(Snowpiercer)
Regia di Bong Joon-Ho
con Chris Evans (Curtis), Ed Harris (Wilford), Tilda Swinton (Mason), John Hurt (Gilliam), Jamie Bell (Edgar), Octavia Spencer (Tanya), Song Kang-ho (Namgoong Minsu), Go Ah-sung (Yona Minsu), Ewen Bremner (Andrew), Alison Pill (insegnante).
PAESE: USA 2013
GENERE: Fantascienza
DURATA: 126’
2031. In seguito ad una nuova glaciazione, causata dall’uomo nel tentativo di combattere il riscaldamento globale, i pochi sopravvissuti all’apocalisse vivono sullo snowpiercer, treno rompighiaccio dal moto perpetuo sul quale vige una rigida segregazione sociale che obbliga i poveri a vivere (malissimo) in coda mentre i ricchi se la spassano in testa tra mille agi. Parte una rivolta e i primi iniziano a risalire il treno per arrivare alla locomotiva e al suo costruttore…
Debutto in lingua anglofona per il regista sudcoreano Bong, che adatta (con Kelly Masterson) una serie a fumetti francese dal titolo Le Transperceneige. Ne è uscito uno spettacolare e violentissimo film di sci fi post apocalittica che non somiglia per nulla agli epigoni made in Hollywood. Oltre che per le molteplici riflessioni politiche che si porta dietro – il treno come metafora del mondo: su di esso esistono concetti come la sopraffazione del più debole, la sovrappopolazione, l’equilibrio mondiale, il sistema capitalistico, ecc – il film colpisce per ritmo, disegno dei personaggi, originalità di sceneggiatura e invidiabile talento visivo. Pur non celando parentele illustri col cinema dei popcorn (qualche battaglia ricorda quelle di Matrix), Bong si tiene parecchio distante dai canoni dell’intrattenimento cui siamo abituati: lo dimostrano un profondo distacco nello sguardo (non si riesce ad identificarsi con nessuno dei personaggi) e la rinuncia a qualsivoglia stereotipo, negli sviluppi narrativi come nella rappresentazione di una violenza più suggerita che mostrata ma decisamente scioccante, assai lontana, nella sua miscela di energia e lirismo, da quella patinata e fracassona degli action movie americani (per trovare un film analogo in questo senso bisogna tornare indietro fino a Doomsday, 2008). Film di raro pessimismo, con finale più ambiguo che speranzoso e tocchi grotteschi inaspettati (si veda la tappa nel vagone/classe) che lasciano un disagio profondo. Come ogni orientale che si rispetti, Bong snobba le parole e preferisce affidarsi ai suoni, ai colori, alle sensazioni. Non mancano inverosimiglianze e ripetizioni, ma avercene! Ottimo cast in cui spiccano l’oramai maturo Evans, una diabolica e mefistofelica Swinton e il sempreverde Harris, in un ruolo che ricorda da vicino quello del regista-demiurgo Christof in The Truman Show. Musiche di Marco Beltrami, fotografia (perfetta) di Kyung-Pyo Hong. Le massicce dosi di violenza lo rendono un film non per tutti, ma per gli appassionati di sci fi è una tappa non trascurabile.