Società, Imprenditori e Federazione. Il Crollo del Basket in Italia

Creato il 20 agosto 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

Il basket italiano e tutti i suoi tifosi, annunciano, con grande tristezza, la morte della Pallacanestro Treviso, Pallacanestro Teramo, Fortitudo Bologna e di altre 500 realtà sparse per tutto lo stivale.
Nonostante questo sport sia il secondo movimento in Italia, è drammatico constatare il grave peggioramento degli ultimi anni, culminato con lo scoppio della crisi economica, che ha portato gli appassionati ad assistere a situazioni incredibili: fallimenti, ritiri, abbandoni, giocatori senza stipendi, tifoserie senza squadra. In questo marasma la colpa è da suddividere tra società, federazione ed imprenditori che hanno trascinato questo meraviglioso gioco ad una popolarità sempre minore.
In Italia è bellissimo assistere a piccole realtà come Siena, Cantù, Treviso(fino a ieri) o Ancona che possono permettersi una squadra nella massima serie, ma per ottenere maggiore visibilità interna e internazionale è necessario che, città come Milano, Napoli, Roma, Bologna e Torino, possiedano una squadra competitiva, in modo tale da coinvolgere il maggior numero di appassionati possibile.
A parte Milano, dove Armani sta investendo molti capitali, è incredibile come le altre realtà vivano delle situazioni abbastanza complesse. E’ obbligatorio, se il movimento vuole continuare ad essere florido, che gli imprenditori si innamorino di un progetto a lungo termine, soprattutto nelle città maggiormente popolate.

La congiunzione economica negativa, degli ultimi 5 anni, ha aggravato la situazione per le piccole e medie aziende, alle quali risulta impossibile investire nello sport, quindi, mai come ora, è necessario coinvolgere le grandi imprese. E i capitali esteri? Il nostro paese continua ad avere una reputazione molto scarsa in Europa e nel mondo. Impossibile pretendere che si smuovano i vari sceicchi e super imprenditori perché, l’Italia, nonostante una bellissima tradizione, è diventata una meta poco apprezzata.
Per questo è nato un nuovo modo di fare basket, basato su consorzi e azionariati popolari che hanno il compito di racimolare denari, con lo scopo di mantenere in vita una società, senza però investire in giocatori e allenatori di rilievo. Questo sistema esiste in realtà spagnole, molto rilevanti, ma per essere efficace ha bisogno di un bacino di utenza elevato, cosa che, in questo momento, risulta impossibile.
E in tutto questo, dov’è la federazione? La FIP (Lega Basket, Lega 2 ecc), popolata da dirigenti incapaci, non è sembrata accorgersi del problema, anzi, ha complicato la situazione con decisioni al limite del grottesco. Due esempi: la scelta di permettere il pagamento di una penale di 500.000 euro alla penultima in classifica, per mantenere la serie A, idea, per fortuna, applicata solamente una volta, ed ultima l’esclusione della nuova Pallacanestro Treviso, per un cavillo risolvibile con un po’ più di tempo, di fatto estromettendo una delle realtà più gloriose della nostra pallacanestro con quella che appare una decisione prettamente politica.
In tutti e due i casi la colpa è da attribuire anche alle società coinvolte, ma entrambe le decisioni sono incredibili. Il fatto di mettere una penale giustificandola con un mantenimento delle “franchigie”, in stile NBA, è un’idea inapplicabile in un sistema come il nostro. E’ vero, Teramo non viveva in una situazione economica tranquilla e il ragionamento della dirigenza della Tercas (ah, come riportano i più importati quotidiani tra i quali corriere.it, la Tercas è commissariata dalla Banca d’Italia per “gravi irregolarità e violazioni normative”) è stato completamente illogico: sopravvivere in serie A ancora un anno, a costo di fallire la stagione successiva. Insomma un accanimento terapeutico nel quale la Lega vende, a caro prezzo, una medicina che aumenta solamente l’agonia senza risolvere il problema.

Anche l’esclusione di Treviso è paradossale ed è stata spiegata involontariamente da Renzi, presidente della Lega Basket in un’intervista alla “Tribuna di Treviso”. Renzi ha affermato che sono state applicate le regole, ma non ha spiegato che il consiglio federale aveva la discrezionalità sulla norma da applicare e quando gli viene contestato ciò, la sua risposta è stata incredibile “… c’erano delibere di riforma dei campionati, approvate ad aprile dalla Lega, che ipotizzavano una A a 16 squadre in due anni o, a certe condizioni, anche da settembre. Non potevamo votare contro”. In sostanza Treviso non giocherà la Serie A per una decisione politica.

Anche in questo caso la società ha delle colpe che si riassumono con il nome VerdeSport. L’ente guidato da Giorgio Buzzavo ha deciso di mantenere, sotto l’ala di Benetton, il settore giovanile (portatore di moneta sonante) cedendo solo il codice di affiliazione della prima squadra. Questo vuol dire che il settore giovanile della nuova Treviso (obbligatorio per regolamento), avrà un codice di affiliazione uguale a quello della Benetton Basket. Tutto ciò non è possibile, proprio perché ci sarebbero due squadre con lo stesso codice.

Nella lista delle porcate firmate FIP si potrebbe mettere anche la penalizzazione di 12 punti per la Benetton Treviso, nel caso Lorbek-Cuccarolo, successivamente dichiarata innocente, oppure la mancanza di interventi per cercare di sollecitare Napoli a trovare una soluzione, nel nefasto campionato, che ha visto la squadra partenopea giocare con gli Under 19. Insomma una classe dirigenziale incompetente.
Ma le assurdità dei colletti bianchi, che dirigono le squadre, non finiscono qua. Come non citare i tanti presidenti che hanno promesso tanto e poi illuso i tifosi della Fortitudo, oppure i progetti a perdere della squadra di Rieti, o ancora il già citato caso Napoli che ha fatto fallire una bellissima realtà sportiva.

Questa è la situazione che ci siamo creati: la Montepaschi taglia il budget per grossi problemi giudiziari, Pesaro, che, dopo oltre trent’anni, non ha più Scavolini come main sponsor, Roma che continua a sopravvivere grazie a Toti ma, che non riesce a trovare un altro imprenditore, Avellino salva ancora per il rotto della cuffia così come Montegranaro e Caserta, Piacenza, sparita dal panorama cestistico.
A ora sembra uno solo il metodo, già peraltro citato, per riuscire a sopravvivere a questa situazione: organizzare attraverso dei consorzi e l’azionariato popolare, una società abbassando gli obiettivi, per aspettare tempi e persone migliori in grado di gestire con più attenzione questo bellissimo sport.


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