Magazine Talenti

smarrimenti

Da Guchippai
smarrimenti
come si può intuire dal riquadro a destra (che comunque prima o poi verrà rimosso) mi sono persa una persona. la cosa in effetti non è troppo grave nella misura in cui non so nemmeno esattamente che cosa mi sono persa: dopo un paio di commenti sui reciproci blog, eravamo sul punto di conoscerci meglio quando non ho nemmeno fatto in tempo a rispondere a una mail che erano stati cancellati tutti i suoi account. risultato: impossibile contattare questa persona (e di qui ho avuto l'idea di fare quel trafiletto, nel caso improbabile che, superato il trauma a me ignoto che l'ha messo in fuga, gli venga voglia di ripassare). ora, è chiaro che la cosa che mi dà da pensare non è l'episodio in particolare ma la sparizione in generale. in era di Internet quasi quasi è più facile fare perdere le proprie tracce che essere trovati. sembra un paradosso, ma di fatto se uno ha un nick con nessuna corrispondenza reale, cancellare un blog, un indirizzo email, un account sul faccialibro e su altri social networks è affare di pochi minuti, dopodichè tutti gli altri restano con il famoso palmo di naso. per quanto mi riguarda, dal momento che la mia vita virtuale non ha risvolti peccaminosi e che ciò che scrivo qui sopra potrei serenamente ripeterlo a voce in faccia a eventuali interlocutori, quando si è trattato di chiudere vecchi blog, ho sempre lasciato una piccola traccia, se non a tutti, almeno a chi pensavo fosse interessato a seguirmi. al momento attuale trovarmi è molto semplice perchè basta digitare il mio nick per arrivare a me, inoltre penso che se anche dovesse andarmi giù la catena per qualunque motivo, non chiuderei il 100% dei miei account perchè ci sono persone con cui desidero restare in contatto. avere una vita virtuale è per molti una gradevole valvola di sfogo, se si ha fortuna è anche un arricchimento e un modo di conoscere persone nuove. capisco che si voglia tenere nascosta la propria identità reale (nemmeno io sono qui con il mio vero nome) perchè là fuori sta pieno di potenziali stalker (difatti l'unica eventualità in cui sparirei del tutto sarebbe appunto di sfuggire a una o più persone in particolare), ma ho sempre fatto fatica a comprendere chi crea delle versioni tanto alternative di sè da non azzeccarci nulla con il proprio sè reale. mi viene in mente il detto sul pappagallo, quello che suggerisce di non dire in sua presenza nulla che ci possa mettere in imbarazzo nel caso venga venduto alla persona più pettegola della città. forse molti di quelli che decidono di fare perdere del tutto le proprie tracce hanno commesso proprio questo errore.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazine