Durante la mia prolungata assenza, in Italia sono esplose le solite bombe innocue. Per riassumere brevemente: “nave e neve”. Se non sapete di cosa si sta parlando,non siete italiani,siete ancora in tempo per scappare subito da qui. Questo post però non riguarda il fatto che fare informazione in Italia assomigli sempre più ad una barzelletta. I blogger seri li hanno inventati apposta per scrivere di queste banalità.
Io invece voglio parlarvi dei nuovi linguaggi dei social network. La comunicazione mediatica per me è come il pane quotidiano,ormai. Infatti ne ho parlato anche qui e qui.
Qualcuo pensa che ci siano troppi social network. Quante volte l’abbiamo sentito ripetere con il solito tono nostalgico e passatista del “ai miei tempi,i giovani lavoravano di più”? E nessuno spiega che significa. Ce ne sono troppi in base a cosa? Qual è il criterio,il termine di paragone? Chi fa quest’affermazione probabilmente è il primo a non sapere a cosa servono ma soprattutto come si usano. La verità di fondo è che i programmatori non sono ancora diventati stupidi. Nessuno si sognerebbe mai di creare un social che sia identico ad un altro. Semmai si copiano le idee di programmi non ancora settati tra gli ideatori stessi (Mark Zuckerberg docet).
Nessuno vorrebbe iscriversi ad un social che ha le stesse funzionalità e le stesse intenzioni di un altro. Queste sono le regole del mercato. Nonostante oggi ci siano molte piattaforme digitali in cui muoversi, questo non significa che siano tutte uguali e infatti il popolo della rete continua ad iscriversi entusiasta a nuovi programmi-interazione. I social sarebbero effettivamente inutili se fossero tutti uguali e se non soddisfacessero diverse necessità dell’utente. Ma così non è.
Andiamo a vedere cosa e come differisce il linguaggio di twitter da quello di facebook, quello di tumblr da quello dei blog, youtube da vimeo.
Chi non è impazzito di fronte alle mille icon?
In ogni social network è possibile incanalare,condividere, assimilare informazioni e dati diversi. In un primo momento si potrebbe pensare che questo sia dovuto a un diverso tipo di pubblico. In parte questo è vero ma con le dovute distinzioni.
Facciamo un esempio: il pubblico di YouTube è formato per lo più da giovani e giovanissimi (14-25 anni) e ,come sappiamo tutti, è un sito di video-sharing. Vimeo,che offre lo stesso servizio, ha un taglio professionale (è usato da giovani registi e documentaristi per esporre i loro lavori) e di conseguenza il target è di 25-35 anni. Un video destinato a YT non funzionerebbe mai su Vimeo perché adottano due linguaggi diversi perché destinati ad un pubblico differente: uno più giovane e informe, l’altro maturo,con delle precise esigenze e uno spirito critico già formato,senza contare che possiede una competenza maggiore visto che si opera nel proprio campo lavorativo (quello della regia/fotografia ecc).
Abbiamo dimostrato come due social che offrono un servizio (quello del video-sharing) identico,abbiano due destinazioni diverse e due contenuti diversi. In questo caso,perché è il pubblico a cui si rivolgono a volere due tipologie di video diversi (quello di youtube scanzonato, home-made, onesto; quello di vimeo professionale,originale,ambizioso) ma non è sempre così.
Innanzi tutto è il caso di far notare come Youtube,grazie anche al suo pubblico feticcio, abbia più possibilità di sperimentare e abbia quindi un raggio d’azione maggiore rispetto a Vimeo che invece deve fare i conti con un pubblico, meno social, più chiuso, meno propenso a chiudere un occhio sugli strafalcioni.
Inoltre nell’ultimo anno, YT Italia sta andando incontro ad una trasformazione che investe non solo la grafica del sito – molto più austera e organizzata – ma anche gli utenti che caricano i video. Potremmo dire che si sta “professionalizzando”. Assistiamo alla nascita di prodotti semi-professionali come “Freaks!” – la webserie che sta spopolando tra i giovanissimi – creata interamente da youtubers, con una qualità ben diversa dai video girati con la webcam ai quali eravamo abituati. I canali ,dapprima molto fluidi, melting pot di contenuti senza direzione e senza ordine, stanno pian piano assumendo una forma, uno scopo ben preciso. Nascono dei veri e propri programmi – che hanno una scadenza, una regolarità,uno stile subito riconoscibile – come Breaking Italy di Shooter hates you, un nuovo modo di fare informazione, più interattivo,più giovane e fresco che si contrappone inevitabilmente all’informazione tradizionale. Ci sono anche progetti sostenuti da brand come la Tim. è questo il caso di WeTube,controversa serie di video in cui Youtubers famosi cercano in modo più o meno riuscito di dare dei consigli su come far crescere la qualità e le visualizzazioni dei video.
Tutto questo sta ad indicare un maggiore impegno da parte degli utenti e una conseguente (o è proprio la causa?) attenzione da parte di altri media o aziende (abbiamo già visto il caso della Tim) che vedono in YT una possibilità di guadagno.
Il problema è questo: i prodotti che nascono su YT devono necessariamente mantenere un linguaggio adatto al Web e al social a cui sono destinati. In un certo senso, potremmo dire che le puntate di 20 minuti di “Freaks!” sono state una sfida al sistema visto che l’attenzione dell’utente medio di YT crolla al quinto minuto di video. Una sfida riuscita date le 6 milioni di visualizzazioni totali del canale.
Ora,la scelta più saggia da parte delle aziende, sarebbe quella di coinvolgere gli youtubers in progetti che restino sul web – non mi stupirei se Freaks per la prossima serie avrà diversi sponsor – perché è lì che sta il loro zoccolo duro,la loro fan-base. Trascinare invece youtubers in altri media può generare risultati alterni.
Ad esempio: la performance di Willwoosh – il re di YT Italia – nel cinepanettone è stata sonoramente bocciata mentre la conduzione di un programma radiofonico – A tu per Gu – ha riscosso parecchi consensi in quanto ha mantenuto lo stile e la dinamicità dei video che l’hanno reso celebre quindi è stata una scelta azzeccata da parte di Radio Deejay.
Allo stesso modo, ultimamente abbiamo visto noti youtubers partecipare a trasmissioni televisive come Social King (un flop totale), Chiambretti Muzik Show (gli youtubers non sono stati richiamati a partecipare,sintomo di una mancata risposta da parte del pubblico che evidentemente aspettavano gli autori del programma) e Clio – una make up artist ,divenuta celebre grazie ai tutorial su YT – conduce addirittura un programma dedicato al make up su Real Time.Perché certi prodotti nati sotto l’influenza del web hanno funzionato e altri no?
Come il mondo della comunicazione insegna,la fortuna gioca un ruolo non da poco. Ma scavando più a fondo, i motivi non sono poi così impossibili da scovare.
Il pubblico di YT non è lo stesso che va a vedere il cinepanettone,anzi, forse è proprio in contrapposizione ad un certo tipo di mediaticità che molti si sono rifugiati nel web. Trascinare un personaggio così amato in un prodotto di scarsa qualità genera una delusione nel pubblico di YT e un conseguente danno d’immagine. Invece, la radio, possiede linguaggi eterogenei e – nonostante “la longevità” dei conduttori radiofonici – è molto più sperimentale del format del cinepanettone che proprio nella sua volgare ripetitività conosce il suo successo. La radio è il media più vecchio e tutt’ora resiste agli attacchi del nuovo che incombe. Da quando è nata la televisione, è stata costretta a trasformarsi e a rinnovarsi continuamente. Fossilizzarsi avrebbe comportato la morte. Ecco spiegato il motivo della sempre più evidente qualità “commerciale” della musica passata in radio. Ma questo ha anche causato una maggiore interattività con gli altri media. La radio ha assimilato il linguaggio della TV prima, e quello del Web dopo, con risultati vincenti. Il suo mimetismo è il motivo per cui personaggi celebri di altri media possono avere successo in radio (Willwoosh è il chiaro esempio).
Al contrario, la televisione italiana non ha capito nulla di come assimilare il linguaggio del web, di come sfruttare i social e di come attirare pubblico giovane. Ci ha provato mettendo in prima serata da Chiambretti Daniele doesn’t matter e Nonapritequestotubo- stars di YT – oppure creando un programma intero su di loro: Social King. Entrambe le esperienze si sono rivelate dei flop. Perché? Anche qui, il pubblico è diverso. La televisione ormai è sempre più vicina ai cimiteri per quanto sia vecchio e monotono il suo target. Tende quindi a riproporre gli stessi format e gli stessi volti,anzichè rischiare cercando di rinnovarsi (come invece sta succedendo in America). Un programma vecchio come quello di Chiambretti -nonostante il titolo ciovane – può rischiare invitando youtubers provocatori e sfacciati come Nonapritequestotubo (che sfanculizza la Pausini in diretta) ma non può pretendere che il suo pubblico li capisca. Perché il pubblico televisivo non conosce la carta vincente del web: l’ipervelocità, la patina no-sense del discorso. E infatti non l’ha capito. Che senso ha poi proporre un barlume di web in una trasmissione popolata da stereotipi e personaggi tradizionalissimi made in Italy ? Per quanto riguarda Social King invece l’idea sarebbe stata carina se proposta ad un orario decente. Non di certo alle dieci del mattino quando il pubblico di YT o dorme o è a scuola. Ma la Rai è famosa per i suoi palinsesti grotteschi.
Come abbiamo visto, il successo di un prodotto è strettamente legato al canale in cui questo opera,al linguaggio che viene usato. Più un media è interattivo e dinamico,più sarà longevo e fertile dal punto di vista sperimentale (vd sopra la radio). Può quindi permettersi di attingere dal web,con i dovuti termini. Mentre più un media è tradizionale, fossilizzato e vecchio,più sarà difficile far funzionare nuovi format ma soprattutto nuovi volti presi dal web.
Non basta che un personaggio sia molto amato perché il suo pubblico lo segua anche in programmi poco convincenti. In questo senso, il pubblico “nuovo” del web è molto più esigente, ha uno spirito critico molto più sviluppato,dovuto proprio alla scelta ampia e diversificata che propone internet. Allo stesso modo, YouTube non deve commettere l’errore di proporre format e tradizioni viziose della tv altrimenti più che un social si trasformerà in un’enorme vetrina pubblicitaria.
Dunque, oggi abbiamo analizzato le differenze che intercorrono tra social e media che hanno target e contenuti diversi e del modo in cui interagiscono tra di loro. Ma due social possono avere usi e contenuti diversi anche se si rivolgono allo stesso pubblico. è il caso di twitter e facebook.
Ma di questo parlerò nel prossimo post, STAY TUNED.