Negli ultimi anni l’Islanda ci ha regalato album eccezionali nel panorama indie. Tutti arruolati sotto l’ala protettiva della berlinese Morr Music, troviamo Sin Fang, Soley, Seabear, Amiina, Lali Puna e, last but not least, i Múm.
Lontani anni luce dai fari del mainstream, natii di una terra che induce calma tra immense distese di spazio vitale, tutti loro rappresentano una nicchia che oserei definire incontaminata, cui viene spontaneo approcciarsi in punta di piedi per paura di spezzare l’incantesimo.
L’incantesimo dei Múm trovò la sua apoteosi in Finally We Are No One, l’indiscusso capolavoro del 2002. Da allora si sono alternate luci e ombre, intermittenze in gran parte dovute alla dipartita delle sorelle Valtýsdóttir, cuore pulsante delle intense suggestioni della band. Ma si sa, le cose cambiano, ed ecco che con il ritorno di Gyða Valtýsdóttir in formazione ritroviamo vette mai più raggiunte da oltre dieci anni.
Le canzoni di Smilewound sono inconfondibilmente in stile Múm, con toni decisamente caldi ed elettronici skittering, nevrotici giochi di suono che sono il marchio di fabbrica della band. Ma queste undici tracce suonano più mature e distintive di ogni altra cosa che il gruppo abbia realizzato fino ad oggi.
Toothwheels, prima traccia e primo singolo, apre alla grande ed è una sorta di dichiarazione d’intenti. Ma con Underwater Snow, il secondo pezzo, veniamo scaraventati in un uno spazio sublime, in una preghiera sommessa che sussurra all’orecchio di chi ascolta e a nessun altro, come se fosse stata scritta esclusivamente per noi.
C’è un gran lavoro di produzione e di arrangiamento e ne abbiamo conferma con When Girls Collide, cinque minuti di glitch schizofrenico che portano alla dolce violenza di Slow Down, uno dei capolavori dell’album. Qui il tempo si ferma, totalmente: “Slow down / So I can catch you” per quattro volte e poi, come una serie di colpi mortali, un rassegnato “I’m in love with you” per otto volte. E il tutto si ripete in un Bolero dove non è necessario aggiungere altro. Vorremmo che tutto ciò non finisse mai e, allo stesso tempo, vorremmo andare oltre il più in fretta possibile, prima che rimorsi e nostalgie ancestrali prendano definitivamente il sopravvento.
La musica procede, bellissima e fuori dal tempo, dal secondo singolo Candlestick passando per le splendide The Colorful Stabwound e Sweet Impressions, per un totale di undici perle da ascoltare in assoluta calma e in piena solitudine.
Dolci violenze, scatti e vuoti d’anima. Questo è Smilewound, un album che merita tutta la nostra attenzione… soprattutto quella del nostro spirito.