a sgattaiolare dalla propria scuola a causa dei problemi di “routine” che gli si presentano a ostacolarlo, per affrontare il supercriminale di turno che sta mettendo a ferro e fuoco New York. L’azione, quindi, è spesso e volentieri lasciata in secondo piano, anche perché Bendis sembra non trovarsi particolarmente a suo agio con essa, perlomeno nel primo periodo (migliorerà  nel tempo con il mestiere e l’esperienza): le scene d’azione sono spesso fiacche e ripetitive, infatti, mancando di quella grandeur presente nei fumetti di supereroi classici (e che fa difetto a molti autori contemporanei, a dire il vero).

Considerato tutto questo, è stata azzeccata la scelta di Mark Bagley (qui la nostra intervista esclusiva al disegnatore -ndr) come disegnatore della serie, con il suo stile “dinoccolato” ed espressivo, in grado di dare realismo agli ambienti e di far recitare i personaggi senza annoiare neanche nelle più lunghe scene di dialogo (che possono durare anche le 22 pagine di un’intera storia, come abbiamo visto poco fa). La presenza di Bagley per ben 110 storie di fila (un record per il mercato americano) contribuisce, poi, a far mantenere alla serie una qualità media costante.

SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="911" width="600" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-60475" />L’impostazione da soap opera della serie si riflette anche sulla galleria di nemici del Tessiragnetele, che qui è facile dividere in due categorie. Alcuni di essi, infatti, hanno un legame con Peter Parker che parte proprio dalla suddetta quotidianità. Si pensi a Norman Osborn/Goblin, padre dell’unico vero amico di Peter e nemico ricorrente della serie (con un ruolo un po’ alla Lionel Luthor, padre di Lex nel telefilm Smallville, altra opera affine, in sede televisiva, alla nostra Ultimate Spider-Man). Un altro esempio è il nuovo Eddie Brock (alias Venom), più funzionale in questa versione che in quella classica, proprio perché venuto fuori dal passato stesso del protagonista. Eddie è infatti il figlio di uno scienziato con cui il padre di Peter ha cercato di ideare una cura per il cancro attraverso l’utilizzo di un esoscheletro (destinato poi a diventare il simbionte di Venom) che però ha portato all’omicidio dei due (e delle rispettive mogli).

SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="360" width="240" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-60466" />Alla seconda categoria appartengono invece tutti i criminali di serie b dell’universo classico, ma non solo. Questi personaggi, a partire da Shocker, in mano a Bendis finiscono per essere vuote icone post-moderne: poco più che di passaggio all’interno delle storie, ma importanti per alzare il livello di “nerditude” di esse e ammiccare ai lettori storici. Emblematico, in questo senso, è il ruolo del nuovo Kraven il Cacciatore, stella di un reality alla Crocodile Hunter (ma più serioso) che vuole catturare Spidey in diretta tv, facendo preoccupare seriamente la sua preda, ma finendo fuori dai giochi nel giro di due vignette con un semplice pugno.

In realtà, Bendis sembra divertirsi a giocare con i personaggi provenienti dal Marvel Universe originale, soprattutto quelli minori, fornendo loro ruoli differenti da quelli già noti e quindi cercando di sorprendere il lettore. È il caso, per esempio, del capitano di polizia Jeanne (e non più Jean) DeWolff o di Carnage. Trattando i personaggi anche un pò come “giocattoli” e sentendosi più libero di osare rispetto a quando scrive per l’universo Marvel tradizionale, Bendis manda in scena la morte in modo piuttosto ricorrente, creando magari una continua tensione drammatica, ma allo stesso tempo disabituando il lettore allo stupore per il colpo di scena tragico. Sotto la sua scure passano sia personaggi di cui la morte sembra un dato scontato a un lettore navigato (richiamando la continuity dell’universo principale) sia altri inaspettati. La vera novità sta nel fatto che nell’universo Ultimate, i morti rimangono quasi sempre morti… almeno per il momento!

SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="563" width="600" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-60464" />Il risultato, pur con i suoi difetti evidenziati, è più che interessante: Ultimate Spider-Man rappresenta una delle serie più fresche e originali del nuovo secolo, una lettura appassionante e godibile, che innova pur mantenendo i piedi ben saldi nella tradizione. E, mentre la maggior parte dei personaggi Marvel ha smesso di evolversi per diventare un semplice marchio da sfruttare nel merchandising, l’Ultimate Peter Parker continua a evolversi e a crescere storia dopo storia, pur mantenendo intatti i propri caratteri principali.
SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo”> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="223" alt="SM50: L’ultimo Uomo Ragno, quello “definitivo” >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-medium wp-image-60476" />Come è avvenuto nel corso degli anni alla sua controparte classica, ma in modo molto più lento (soprattutto grazie, o a causa, delle sceneggiature decompresse di Bendis).

Tra personaggi vecchi (una Gwen Stacy ribelle e ben riuscita e un Kingpin pallida imitazioni di quello costruito da Frank Miller negli anni Ottanta) e nuovi (come Kong, compagno di classe di Peter utilizzato come punto di osservazione esterno, o il mutante Geldoff, riuscitissimo riflesso distorto del protagonista), la serie arriva al 2009, quando l’universo Ultimate, dopo 9 anni di continuity, è già bello che arrovellato (e non poco) su se stesso. La Marvel decide allora di dargli una forte sterzata con il crossover “Ultimatum”, che toglie di scena numerosi personaggi e dà vita a nuove situazioni. Per Peter Parker, la ripartenza (con un nuovo numero uno), significa anche una nuova impostazione stilistica: le trame si fanno più leggere, la drammaticità viene lasciata da parte a favore di una maggiore effervescenza e il target di riferimento sembra abbassarsi.

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