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SO HIDEOUS, Last Poem / First Light

Creato il 10 maggio 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

So Hideous

Tutti scrivono/scriveranno che i So Hideous fanno black metal, ma che non si vestono come i Marduk. Sulla base di questo, poi, prenderanno per il culo i duri e puri, perché credono davvero alla loro esistenza. Ne parlo subito anch’io, così ci togliamo il dente e diremo che ho fatto cronaca, ma non me ne frega un cazzo, non mi fa ridere (né m’infastidisce), non comprendo l’utilità di tutto questo gioco nel 2014, specie quando vorrei essere aiutato a capire cosa sta succedendo ai dischi. Sì, mi sembrò strano qualche anno fa vedere – esempio non casuale – i Liturgy anonimi più che mai, di fatto appena usciti dalla Upim, e avrei potuto scherzarci su, in un modo o nell’altro: magari questo look è davvero il naturale corrispettivo dell’approccio musicale dei due gruppi, magari intanto è più importante comprare una roba incredibile com’era Renihilation. Entrambe le band in questione, comunque, sono di Brooklyn, ed entrambe imbastardiscono il black con elementi “altri”: ecco dunque nascere la tendenza ad accomunarle. Ci starei, ma il problema è che le reiterazioni devastanti dei Liturgy, e forse anche la sostanza di fatto a sé dei loro riff in tremolo picking, li mettono su di un’altra strada e pure qualche gradino sopra questo gruppo, che – come loro – indovina moltissimi passaggi catartici, unendo però qualcosa di simile alla furia tagliente e inafferrabile degli zii norvegesi a un suono e a un modo di gridare legato fortissimamente alle varie galassie hardcore: questa miscela dà ai So Hideous un’intensità emo-tiva indiscutibile (e forse ha indotto tutti i recensori a chiamare in causa anche i Deafheaven, che per inciso detesto con tutte le mie forze).

Per concludere, provo a fornire il quadro completo della situazione: non sorprendono – ma hanno senso nel contesto di un lavoro come Last Poem / First Light – i passaggi delicati e malinconici à la Slowdive, dato che c’è già più di qualcuno che ha in questi anni ha colto l’evidente legame tra due tristezze, mentre destano direttamente qualche perplessità frangenti orchestrali (con orchestra vera) un po’ troppo “retorici”, che sono il modo con cui i So Hideous ci dicono con disarmante sincerità di amare i Mono alla follia.

Quando sfrondano, ma mi sa che non rinunceranno mai all’opzione magniloquente, sono buoni.

P.S.: l’album è uscito autoprodotto nel 2013. Come accade sempre più spesso, un’etichetta attenta come Prosthetics se ne accorge, lo aggiunge al proprio catalogo e lo rimette in circolo, aumentandone visibilità e allargandone la distribuzione.

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