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Faccio benino tante cose ma benissimo nulla, è questa la mia delizia, ma di più la mia croce.
Non ho il tocco di palla di Baggio ma so cambiare le pasticche dei freni alla macchina; non suono il piano come Bollani ma so creare un cruciverba; non canto come Mina ma sono un professionista della spesa; non fotografo come Newton ma so coltivare un prato; non servo come la Williams ma so usare un trapano; non cucino come Ramsay ma so preparare una lenza; non saprei sopravvivere mangiando schifezze come Bear Grylls ma so ascoltare le persone; non mi tuffo dalla piattaforma da 10 metri ma so cucinare i biscotti di Prato.
Alla fine cavarsela va bene, che non va bene?, però a volte quando sai fare una sola schifosissima cosa, ma la fai da dio, ecco che sei sistemato per la vita.
Pigliamo alle medie... Flavione lanciava il peso a 9 metri, il Licca saltava 1,70 in alto mentre il biondo faceva 4,80 in lungo. L'Angelotti staccava un 11 netto sui cento piani e il Martini era alto 1,90 e schiacciava di già a canestro.
Noi invece, che si era così così in tutto e non si eccelleva in niente ci buttavano sui 1.500, una gara massacrante per un ragazzetto di 12 anni che consisteva in enne giri attorno alla scuola fino al raggiungimento del chilometro e mezzo e, molto spesso, anche del coma vigile.
Anche noi, nel nostro vorticare, avevamo un idolo: il finlandese Lasse Viren.
Ma nel mezzofondo, anche tra i campioni veri, non t'ingrassavi con la fama e, mentre vincendo i 100 piani all'Olimpiade passavi alla storia ed eri conclamato l'uomo più veloce del mondo, vincevi i 5.000 e dopo tre mesi tornavi ad essere il solito signor nessuno. Uno che aveva fatto una corsetta, tutt'al più.
E allora, per assurgere al ruolo di mito, non ti bastava vincere una gara all'Olimpiade, era meglio se la bissavi. L'optimum poi era portare a casa un altro paio di medaglie d'oro all'Olimpiade successiva, come nessun altro aveva saputo fare prima (né dopo n.d.h.).
E nonostante i 4 ori nei 5.000 e 10.000 metri a Monaco e Montreal, nonostante questo, il buon vecchio Lasse Viren non ha mai raggiunto la notorietà di un Borzov, di un Fiasconaro o di uno Stones, tanto per dirne tre.
Lasse, per entrare nella storia, dovette percorrere un giro di campo scalzo, con le scarpette in mano e dopo anche difendersi (o tentare) dalle accuse di aver omaggiato oltremodo lo sponsor, e tutto questo parecchi anni prima dell'avvento di Black Mamba.
Oggi sì che sarebbe normale, e pure dovuto, mostrare il logo, mentre meno sarebbe permesso, al buon Lasse, di avvalersi dell'allora non normata emotrasfusione.
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