E’ tempo di lauree, è tempo di papiri, e quando è tempo di papiri finisce che una mattina ti alzi e pensi in rima,
Anche oggi son destata e non mangio l’insalata/per avere nuovi lumi porgi a me lo spremiagrumi
Secondo me non lo sanno tutti che cos’è un papiro di laurea, anche perché esiste solo in Veneto,
Spremi agrumi si è già rotto/io bestemmierò col botto
Il papiro è una cosa che i tuoi amici, se ne hai, si chiudono in uno stanzino e si mettono a rimare su un grosso poster la tua vita dal concepimento all’oggi,
Mi distruggo poi l’aorta/con la scassinata porta
Che poi leggerai pubblicamente, in un bavbavo vituale [cit. signora-di-passaggio] mentre, già ubriaco, vieni fatto oggetto di lancio di materie prime edibili,
‘Ntorno al lago giro-giro/e con noia me lo ammiro/poi risalgo la montagna e la noia me se magna
Chiaramente per le rime vengono selezionati i momenti peggiori, possibilmente quelli che volevi nascondere ai parenti. I parenti, se ce ne sono, sono quelli che mentre leggi ti tirano le uova puntando alla faccia.
Forse poi vado in Andorra/
Il papiro di laurea, è soprattutto una cosa di volgarità irripetibili.