Secondo e quinto posto: Napoli e Salerno sono ai vertici della classifica delle città più inquinate d’Italia. Ma, a farle “compagnia” ci sono anche Benevento, sesta, e Avellino, ventiseiesima. Insomma, ci sono tutti presupposti i per lanciare un “allarme ambiente” in Campania.
La classifica è stata stilata da Legambiente, contando i giorni in cui i valori di Pm10 (particelle atmosferiche) hanno superato i limiti consentiti dalle legge (cioè di 50 microgrammi per metro cubo al giorno). Napoli, con 120 giorni, viene subito dopo Torino (126) mentre Salerno si colloca al quinto posto con 90.Possibili rimedi a questi dati negativi potrebbero essere la riqualificazione e la rigenerazione urbana, attraverso il maggior utilizzo del trasporto pubblico: sono questi, non a caso, i temi della 26esima edizione del “Treno Verde 2014″, la campagna di Legambiente e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane per sensibilizzare e promuovere tra i cittadini le buone pratiche per una mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle polveri inquinanti. La manifestazione farà tappa anche in Campania, più precisamente a Caserta nei giorni 28 febbraio , 1 e 2 marzo.
Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania, lancia un appello: “Le nostre città devono tornare a respirare, ad essere più verdi, ad avere uno sviluppo in sintonia con l’ambiente ed essere delle fucine di innovazione. Ripensare i centri urbani, migliorare la qualità di vita e dell’aria significa prima di tutto ripartire dal trasporto pubblico, che si conferma essere un passaggio strategico per il cambiamento dei nostri centri urbani. Oramai da anni nella nostra regione si sta celebrando il funerale del trasporto pubblico: con continui tagli, con la politica che non risolve o fa finta di nulla con i cittadini vittime che continuano a pagare sempre di più per un servizio che non c’è. E così” continua Buonomo “nel silenzio delle istituzioni si sta peggiorando in maniera decisiva la qualitá di vita delle persone e delle cittá con conseguenze inimmaginabili dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Basta pensare alla situazione della Circumvesuviana, una autentica vergogna italiana, dove la riduzione delle corse in due anni è stata di oltre il 40% (dal 2011 al 2013) e per i pendolari diventa sempre più difficile entrare nelle carrozze e in tanti stanno abbandonando il treno per tornare all’automobile”.